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Governo Bersonti o Monsani?

 

Il quadro è ancora confuso: non sappiamo che fa Monti, Berlusconi ormai cambia idea ogni sei ore, non si sa se si candiderà Berlusconi o Alfano, se la Lega va da sola o con Pdl, né si sa se prederà vita il cd quarto polo (che per la verità sarebbe il quinto se si presentasse da solo ed il primo se si presentasse sotto l’ombrello del Pd), Di Pietro è dato per disperso ecc. Comunque, una cosa sembra molto probabile (e quasi certa, se dovesse prendere piede la lista Monti): che al Senato non ci sarà alcuna maggioranza. A proposito, consentitemi una piccola digressione: non esiste nessun paese con sistema elettorale maggioritario che abbia anche il bicameralismo perfetto, proprio perché una piccola variazione di voti può produrre il fenomeno di maggioranze diverse nei due rami del Parlamento, con conseguente paralisi. Ma noi abbiamo una classe politica di dilettanti allo sbaraglio, unita soprattutto da una cosa: l’odio per lo studio. Tornando al punto precedente, che si fa in caso di un Senato senza maggioranza? 

Ovviamente c’è sempre l’ipotesi del calcio-mercato: si comprano da un altro gruppo i 4 o 5 senatori mancanti. Ma non è detto che sia sempre possibile e, poi, potrebbe trattarsi di una quota più alta da acquistare. Per ora parliamo di ipotesi al netto della compravendita. Non resterebbero che nuove elezioni o un governo di coalizione. Le nuove elezioni sarebbero fortemente sconsigliate per il rischio di astensionismo di massa. E poi, sciogliere il solo Senato significherebbe forzare la mano all’elettorato, sarebbe come dirgli: “Vota per quelli che sono già in maggioranza alla Camera o altrimenti si vota per la terza volta”. E poi chi glielo va a dire all’ “Europa” che facciamo una campagna elettorale di sei mesi? E le “riforme” quando si fanno?

Ovviamente, il presupposto è che il centro candidi Monti, senza del quale non avrebbe alcuna chance di andare oltre uno striminzito 10%.

Allora le coalizioni: escludiamo subito quelle che coinvolgono il M5s che si presenta come forza antisistema non coalizzabile con nessuno degli altri tre poli, altrettanto poco probabili sembrano coalizioni con la Lega. Escludiamo anche una coalizione Pd-Pdl a scavalco del centro, restano in pista tre ipotesi:

- unità nazionale Pdl-Monti-Pd

- coalizione “moderata” Centro-Pdl

- coalizione “europea” Pd-Centro.

La prima potrebbe avere qualche probabilità solo in casi disperati e difficilmente prevedibili ora. La seconda potrebbe essere già più possibile ma solo a determinate condizioni:

a) che il centro abbia vinto alla Camera,

b) che il Pdl non sia capeggiato da Berlusconi

c) che il Pdl accetti di staccarsi dalla Lega (se non lo avrà già fatto) e di non contare nulla politicamente, accontentandosi solo di qualche poltroncina di serie B.

Monti deve rispondere all’ “Europa” e potrebbe far accettare la coalizione con l’ “antieuropeista” Pdl solo se questo fosse lo sgabello necessario per salire sino alla poltrona di Palazzo Chigi.

