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Guai TAV in pillole

Sedicesima puntata: “Non si dovrebbe operare sempre e comunque per il meglio, nel massimo rispetto delle generazioni future, specialmente quando in gioco ci sono
beni vitali e preziosi come l’acqua?”

Stralci della requisitoria che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna.
 


TRIBUNALE DI FIRENZE
SEZIONE MONOCRATICA
 
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
 
Procedimento penale n. 535/04 R.G.
 
Udienza del 10 aprile 2008
 
 
Requisitoria del Pubblico Ministero dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 16]
 
 
“CAVET INVOCA SPESSO LA SICCITÀ [...]. LA SICCITÀ È SEMPLICEMENTE UNA GIUSTIFICAZIONE POSTICCIA. I DATI ATTESTANO CHE NEL TRENTENNIO PASSATO, IL QUINQUENNIO PIÙ SICCITOSO FU QUELLO ‘89-‘93, OLTRE AL FAMOSO 1985 [...]. E NESSUN TESTIMONE HA DETTO CHE I POZZI, LE FONTI ED I TORRENTI DEL MUGELLO SI SIANO SECCATI IN QUEGLI ANNI. NEPPURE NEL 1985. [...]
IRONIZZANDO, SE VOLESSIMO CREDERE ALLA TESI CAVET DELLA “SICCITÀ”, SI DOVREBBE CONCLUDERE CHE, QUANTO MENO, CAVET “PORTI MALE” ALLE ZONE CHE SONO INTERESSATE DAI LORO INTERVENTI, VISTO CHE DOVE PASSANO LORO, ARRIVA LA SICCITÀ: L’ACQUA SPARISCE ANCHE IN AREE COME IL MUGELLO RICCHE DI FIUMI, SORGENTI E POZZI PERENNI. PIÙ SERIAMENTE, INVECE, È DA RAVVISARSI CHE NEL TRIENNIO 1999-2001 C’È STATA UNA SICURA CARENZA DI AFFLUSSI METEORICI. PIÙ IN GENERALE C’È MENO ACQUA. [...]
L’ACQUA DIVENTA UN BENE SEMPRE PIÙ SCARSO, DAVVERO PIÙ RARO E QUINDI PIÙ PREZIOSO. [...] COSA NE DOBBIAMO DEDURRE? QUESTA MINOR DISPONIBILITÀ D’ACQUA, È UNA PROVA A DIFESA O NON È PIUTTOSTO UN’AGGRAVANTE? NON SI DOVREBBE OPERARE SEMPRE E COMUNQUE PER IL MEGLIO, NEL MASSIMO RISPETTO DELLE GENERAZIONI FUTURE, SPECIALMENTE QUANDO IN GIOCO CI SONO BENI VITALI E PREZIOSI COME L’ACQUA?”.
 
 
Questa dunque l’accusa. Eventi, condotta, elemento soggettivo, individuazione delle responsabilità personali dei soggetti individuati come autori dei fatti.
Ma un lavoro serio impone che si verifichino anche le prove addotte dalle difese per vedere quali falle, quali lacune possano eventualmente aver viziato le tesi dell’accusa.
Ed abbiamo fatto questa verifica . E, all’esito, sono risultate confermate più di un buona ragione non solo per aver incardinato questo processo ma anche per affermare la responsabilità penale dei soggetti sopra indicati.
È parso di capire che la difesa a seconda dei casi, abbia inteso muoversi sulle seguenti dieci direttrici.
1) È colpa della siccità.
2) L’acqua tornerà.
3) Non siamo stati noi.
4) Era tutto previsto...
5) … comunque monitorato ...
6) … comunque mitigato …
7) ovviamente salvo l’imprevedibile, perché la geologia non è una scienza esatta.
8) Comunque c’è l’assicurazione di Bologna.
9) Comunque gli interventi CAVET sono migliorativi della situazione preesistente.
10) E poi, alla fin fine, che volete da noi, visto che “tutti sapevano tutto”?
 
