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I diritti dei bambini

Il consesso mediatico mondiale, quando parla di cuba, generalmente, ci racconta da sempre di penurie, di scarsità, di miseria e povertà, di un paese in cui la fame fa da padrona.

di Luca Cellini

Nel frattempo però lo scorso maggio è uscito il terzo report sulla condizione dell’infanzia nel mondo, nel quale si evidenziano i progressi fatti per la salute e il benessere dei bambini a livello mondiale. In questo rapporto vengono paragonati gli ultimi dati disponibili sulla condizione dei bambini in 176 paesi, si valuta il dato di la mortalità infantile, l’accesso all’istruzione, la nutrizione, la sicurezza, la sanità, il lavoro minorile, ecc. quello più virtuoso a livello mondiale risulta essere Singapore con un punteggio di 989, il paese più difficile in assoluto per un bambino è la Repubblica Centrafricana.

 

Sempre in questo rapporto prendendo il dato di tutta l’America Latina e dei Caraibi, i peggiori indicatori li ottengono Guatemala ed Honduras, paesi allineatissimi alle politiche del libero mercato di Washington. E a dispetto del succitato consesso mediatico mondiale sapete quale paese ha le migliori prestazioni in fatto di bambini? Ebbene sì, quella piccola isola caraibica, tanto bistrattata dai nostri media: Cuba, indubbiamente povera di risorse naturali e che subisce un embargo da 60 anni, ma che mai ha smesso di dedicare le proprie poche risorse per garantire i diritti minimi essenziali, la salute, l’infanzia, l’istruzione e così risulta essere oggi in tutto il Sud America, il Centro America e i paesi caraibici, la nazione dove ai bambini vengono garantiti maggiore livello di salute, maggior accesso allo studio e all’istruzione, maggiori diritti all’infanzia.

Non c’è male per una piccola isola caraibica, con poche risorse, vergognosamente sotto embargo da oltre 60 anni, sorprendente se si pensa che oltre a garantire i diritti essenziali dell’infanzia ai propri bambini, questo paese si permette anche di essere solidale con i paesi più bisognosi, esportando gratuitamente da anni, equipe di dottori e gruppi di insegnanti nei paesi più disastrati, per trasmettere loro i metodi d’insegnamento migliori per combattere l’analfabetismo e le principali conoscenze che hanno in materia di medicina, segno questo che la solidarietà e l’aiuto si possono sempre esportare e praticare anche quando si abbiano davvero poche risorse.

Segno anche che il tipo di ricchezza professato dal libero mercato, quella ricchezza in mano a pochi, tendenzialmente monopolio di sempre meno persone a discapito dei molti, non è certo la strada giusta da seguire per un mondo migliore.
Non è la giusta via a maggior ragione, se si analizzano i dati dello stato in cui ancora versano milioni e milioni di bambini:
• 4,4 milioni di bambini muoiono tutti gli anni per fame o mancanza d’igiene.
• 49 milioni di bambini ogni anno vengono pestati, ingiuriati, violentati, seviziati.


• 115 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola.
• 94 milioni di bambini sotto gli 11 anni sono costretti a lavorare.
• 11 milioni di bambine a cui viene imposto il matrimonio.
• 3 milioni di bambine adolescenti rimangono in stato di gravidanza
• 30 bambini ogni giorno vengono uccisi intenzionalmente.

Non c’è certo poi da sorprendersi della deriva insensata e violenta che prendono il mondo e la nostra società, perché vale la regola descritta dallo studioso e psicoanalista Karl Menninger: “Ciò che viene fatto ai bambini, essi lo faranno al mondo e alla nostra società.”

Un mondo come quello di oggi che, grazie alle conoscenze e alle tecnologie ambientali e agroalimentari di cui disponiamo, ci permetterebbe di assicurare in pochi anni almeno i diritti e i bisogni fondamentali di ogni essere umano e invece non siamo in grado di assicurarli nemmeno per i bambini, significa che non è certo il migliore dei mondi possibili, non lo può essere fino che prima delle persone verranno le merci e i deleteri dettami dei freddi parametri su cui si basano l’alta finanza e tutta l’economia mondiale.
Se si guardasse invece il mondo con gli occhi luminosi di un bambino, la via da tracciare sarebbe semplice, partire dai bisogni fondamentali dell’uomo, quelli più semplici a cui ogni bambino e ogni persona da quando nasce a quando muore avrebbe diritto essendo coinquilino di questo pianeta. Il diritto all’infanzia, il diritto alla salute, il diritto a un luogo in cui poter crescere e dimorare, il diritto a un’istruzione, il diritto a poter contare almeno sul proprio sostentamento, il diritto a non dover subire violenza.
Queste le condizioni minime che ogni paese, ogni economia, ogni società che possa considerarsi tale dovrebbe perseguire nelle sue finalità, il resto poi, come diceva mio padre, in un modo o l’altro si aggiusta sempre.

Rapporto Mondiale sui bambini (Foto di Save The Children)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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