Gaza sotto le bombe
Il corriere della sera ha un inviato a Ramallah che descrive quello che avviene in quel paese sotto le bombe Molti stanno seguendo le indicazioni degli israeliani lasciando la parte nord del paese e andando verso sud, in macchina o anche a piedi.
Di sicuro non ci sono mezzi di trasporto pubblici, o messi a disposizione dal governo. Anzi Hamas ha chiesto di rimanere. Il paese aveva una sola centrale elettrica che forniva corrente per cinque ore al giorno. Adesso non c'è nemmeno quella. È stata bombardata. E pensare che solo pochi mesi fa Israele e l'autorità di liberazione presente in Cisgiordania avevano firmato un accordo per lo sfruttamento di giacimenti di gas al largo di Gaza che avrebbero potuto garantire energia elettrica 24h oltre che delle royalties. Ma qui c'è Hamas che porta avanti gli interessi iraniani. Proponiamo uno stralcio di un articolo pubblicato sul Corriere. "Questo è un vero genocidio, andremo al Tribunale dell’Aja!», grida nel suo ufficio di Ramallah il capo di Al-Haq, Shawan Jabareen, legato ad Abu Mazen: «Chiederemo un’inchiesta internazionale. C’è un doppio standard: il mondo fa distinzioni fra sangue e sangue, quello palestinese non vale nulla. I media parlano sempre dei morti israeliani. E per quel che fa a Gaza, Israele gode dell’impunità». Scusi, ma lei che pensa del massacro di Hamas? «Io non difendo Hamas. A Ramallah non amiamo Hamas. Ma se devo pensare al terrorismo, io penso a Israele. Quella di Hamas è resistenza». Ma non è solo il lamento di una persona legata ad Abu Mazen il moderato. Anche per loro i terroristi sono gli israeliani. Quella di Hamas è resistenza. E lo hanno mostrato in Cisgiordania con delle manifestazioni a volte violente che hanno causato dei morti. Ma le persone vogliono disobbedire ad Hamas che dice di rimanere per fare da scudo umano ai miliziani. Le Nazioni Unite stimano che un milione di persone hanno lasciato le loro case per recarsi verso sud. Le persone che hanno parenti a Gaza e vivono all'estero non possono nemmeno avere informazioni su i loro parenti. Le comunicazioni sono interrotte. Un palestinese famoso all'estero è il premier della Scozia, eletto da poco. Palestinese di seconda generazione. Anche lui non è riuscito ad avere notizie dei suoi parenti. L'Egitto, il paese che potrebbe ospitarli si trova a poche decina di chilometri di distanza, ma ha chiuso il valico di accesso. Forse verrà aperto per alcune centinaia di europei che erano presenti nella striscia impiegati di ONG o delle Nazioni Unite..Anche loro hanno avuto dei morti. Fra i palestinesi c'è la consapevolezza che un milione di profughi - anche se solo temporaneamente - non li vuole nemmeno l'Egitto. Anche perché si rischia di fare entrare potenziali terroristi. In Egitto un poliziotto ha già ucciso a sangue freddo due turisti. Una parte importante dell'economia egiziana si basa sul turismo e non ha bisogno di terroristi che li facciano scappare. Né sono arrivate navi da parte dei paesi che finanziano Hamas per portare via almeno donne e bambini e metterli al sicuro. Solo la Turchia ha inviato dei viveri in Egitto, che si spera vengano consegnati. Ma per farli rimanere.
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