Veniamo alla terza ipotesi, la più probabile allo stato dei fatti: vittoria del Pd alla Camera e coalizione Monti-Pd in nome della salvezza dell’Euro e dell’ispirazione europeista, il “governo Bersonti”. Con che dosaggio farla? Va da sé che Monti ed suoi non si accontenterebbero di fare da sgabello al Pd ed alzerebbero il prezzo della loro disponibilità. E la prima richiesta sarebbe il Quirinale. Qui però ci sono due problemi: il primo si chiama Prodi, che ha una lobby molto forte nel Pd e che non ha alcuna intenzione di cedere il passo. Il secondo si chiama Draghi, ma di questo parleremo prossimamente. Ma il Quirinale non basterebbe e ci sarebbero anche le contropartite politiche e di divisione delle poltrone che potrebbero portare ad un distacco di Vendola dalla coalizione. La cosa poi sarebbe complicata anche dalla partita interna al Pd: Bersani, diventato Presidente del Consiglio dovrebbe cedere la poltrona di segretario del partito ed il rischio più che evidente è che Renzi torni all’attacco ed in condizioni migliori, questa volta, sia perché, trattandosi di una consultazione di partito non ci sarebbe Vendola con i suoi, sia perché in una cornice di alleanza con il centro a molti parrebbe la soluzione naturale. Peccato che questo significherebbe una segreteria ostile al Presidente del Consiglio, come ai tempi di Prodi, che aveva nel segretario dei Ds D’Alema un suo nemico neanche troppo nascosto. Dunque, Bersani deve stare attento a non concedere troppo al centro per non dare troppo spazio a Renzi. E deve guardarsi da franchi tiratori che coglierebbero la prima occasione per mandarlo a casa ed aprire la strada ad un altro (lo stesso Renzi o Monti). Resta da vedere, quanto possa durare, in queste condizioni il governo “Bersonti”.

C’è una variante, il governo “Montani”: immaginiamo che alla Camera vinca Monti che deve coalizzarsi per il solito problema del Senato. Potendo ricorrere alla “politica dei due forni”, Monti avrebbe un rapporto di forze molto favorevole nei confronti del Pd, che dovrebbe accettare condizioni di puro vassallaggio per non essere scaricato. Per di più Bersani dovrebbe fronteggiare una rivolta interna molto seria: quelli del Pd si sentono la vittoria in tasca da un anno, per cui una sconfitta sarebbe un trauma molto forte. La sinistra accuserebbe Bersani di aver aspettato troppo facendo passare il momento magico della primavera 2012, i renziani direbbero che la vittoria di Monti poteva essere evitata con un candidato giovane e moderato come Renzi, i militanti sarebbero delusi e scoraggiati e in parecchi non rifarebbero neppure la tessera e tutti si accorgerebbero di quale solenne stupidaggine è stato impedire la riforma elettorale.

Anche in questo caso non sarebbe un governo duraturo, ma per il Pd potrebbe essere l’ultimo treno.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.78) 20 dicembre 2012 18:16
    Damiano Mazzotti

    Ancora un paio di anni e questi due qua al massimo possimo giocare a Bingo insieme.

  • Di (---.---.---.154) 21 dicembre 2012 12:16

    Ma perché non fai lo storico seriamente invece di insistere a fare l’indovino?!? tanto non c’azzecchi mai !!!

    A tutti i lettori di questo articolo suggerisco di andare a leggersi un articolo dello stesso autore di qualche giorno fà dal titolo "Il ritorno di Berlusconi. Tutto quello che potrebbe succedere".

    Anche li scenari, controscenari e predizioni, che dopo pochi giorni lo stesso "storico" abbandona perché completamente campati in aria.

    Se tu fossi uno storico (della qual cosa comincio a dubitare) dovresti accorgerti di alcune costanti presenti in questa crisi di regime come nelle tre precedenti dello scorso secolo. In primo luogo il ruolo dell’antipolitica.

    Mi permetto di suggerirti alcune tracce di indagini: come Guglielmo Giannini, Grillo svolge una radicale critica di "sistema" alle istituzioni politiche contemporanee. Come Giannini, Grillo non ha una proposta generale realistica di nuovo "sistema". Allo stesso modo di Giannini, il principale risultato dell’antipolitica grillina è e sarà quello di impedire che lo scontento generale dei cittadini possa indirizzarsi a sinistra, ma in un certo qual senso rimanere fuori della mischia per consentire alla destra di riorganizzarsi per riprendere il potere.

    Nel 94 il ruolo dell’antipolitica fu diverso, per certi versi più simile a quello del 1922/1924. Berlusconi trasformò la sua antipolitica in una proposta possibile di governo.

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