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Gaza, Israele e la guerra del gas

La storiografia spiega che, spesso, i popoli sono spinti alla guerra dalla mancanza di risorse naturali autoctone.

Se si parte da questa premessa, è possibile usare una diversa chiave di lettura per quanto sta accadendo a Gaza in questo momento, e rivedere le implicazioni di alcuni eventi passati sulla situazione presente.

Dal 1993, secondo quanto stipulato nel trattato di Oslo, Israele ha la tutela, ma non la proprietà, dei territori marini attorno a Gaza. Nel 1999 viene scoperto un grosso giacimento di gas fuori la costa di Gaza, chiamato Gaza Marine (il cui valore odierno, a seconda del prezzo del gas e dei costi di sviluppo, può variare tra i 2-4 miliardi di dollari).

Per «scoprire» un giacimento marino di solito ci vogliono almeno 5-10 anni di studi e preparazione, il che mi porta a concludere che il monitoraggio dell’area va avanti da almeno 20. Lo dico con coscienza perché è il campo in cui lavoro.

Di fatto, Gaza Marine appartiene allo stato palestinese, che ha affidato alla British Gas, una società inglese, la concessione per lo sviluppo del giacimento. Partners nell’impresa, la Consolidated Contractors Company, un gruppo greco (di origine palestino-libanese) e l’agenzia di sviluppo palestinese. I profitti della vendita del gas, oltre che avere un’impatto immediato sulle casse dello stato, sarebbero un propellente per l’intera economia palestinese.


Inizialmente il gas doveva essere venduto all’Egitto, liquefatto ed esportato verso i mercati del Mediterraneo del Sud o verso l’Atlantico. In seguito peró, si annuncia un nuovo possibile scenario: il gas di Gaza potrebbe essere venduto direttamente ad Israele, che possiede risorse energetiche naturali molto scarse.
 
Con l’entrata in politica di Hamas nel 2006, le negoziazioni si bloccano: i suoi leader rifiutano di vendere le proprie risorse ad Israele. A gennaio del 2008, BG dichiara l’intenzione di ritirarsi dalle negoziazioni, di chiudere l’ufficio aperto a Tel Aviv, e di riaprire le trattative con Il Cairo per la vendita diretta del gas allo stato egiziano.
 
La linea ufficiale israeliana sostiene che l’attacco militare su Gaza di questi giorni, abbia come scopo il ripristino della sicurezza nei territori confinanti con la striscia, colpiti dai missili di Hamas e l’indebolimento dell’organizzazione stessa. Tuttavia è difficile pensare che questo sia l’unico motivo che abbia spinto all’intervento ed alla durezza dello stesso.
 
Resta piú facile credere che, i fattori in gioco siano anche altri: tra i possibili motivi, un posto di rilievo forse lo meritano le risorse energetiche ed il controllo economico di Gaza.

Ci si potrebbe domandare “E dopo?”
Un punto di partenza per rispondere alla domanda potrebbe essere ricordare che i giacimenti acquiferi utilizzati da Israele sono di fatto palestinesi, e tutti localizzati in Cis-Giordania. Il resto si vedrà.

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