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Garanzia giovani: "il 64% trova lavoro". Pd esulta, ma i dati sono altri

Oggi, compulsando le notizie d’agenzia, ci è caduto l’occhio sul proclama di due deputate Pd, relativo ad un dato reso noto ieri dalla Commissione europea sulla situazione dei programmi Garanzia Giovani e Iniziativa Occupazione Giovani, a tre anni dall’entrata in vigore. Leggendo il comunicato, si viene colti dalla sensazione di essere in un paese che ha svoltato in modo decisivo. Poi, analizzando la realtà, si giunge alla conclusione che è un falso allarme.

Ecco la lieta novella:

 

“I dati della Commissione europea parlano chiaro: in Italia oltre il 64 per cento dei giovani di età compresa fra i 14 e i 29 anni che hanno usufruito del programma attuato dal Governo Renzi “Garanzia Giovani” ha trovato un lavoro“. Lo dichiarano le deputate del Pd, Anna Ascani e Francesca Bonomo, che avevano presentato una interrogazione al governo proprio per chiedere un aumento del prefinanziamento sulle risorse per l’occupazione giovanile. “Il 64 per cento significa che 6 giovani su 10 hanno trovato una occupazione – proseguono le deputate. Una ottima notizia e un successo che il Governo Renzi ha contribuito a determinare nell’Eurozona, dove ora la disoccupazione giovanile è diminuita
del 5,5 per cento (Ansa, 5 ottobre 2016)

Considerando che quel programma, declinazione nazionale di una iniziativa europea, è del 2013, possiamo ritenere l’attribuzione di paternità al “governo Renzi” come una imprecisione minore. La vera notizia è che praticamente due terzi di chi ha partecipato a Garanzia Giovani “ha trovato lavoro”. Che è tanta roba, come direbbero i più colti tra voi. Anche per questo, per verificare se è vero che c’è grosso boom, abbiamo chiesto lumi aFrancesco Seghezzi di Adapt, il quale ci ha cortesemente rinviato al working documentpreparato dallo staff della Commissione. L’Italia è trattata da pagina 160. A pagina 161 si legge quanto segue:

«Nearly two-thirds (64.1%) of those leaving the scheme in 2015 were known to be in employment, education or training 6 months afterwards»

Che è cosa un filo differente che dire che “hanno trovato lavoro”. Se poi disaggreghiamo questo dato, sempre con l’aiuto dei ricercatori di Adapt, scopriamo qualcosa di molto interessante.

 

Impressionante utilizzo di #GaranziaGiovani per #tirocini in Italia. Nonostante fondi europei, imprese non hanno assunto#giovani seriamente

 
 

 

Come potete osservare dall’istogramma, l’Italia spicca in Ue per l’utilizzo di contratti di tirocinio quale esito prevalente di Garanzia Giovani. Un contratto di tirocinio è il nulla, in termini di possibilità di giungere ad una stabile occupazione o almeno di entrare in un percorso finalizzato a raggiungerla. Molti tra questi contratti sono stati attivati da amministrazioni pubbliche, peraltro. Una sorta di keynesismo de noantri, questi tirocini: servono a fare statistica. Una cosa che le due lanciatrici d’Ansa non hanno detto, ma che potete apprezzare sempre a pagina 161 del documento, è che la percentuale di NEET italiani (soggetti che non lavorano né studiano né partecipano ad iniziative formative) raggiunti da Garanzia Giovani è stata del 10,5%, ed è una delle più basse in Ue. Quindi parliamo di un grande successo, con il 64% del 10% che “trovato lavoro” in prevalenza a mezzo di tirocinio, diciamo.

Garanzia Giovani è stato un mirabile spreco di denaro pubblico, nazionale ed europeo. Almeno in Italia, l’eterna deviante. Che poi le due deputate Pd traggano spunto dalla statistica e ci imbastiscano sopra l’ennesimo trionfale lancio dell’Ansa fa parte dello stucchevole teatrino quotidiano di un paese che ama giocare con gli specchi. Meglio se deformanti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.123) 7 ottobre 2016 18:39

    GAMBERURIA >

    Tutto il Governo è pronto ad asserire che nella recente Nota di Aggiornamento del DEF non c’è alcuna sovrastima del PIL.

    Nel merito basta ripercorrere l’andamento delle previsioni fatte in precedenza.


    Ad Aprile del 2015 il DEF indicava un +0,7% di crescita nell’anno in corso, un +1,4% nel 2016 e un +1,5% nel 2017.

    Arrivati a Settembre le prospettive volgevano al sereno. Con 2 punti percentuali in più sia nel 2015 (+0,9) che nel 2016 (+1,6) e nel 2017 (+1,7).

    Poi, lo scorso Aprile, di fronte alla realtà dei fatti, venivano “limate” perfino le stime di un anno prima. Il PIL nel 2016 si fermava al +1,2% (-0,2) e nel 2017 al +1,4% (-0,1).

    ORA, stando alla “discussa” Nota di Aggiornamento, sia il PIL del 2016 (+0,8%) che del 2017 (+1%) scendono di altri 4 punti.


    Sintesi.

    Se di sovrastima si tratta, è decisamente “al ribasso”.

    Del resto gli eventuali effetti positivi delle riforme varate sono di là da venire. E’ il PREMIER, in persona, a motivare i margini d’ulteriore flessibilità richiesti in base agli ingenti costi legati al post-terremoto e ai flussi migratori.

    Per certo non è Tutta colpa di Carosello se piovono previsioni di crescita a mo’ di spot ...

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