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I Bin Laden Algerini si dichiarano pentiti

Algeria – Dopo Hassan Hattab l’ex leader del Gruppo Salafita Per la Predica e il Combattimento (GSPC), un altro ex capo dello stesso gruppo armato, Amar Saïfi, alias Abderrezak El-Para, in una intervista esclusiva al quotidiano Liberté, si dichiara pentito e chiama i “fratelli” a depositare le armi e a beneficiare della riconciliazione nazionale. Pentimento sincero di un guerriero o manovra dei servizi Algerini per far tornare a casa i loro infiltrati?

Di nome vero fa Amar Saïfi ma tutti lo conoscono come Abderrezak El-Para. Come indica il suo sopranome è un ex paracadutista. Ufficialmente disertore dal 1992. Anno in cui avrebbe raggiunto i Gruppi Islamici Armati (GIA) in piena guerra civile in Algeria.

Bisogna dire che l’arma dei paracadutisti è un corpo d’élite dell’Esercito Nazionale Algerino (ANP). È quello, come la Guardia Repubblicana in Iraq, sulla quale si appoggia il regime di Algeri per assicurarsi sicurezza e perennità al potere. Uomini ultra-addestrati e tecnicamente preparati ad ogn tipo di combattimento e a sopravvivere in ogni condizione. Stranamente, è da questi corpi di élite (Paracadutisti, gruppo d’intervento della Gendarmeria Nazionale - le teste di cuoio algerine...) trattati come veri e propri principi, che provengono la maggior parte dei militari disertori che avrebbero raggiunto i gruppi islamici armati che hanno insanguinato il paese per tutti gli anni ’90 e che continuano fino ad oggi a colpire sporadicamente.

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Abderrezak El-Para
Una foto diffusa dai servizi di sicurezza algerini


Abderrezak El-Para è un ex capo del Gruppo Salafita Per la Predica e il Combattimento (GSPC). Un gruppo nato nel 1998 da una scissione dei tristemente famosi Gruppi Islamici Armati (GIA). El Para si è fatto conoscere fin da quando era uno dei tanti emiri dei GIA per la sua efficacia, le sue azioni sanguinarie che hanno fatto centinaia di vittime tra civili e membri delle forze dell’ordine. Nel febbraio del 2003 il suo nome comparirà sulla stampa di tutto il mondo dopo il rapimento dei 32 turisti europei (16 tedeschi, 10 austriaci, 4 svizzeri, 1 svedese e 1 olandese), nell’estremo sud dell’Algeria. Odissea che finisce con il pagamento di 5 milioni di euro e la morte di una degli ostaggi per insolazione durante le lunghe ore di fuga sotto il sole del deserto. Comincia così una lunga “gita” del gruppo armato nel deserto confinante tra Algeria, Ciad, Mali e Niger, dando così “en-passant” all’amministrazione Bush la prova di infiltrazioni di Al-Qaeda in questa zona dello Sahel, dove guarda caso si era da poco capito che era piena di petrolio.

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El-Para, foto dal fronte


Nel marzo del 2004, l’ex paracadutista insieme ai suoi uomini è accerchiato dai ribelli del Movimento per la Democrazia e la Giustizia nello Ciad (MDJT). Il gruppo politico ciadiano capisce subto di tenere un pezzo scottante tra le mani. Cerca di consegnarlo pubblicamente alle autorità dei paesi che lo ricercano: Germania, svizzera, Olanda e Algeria. Ma i servizi segreti di questa ultima fanno di tutto per riceverlo di nascosto (leggere le testimonianze di esponenti del MDJT riportate in questo dossier di Le monde Diplomatique).


Dopo un lungo tira e molla, i servizi algerini lo prendono in consegna pubblicamente. Stranamente il 25 giugno 2005. Amar Saïfi, alias El-Para è condannato all’ergastolo da un tribunale algerino … per contumacia. Il regime di Algeri inaugura così una nuova invenzione grottesca: il processo per contumacia di un imputato in carcere da un anno. È chiaro che i capi del GSPC, Hassan El Hattab e El-Para, sanno troppe cose e non possono quindi essere processati normalmente. Strana è anche la coincidenza tra l’abbandono delle richieste di estradizione da parte della Germania (per sequestro di cittadini tedeschi e la morte di una di loro) e la firma di alcune aziende tedesche di succosi contratti commerciali con l’Algeria (L’Expression, 7 juin 2004 citato in Le Monde Diplomatique).

La storia di questi e di altri “terroristi” dell’Algeria ricorda stranamente l’odissea di Bin Laden, in piccolo certo, ma in anteprima. Amici del regime che si buttano nella guerra contro questo ma che stranamente colpiscono dove, quando e come fa comodo al regime.

Oggi dopo essersi fatti dimenticare per un po’, questi “guerriglieri” si dichiarano pentiti e vogliono anche loro beneficiare della larga amnistia accordata dall’amministrazione Bouteflika a tutti i criminali della “guerra senza volto”, come fu chiamata la guerra algerina degli anni 90. Una amnistia che è stata pensata ufficialmente per far depositare le armi agli integralisti armati, ma che in realtà è una vera e propria garanzia di non perseguibilità per tutti quelli, militari e islamisti, che hanno massacrato quasi un mezzo milione di civili.

Approfondimenti: Intervista a Liberté

Dossier lo strano caso dei turisti rapiti nel deserto su Algeria Watch
Inchiesta di Le Monde Diplomatique su El-Para

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