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Guai TAV in pillole

Decima puntata. “MI SEMBRAVA L’ALLENATORE BOŠKOV: «RIGORE È QUANDO ARBITRO FISCHIA». QUI «DANNO È QUANDO TAV PAGA»”.

Stralci della requisitoria che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna.

TRIBUNALE DI FIRENZE
SEZIONE MONOCRATICA
 
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
 
Procedimento penale n. 535/04 R.G.
 
Udienza del 3 aprile 2008
 
 
 
Requisitoria del Pubblico Ministero dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 10]
 
 
“IL DANNO MERAMENTE ECONOMICO PROVOCATO SULLE RISORSE IDRICHE È DI OLTRE 110 MILIONI DI EURO. 220 MILIARDI DI VECCHIE LIRE. IL DANNO AMBIENTALE VIENE INDIVIDUATO NEL SUO VALORE PIÙ ATTENDIBILE IN MISURA PARI A CIRCA 741 MILIONI DI EURO. CIRCA 1.500 MILIARDI DI VECCHIE LIRE”.
 
 
LA VALUTAZIONE DEI DANNI
 
Ed allora valutiamoli questi danni: la Procura li ha fatti calcolare. Lasciamo perdere un attimo quelli economici ed arriviamo proprio all’impatto. La Procura li ha calcolati facendo la lista degli effetti delle interferenze sugli acquiferi, dello scarico dei rifiuti, la perdita di produttività delle aziende agricole, i danni alla flora igrofila.
E già di per sé non sono certo somme irrisorie, e non lo potrebbero certo essere sol che si pensi che lo stesso dr. Celico con un certo aplomb ammette che tra i danni vi è l’abbassamento della quota di disponibilità della risorsa idrica. Dal che, per ripristinare lo status quo ante, si dovrebbe ripristinare lo stesso potenziale, il che significherebbe fare tanti di quegli impianti di sollevamento ed usare tanta di quell’energia che pare ridicolo solo immaginarlo. Tradotto: l’acqua era in cima. Si è stappato. Si trova giù. Il danno sarebbe di riportare con un ponte, non so con che cosa, alla stessa quota. Ridicolo solo pensarlo che ci voglia tanta di quell’energia e tanti di quegli impianti che è assurdo. Quindi un danno che non è che ce lo siamo inventati: c’è.
Ma si è fatto calcolare anche il danno ambientale tout court.
E come si è fatto?
Si è fatto come si può fare in un processo. Si è fatta un consulenza, si è cercato di capire quali fossero i professori che si occupano della materia, vedere i loro curriculum, cosa hanno fatto, che tipo di attività, vedere se proprio sono pazzi. Si sono individuati professori universitari della materia che hanno usato la procedura già utilizzata in sede internazionale per valutare il danno di altre catastrofi ambientali quali quella del naufragio della Exxon Valdes, e si è conferita una Ct collegiale.
Non crediamo che il codice di procedura preveda, contempli, richieda o permetta qualcosa di meglio.
Insomma tutto questo per cercare di fare una cosa fatta nel modo migliore possibile.
I risultati sono quelli a suo tempo discussi.
Il danno meramente economico provocato sulle risorse idriche è di oltre 110 milioni di euro. 220 miliardi di vecchie lire.
Il danno ambientale viene individuato nel suo valore più attendibile in misura pari a circa 741 milioni di euro. Circa 1.500 miliardi di vecchie lire.
Sembra un dato esagerato?
Ricordiamocelo questo dato. 1.500 miliardi di vecchie lire.
E le prove a controprova della difesa?
 
 
La Ct (1) del prof. Segale (2)
 