 
1) LA SICCITÀ
 
CAVET invoca spesso la Siccità.
Lo dice CAVET a M. O. per il calo della portata del Bosso, e lo conferma anche l’ottima Arpat nel 2000, ma M. O. non la prende come una risposta seria ed infatti detta tesi è sconfessato dai tabulati CONSIAG (ud. 23.2.05).
[...] Lo dice Longo a B. F. per l’essiccamento dalla sera alla mattina della sua sorgente a Paterno.
Lo dicono l’ing. Vellani e Marcheselli a D. F. nel luglio 2003.
Teste D. F. - Noi come Consorzio e come privati siamo stati tranquilli perché in quel momento l’acqua c’era e questo fino ad arrivare al luglio 2003; nel luglio del 2003, quindi un anno dopo, poco più di un anno dopo, improvvisamente la fonte… insomma, la presa sul Carzola si è completamente essiccata. Noi abbiamo un impianto con delle autonomie, nel senso, abbiamo un 500 metri cubi di accumulo, quindi siamo stati in grado di andare avanti poco più di una settimana perché il momento effettivo di secca del fiume è partito verso la metà di luglio del 2003. Io, fra l’altro, in quel momento ero in vacanza addirittura anche all’estero, mi chiamarono dei miei vicini, insomma dei miei soci, dei miei consoci, e mi dissero ‘qui non arriva più acqua al rubinetto’. La prima cosa che pensai di fare fu chiamare il CAVET, chiamai al numero che avevo in agenda e parlai con l’ingegner Vellani; l’ingegner Vellani mi disse ‘Ma, non piove… la siccità…’, insomma, facemmo una telefonata così un po’ generica e mi disse anche ‘il cantiere sta per chiudere’, chiudere per le vacanze probabilmente, ‘non possiamo intervenire’. In realtà non sono intervenuti e fra l’altro non è intervenuto neanche nessun ente pubblico perché poi ci siamo cercati di attivare presso Comune di Sesto e di Vaglia - i nostri due Comuni perché il nostro Consorzio sta su due Comuni appunto come dicevo all’inizio – e nessuno è intervenuto, tanto è vero che circa il 20 di luglio abbiamo dovuto cominciare a farci portare dell’acqua tramite autocisterne da una ditta privata. Questa operazione di trasporto di acqua con autocisterne è andata avanti purtroppo… dico purtroppo perché ha avuto un costo notevole, oltre 70.000 euro solo per la questione di trasporto… è andata avanti fino al 15 di ottobre. Durante l’estate è piovuto un paio di volte e le piogge hanno riportato una certa quantità d’acqua nel torrente Carzola per la ruscellazione superficiale, cioè come quando piove… ora i dettagli geologici forse non è il caso né io sono qualificato per darne, però comunque quando ci sono delle piogge il torrente Carzola ruscella in superficie, l’acqua superficiale si riconvoglia nel letto e anche in una fase di secca com’era quella di quell’estate 2003 arrivava un po’ d’acqua la mattina dopo della pioggia, però questa a noi non ci faceva altro che danno perché ci costringeva addirittura a sostituire le pompe che abbiamo nella presa…
Teste D. F. - Chiaramente; perché, appunto, dai contatti avuti con CAVET, sia con l’ingegner Vellani che con l’ingegner Marcheselli che ci dicevano tutto sommato la vostra problematica dipende dalla siccità e non dalle opere eseguite, notavamo una certa resistenza a venirci incontro perlomeno da un punto di vista economico.