Il Ct Segale in udienza si presenta per confutare la Ct Romano (3). [...] Chiaramente cosa ti aspetti? Che ci dica che Romano ha preso lucciole per lanterne. Quindi siamo moderatamente tranquilli. Vediamo come ce lo dice.
E Segale parte male, malissimo, si brucia subito al terzo minuto. Saluta, si presenta come docente all’Università degli Studi di Milano e attualmente titolare della cattedra di Fondamenti di valutazione di impatto ambientale; espone il suo curriculum e poi si ferma, perché, parole sue, “se no diventa poi esagerato”. Fa quindi una premessa sull’estimo precisando che esiste un estimo ambientale, che è la sua materia, ma “anche un estimo legale dove l’estimatore deve far riferimento non a criteri e dogmi estimativi, ma a ciò che dice la legge”.
Ed ecco il passaggio rilevante della Ct Segale espresso subito sin dall’inizio.
Ct Segale: “Quindi, da questa definizione si evince, almeno a mio avviso, chiaramente, che TAV ha provveduto attraverso la (incompr.), la Conferenza dei servizi e il monitoraggio – e sottolineo il monitoraggio – e successivamente l’azienda, un Master Plan (4), ha messo in essere una serie di misure mitigatorie compensative – poi dirò meglio cosa intendiamo noi per mitigazione e compensazione, perché sono due cose diverse – che ad oggi non sono state completate. E quindi io credo di poter dire che nessun esperto può in questo momento affermare se ai fini di tali interventi di bonifica e di ripristino residuerà una parte irreversibile e permanente alle risorse ambientali”.
Quindi il dr. Segale inizia e conclude subito dicendo in pratica che al momento in cui siamo, non si può sapere nulla sul danno ambientale.
Detto ciò, se secondo il dr. Segale nulla si può dire oggi sui danni, pareva lecito aspettarsi che il dr. Segale chiudesse lì la sua Ct e se andasse, o per lo meno se ne andasse subito dopo aver fatto, come ha in effetti fatto, la sua viva raccomandazione di prendere la Ct Romano, Stefani (3), Rocchi (5) e buttarla via. Il che poteva anche andar bene visto che come Ct della difesa il prof. Segale era venuto apposta e aveva questo compito da svolgere ...
Il problema è che il dr. Segale, invece di chiudere lì, ha proseguito nell’esposizione.
Se la prende a più riprese anche con il Ct Rodolfi, un geologo che è andato a vedere se c’era l’acqua o meno nei fiumi, al quale nessuno ha chiesto una stima dei danni essendo un geologo. Ma poi si capisce perché: perché secondo lui una stima la può fare più o meno chiunque, e non ha torto se in concreto si tratta di fare ciò che ha fatto lui.
Ct difesa Segale: “Sì. … e sono arrivato a definire, facendo un attento esame dell’Addendum, del Master plan… - andando a telefonare, a capire i vari passaggi, eccetera eccetera -, che attualmente TAV ha concordato attraverso un metodo che è semplicemente… non so se riesco a farmi capire… ma comunque viene chiamato… è una stima, diciamo è semplicemente un computo metrico estimativo, computo metrico estimativo delle cose fatte, in corso d’opera e da farsi”.
Al che c’è da rimanere un po’ perplessi visto che si era appena venuti a conoscenza dell’istituzione di una importante cattedra di Fondamenti di valutazione di impatto ambientale che, a questo punto, non si capisce più cosa insegni. Ed infatti l’accusa prova ad obiettare timidamente:
PM - Pensavo fosse una cosa da geometri, ma comunque mi insegni lei in materia cosa c’entra il computo metrico estimativo.
E il dr. Segale risponde:
Ct difesa Segale - A parte che i geometri sanno l’estimo molto meglio di altri professionisti, non c’è differenza se lo faccia un geometra o se lo faccia un dottore...


Ed ha ragione il dr. Segale. Non c’è differenza. Almeno per lui. Quindi la cattedra si può buttare via, basta andare a geometri. Infatti la stima del dr. Segale non è altro che la sommatoria delle opere compensative conseguenti la Conferenza dei Servizi, le somme dell’Addendum e quelle del redigendo Master Plan, riconosciute da TAV come somme da pagare. Gli effetti dell’opera dell’alta velocità sono solo e soltanto questi, e quindi questo è il danno ambientale.
Quando ha detto questa cosa mi ha fatto sorridere, mi sembrava l’allenatore Boškov: “Rigore è quando arbitro fischia”. Qui “danno è quando TAV paga”. Non ho capito. Cioè, che cosa è questa cosa? Non c’è nulla di più. Fa la somma di ciò che è stato pagato o si pagherà. La somma. Non c’è una valutazione: è una somma.
Allora voglio dire, siccome il Giudice è perito dei periti, il Pubblico Ministero no, cerca di capire. Siccome bisogna capire la razionalità. Quegli altri si sono sbattuti, hanno fatto interviste. Si butterà via tutto, ma Romano non mi interessa, è agli atti. Ognuno gli dà quello che vuole: ma hanno fatto un lavoro, spiegato. Questo fa una somma.
Allora vediamo questa somma su che basi logiche si basa. [...] Non è che ci si può acquietare su questa conclusione venuta buona per l’occasione. Corre l’obbligo di verificare seriamente e criticamente come il dr. Segale sia pervenuto alle sue conclusioni. Si deve verificare la congruità dei passaggi dell’iter logico tramite il quale il prof. Segale è giunto a tali determinazioni finali.
E ce la leggiamo, perché ci tocca leggerla questa roba a noi, non è che poi... Ce la leggiamo e vediamo la congruità.
E il risultato, alla verifica, non regge.
All’esito del controesame del PM restano infatti apodittiche, assiomatiche, oscure, indimostrate le seguenti affermazioni del prof. Segale:
Pg. 4: “Obiettivo della stima è dimostrare, tramite l’analisi puntuale di tutta la documentazione disponibile, tra cui sono ricompresi sia i documenti prodotti dai Ct dei PM, sia i documenti prodotti dai Ct di CAVET, che non esiste alcun impatto ambientale diverso da quello presumibile dall’esecuzione dell’opera”.
Domanda del PM - Qual è questo impatto presumibile visto che è dal ’99 che lo andiamo chiedendo a tutti?
Risposta - Quello che risulta dai documenti.
Domanda - Va bene, ma quali documenti, ce li indichi che noi li cerchiamo da sei anni?
Risposta - Dai documenti.
Punto.
E allora andiamo avanti.
Pg. 6: “… Lo scavo di una galleria drenante, realizzato da TAV, appartiene a quelle opere programmate e pianificate a livello europeo e nazionale, che per essere realizzate devono seguire un preciso iter autorizzatorio, che nel caso in esame è stato puntualmente seguito in fase di progettazione (VIA), di realizzazione, di monitoraggio, e che ha provocato danni previsti e prevedibili, temporanei, reversibili e ripristinabili…”.
Affermazione importante, risolutoria ed esaustiva. E non poteva venire a darcela prima il prof. Segale questa notizia? Perché ha fatto perdere a tutti noi, o almeno lo ha fatto perdere all’Ufficio di Procura, così tanto tempo se aveva la risposta decisiva in tasca? Il processo poteva finire lì e potevamo andarcene tutti a casa, bastava non avere la maleducazione di chiedere quali fossero nel dettaglio i danni previsti, dando un nome e cognome a quelli prevedibili, a quelli temporanei, a quelli reversibili e a quelli ripristinabili, tanto per farsene una ragione.
La risposta del prof. Segale è ancora da venire.
Pg. 16: “In particolare l’acqua, essendo una risorsa rinnovabile, non può essere definita un bene raro.”
Così, categorica, senza precisazioni o un pur lieve distinguo. L‘acqua non è un bene raro. Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, dalla Groenlandia al Sahara. Affermazione perentoria senza il beneficio di alcun dubbio. E poco importa se l’altro consulente di CAVET, il dr. Zerbi seduto a suo fianco, aveva appena detto cinque minuti prima, con tanto di slide, l’unica cosa interessante della sua Ct, ovvero che dal 1950 al 2000 la portata del fiume Arno è diminuita del 50%.
Invece il prof. Segale, oltre Romano e C., snobba anche il suo collega di consulenza e tira diritto.
E siccome il Pubblico Ministero va avanti: “Scusi, ma l’acqua non è un bene raro da tutte le parti?”, unica concessione alle contestazioni del PM è che se l’acqua non c’è proprio in un posto preciso, come per esempio in un deserto, poco male, si trasporta.