Lo dice Bollettinari a D. I. per la sorgente di Campomigliaio, dopo che gli si è seccata all’improvviso la sorgente perenne, peraltro immortalata da una lapide del 1800 .
Teste D. I. - Allora, dopo la prima lettera per primo è venuto il professor Rodolfi che è dell’OAL, Osservatorio Ambientale Locale, poi sono venuti due tecnici dell’ARPAT, poi è venuto personale dell’Italfer però non ricordo il nome, un geologo che si presentò della Fiat Engineering… se ricordo bene il nome è Bollettinari o qualcosa di simile…questo geologo Bollettinari della situazione diceva che probabilmente era una questione meteorologica perché in quell’anno era nevicato poco, c’era poca pioggia, e quindi probabilmente imputava il disseccamento della sorgente a un problema meteorologico.
E a domanda difesa:
Teste D. I. - Io di questo riferimento alla situazione meteorologica lo ricordo perfettamente anche perché l’anno successivo ho riscritto nuovamente dicendo ‘L’anno scorso la situazione meteorologica poteva anche essere così, nel 2001 adesso è piovuto…’.
Non risultano risposte se non il fatto che di lì a poco il D. I. riceverà una telefonata dall’assicurazione Ausonia di Milano.
Lo dicono anche a C. G. per “I Guazzini”. [...] Che la siccità sia una mera scusa, basta leggere la testimonianza di C. G.
Teste C. G. - Un dato interessante, se vuole glielo dico, è estate ’98. Estate ’98 è stata riconosciuta come calamità naturale, con sgravi fiscali in agricoltura, lo potete verificare in Regione Toscana. A fine estate, senza ricarica e a metà ottobre, quindi niente acqua tutta l’estate e metà primavera, “I Guazzini” avevano 47 litri al minuto. Ora, un mese fa, si era a 1 litro virgola 23 il minuto.
Abbiamo prodotto il bollettino della Regione Toscana tratto dal BURT per dimostrare che è vero quel che dice C. G.
C. G. è riscontrato anche da A. C. ed S. U.. Anche nel ‘98 loro coltivavano mais senza aver bisogno di irrigare.
C. G., per chi se lo vuole ricordare, è quello della sorgente “I Guazzini” debitamente autorizzata con concessione permanente della Regione Toscana. Quello per cui CAVET nega di avergliela seccata, la sorgente, dando la colpa ai pozzi del Bagnone, senza darne prova. Io vorrei ci si rileggesse la sua testimonianza per ricordarsi come C. G. fosse quello che aveva fatto una scelta di vita e che aveva messo su un pescheto biologico, morto. Quello che ha avuto la casa lesionata dalle esplosioni dallo scavo della galleria che passava proprio sotto la sua proprietà. È quello che vicino a casa ha avuto una frana. È quello che quando pensava di aver finito con le mine in galleria che non lo facevano dormire, hanno ricominciato da capo perché la galleria si era ammalorata, per cui hanno dovuto sminare il cemento per rifarlo nuovo. Quello che pur avendo scelto di andare a vivere lì alla prima domanda del PM che gli chiede se abita a Scarperia...
Pubblico Ministero - Ho capito. Senta, lei abita anche lì?
... è costretto a rispondere ...
Teste C. G. - Sì. Purtroppo sì.
Chi non ha voglia di leggere si riveda il filmato tratto dalla trasmissione delle Iene già prodotto a suo tempo in atti.
Riportiamo qui una parte della testimonianza.
Pubblico Ministero - Per capirsi, si chiama “I Guazzini” perché i vecchi proprietari erano i Guazzini...
Teste C. G. - No, “I Guazzini” è il posto della località. Cioè, proprio... rende bene l’idea in che ambiente eravamo: “I Guazzini”. Cioè, pieno di acqua.
Pubblico Ministero - Guazza acqua...
Teste C. G. - Sì, sì, perfetto. C’erano anche i pesci, se le può interessare.
Pubblico Ministero - No, ecco. Sì, ce lo dica, perché...
Teste C. G. - Sì, lì c’era una presenza di barbi, i vecchi proprietari dell’epoca ve lo potrebbero riferire. E granchi e gamberetti.
Pubblico Ministero - Ecco, di tutta questa roba non c’è più nulla?
Teste C. G. - No. Tutto secco. I Guazzini sono a tutt’oggi d’inverno secchi. Anche se qualcuno questa estate ha trovato l’acqua per conto di CAVET.
Al sig. C. G. che ha avuto sempre acqua prima dei lavori dell’alta Velocità dicono che la sua sorgente si è seccata per la siccità e per i pozzi del Bagnone.
A volte poi la siccità arriva solo dopo l’assicurazione, come nel caso di F. M. che rifiuta l’offerta dell’assicurazione per comporre bonariamente la questione e, dopo il rifiuto, gli arriva la lettera della CAVET che gli dice che è colpa della siccità.
Pubblico Ministero - ... nessuno di CAVET è venuto per questa sorgente che lei dice non c’è più?
Teste F. M. - Ma mi sembra sia venuto un... un signore che rappresentava la CAVET per conto di una società assicuratrice.
Pubblico Ministero - Ecco.
Teste F. M. - Mi sembra che m’abbia detto che era, che rappresentava la CAVET. Chiedendomi se volevo sistemare la cosa bonariamente, cioè, diciamo così con dei soldi. Io gli ho detto. ”No, io non voglio dei soldi, voglio l’acqua, se è riconducibile all’impatto avuto tramite... per questa galleria “. Tutto qui.
Pubblico Ministero - Ho capito. E poi questa cosa, questa sua controproposta, ha avuto un seguito, c’è stata corrispondenza, ha avuto risposte?
Teste F. M. - Mi sembra c’è stata corrispondenza tramite un mio avvocato il quale ha scritto alla CAVET. E la CAVET ha risposto che, secondo loro, questo essiccamento era dovuto a una estate particolarmente siccitosa del 2001. Mi sembra sia questo...
Pubblico Ministero - Ad oggi com’è la situazione? É ritornata l’acqua?
Teste F. M. - No.
 
Insomma, la siccità è semplicemente una giustificazione posticcia. I dati attestano che nel trentennio passato, il quinquennio più siccitoso fu quello ‘89-‘93, oltre al famoso 1985 (quell’anno, per chi è di Firenze, quell’anno in cui non piovve mai da aprile a novembre e per cui fu ritenuto necessario da parte della Protezione Civile realizzare il famoso “tubone Zamberletti”, una condotta lunga sedici chilometri che esiste ancora e che venne realizzata per allacciare l’acquedotto asciutto di Firenze con le acque dei laghetti Renai di Signa).
E nessun testimone ha detto che i pozzi, le fonti ed i torrenti del Mugello si siano seccati in quegli anni. Neppure nel 1985.
In ogni caso, per tornare ad anni più recenti, abbiamo prodotto il decreto pubblicato sulla Gazzetta della Regione Toscana che dimostra come nel 1998 fu dichiarato lo stato di calamità per la siccità nel Mugello, e non risulta nessun punto d’acqua seccato quell’anno. Ed anzi, il sig. A. C., a S. Giorgio, anche quell’anno ebbe un rigoglioso raccolto di mais senza annaffiare.
 
Ironizzando, se volessimo credere alla tesi CAVET della “siccità”, si dovrebbe concludere che, quanto meno, CAVET “porti male” alle zone che sono interessate dai loro interventi, visto che dove passano loro, arriva la siccità: l’acqua sparisce anche in aree come il Mugello ricche di fiumi, sorgenti e pozzi perenni.
 
Più seriamente, invece, è da ravvisarsi che nel triennio 1999-2001 c’è stata una sicura carenza di afflussi meteorici. Più in generale c’è meno acqua. Vuoi che ciò sia per i cambiamenti climatici, vuoi sia per fare un dispetto al prof. Segale, quello che afferma che “l’acqua non è un bene raro”, l’acqua diventa un bene sempre più scarso, davvero più raro e quindi più prezioso. E allora la siccità, diamola paradossalmente per provata; non certo come causa di essiccamento dei fiumi e delle sorgenti del Mugello, ma come tendenza in atto all’inaridimento di quella come di altre zone. Cosa ne dobbiamo dedurre? Questa minor disponibilità d’acqua, è una prova a difesa o non è piuttosto un’aggravante? Non si dovrebbe operare sempre e comunque per il meglio, nel massimo rispetto delle generazioni future, specialmente quando in gioco ci sono beni vitali e preziosi come l’acqua?
 
Noi abbiamo cominciato queste indagini nel 1999, quando il problema dei mutamenti climatici era certo meno sentito e dibattuto di oggi. Ciò nondimeno appariva già allora evidente come non fosse tollerabile uno spreco quale quello che si stava verificando, se non giustificato e legittimato da valutazioni di ordine superiore adottate dagli organi competenti nel pieno rispetto della legalità. Il che non però non è avvenuto nel nostro caso.

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