Dobbiamo concludere quindi che non c’è nessun problema?
Non crediamo.
Un dato utile però lo possiamo trarre dalla Ct di Segale.
Nelle sue conclusioni egli mischia dati non omogenei mettendo insieme le opere compensative approvate in conseguenza della conferenza dei servizi (opere tra le quali ci piace sempre ricordare gli interventi di qualificazione ambientale quali i muretti a secco di Moscheta ed i punti ristoro di Moraduccio e Camaggiore), le opere dell’Addendum e del mitico Master Plan.
Apriamo un parentesi sul Master Plan. Diciamo “mitico MP” perché il bello è che al momento della Ct del prof. Segale [...] il MP non esiste, non è carta bollata, ma un’idea, una bozza di ipotesi.
La cosa è particolare perché ricordiamoci come il prof. Segale nella sua deposizione abbia dato prova di rifiutare qualsiasi fuga in avanti nel futuro, avendo detto che nessuno, oggi, può sapere quali saranno i danni irreversibili. E lui che, fa? Pone a base di una sua valutazione un accordo ancora di là da venire.
Ma non importa, in ogni caso per il prof. Segale il MP è la panacea di tutti mali perché a pg. 95 della Ct, addirittura in neretto, afferma: “Essendo ormai ampiamente dimostrato che il danno alla risorsa idrica è reversibile e ripristinabile, il MP ne rappresenta di fatto la quantificazione e il risarcimento”.
Quindi il Master Plan farà il miracolo di far tornare l’acqua e chi ha diritto a essere risarcito lo sarà [...].
Chiudo la parentesi e torno ai numeri utili del prof. Segale. Il dr. Segale dà i seguenti numeri:
· Conferenza servizi opere per un valore di euro 749.836.729,73;
· Addendum per un valore di euro 53.155.000,00;
· MP per un valore di euro 92.778.728,00.
Lucro cessante per le aziende: euro 1.935.634,00.
La cosa è interessante perché da ciò si desume - che pur sempre mischiando dati non omogenei, ma ha cominciato il prof. Segale - gli effetti dell’alta velocità per lo stesso Ct di CAVET sono comunque nell’ordine di circa 900 milioni di euro, 1.800 miliardi di vecchie lire.
Al netto del danno morale che ovviamente non ci aspettavamo fosse conteggiato dai Ct della difesa.
Ed allora concludiamo sul punto.
Ricordiamoci che il danno ambientale calcolato dai Ct del pubblico ministero è di circa 1.500 miliardi di lire, quindi meno degli effetti indicati dal dr. Segale.
Da ciò si desume che i dati del prof. Segale e quelli dei CC.tt. del PM sono dello stesso ordine di grandezza.
900 milioni di euro per il prof. Segale, 741 milioni per il dr. Romano e gli altri. 1.800 miliardi di lire per il prof. Segale, circa 1.500 miliardi di lire per il dr. Romano ed altri.
Quindi pare elemento acquisito in questo processo che un‘opera quale quella di cui si sta trattando produce effetti calcolabili nell’ordine di centinaia di milioni di euro e delle migliaia di miliardi di vecchie lire.
Perciò è dato acquisito al processo che la somma di 751 milioni di euro non è una somma fantascientifica, ma aderente alla realtà dei fatti per cui si sta procedendo.
Ed allora, vista la qualità del lavoro del prof. Segale, visto che alla fine egli deve comunque ammettere l’ordine di grandezza degli effetti della Firenze-Bologna, visto che a questi vanno aggiunti il danno morale ed il danno ambientale vero e proprio, torniamo a valutare la qualità della Ct di Romano e Stefani. Siamo sicuri che la Ct Romano sia da buttare via come ha detto Segale? Noi crediamo sia piuttosto un ottimo lavoro ed un buon punto di riferimento per ancorare una seria valutazione dei danni. Sicuramente una Ct più attendibile di quella del prof. Segale.
 
 
(1) Qui, e a seguire, si intende per “Ct”, a seconda dei casi, “Consulenza tecnica” o “Consulente tecnico”. Per “CC.tt.” si intende “consulenze tecniche”.
(2) Prof. Alessandro Segale, Consulente della difesa.
(3) Donato Romano e Gianluca Stefani, autori della Consulenza tecnica per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze “Valutazione economica del danno ambientale per la società”, Firenze, aprile 2006.
(4) Ci si riferisce qui al cosiddetto “Master Plan degli Interventi di Mitigazione e Valorizzazione Ambientale delle aree attraversate dalla linea ferroviaria AV/AC Bologna-Firenze di cui all’Addendum 2002” (testo all’indirizzo http://servizi.rete.toscana.it/tav/...).
(5) B. Rocchi, autore della Consulenza tecnica per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze “Valutazione economica del danno alle risorse idriche”, Firenze, marzo 2006.
 

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