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Franceschini: Ministro dei Beni Culturali o sacerdote?

Franceschini? Più che un ministro dei beni culturali sembra un sacerdote che in chiesa recita l’ultima preghiera davanti a delle esequie sull’altare. Mai ministro è stato così fallimentare per la politica dei beni culturali ed ambientali, segno che la politica non ci azzecca nulla con la tutela e la valorizzazione di un patrimonio che ovunque ci invidiano.

L’ultima trovata è l’accorpamento delle soprintendenze alle prefetture, mentre il Ministero si tiene i Musei di eccellenza per sfruttarli come aziende da cui ricavare profitti. Abbiamo visto tutti in Tv l’inaugurazione del museo di Taranto MarTa, dove lo stato maggiore governativo con a capo Renzi, inaugurava uno delle sale espositive più belle dal punto di vista archeologico, frutto di scavi, esperienze sul campo di archeologi che hanno portato avanti campagne senza un centesimo a volte, affidandosi ad una zappa per scavare ed alle nude mani per raccogliere e catalogare. Nessuno che ne parli, nessuno che racconti una storia fatta di finanziamenti che non arrivavano mai o decurtati, perché a quel tempo, quando le soprintendenze funzionavano, il territorio era sacro e molte speculazioni edilizie sono state sventate grazie al “no” contrapposto a muso duro nei confronti di amministratori che hanno sempre e solo badato a cementificare, in barba a qualsiasi divieto.

Accorpando adesso il settore, è cosa fatta. In pratica, per ottenere permessi e far funzionare la burocrazia si smantella un settore vitale, dandolo in mano alle prefetture. Per parlare poi della confusione creata da uno dei ministri più incompetenti della Repubblica in questi ultimi anni, non basterebbero pagine e pagine, ma basta rivolgere gli occhi ai territori d’appartenenza per capire in che direzione si sta andando. Crotone ha una delle zone archeologiche più belle della Calabria. Attualmente sembra una terra caduta in un profondo sonno, che aspetta al cambio delle stagioni di poter parlare, rivivere, regalare pezzi di storia a Crotonesi raggirati, in preda alle follie cementificie di quanti negli anni si sono succeduti nei palazzi della politica. C’è stato un momento, sotto la presidenza alla soprintendenza della Lattanzi e quando direttore del museo era Spadea, che Crotone, o meglio l’area archeologica, aveva cominciato ad acquisire sembianze diverse per le campagne di scavo che venivano effettuate. Campagne che hanno restituito alla collettività oggetti straordinari come il Diadema di Hera o statuette d’inestimabile valore che raccontano la storia di questa terra. Ed ancora sono stati messi in luce reperti vista mare, edifici risalenti al IV sec. a.C., coperti in fretta e furia da una colata di cemento prospiciente la chiesetta. Ovvio che gli scavi, sussistendo questa condizione di fondi decurtati, non possono andare avanti e sulla zona archeologica si fa prima a stendere un velo di oblio, piuttosto che sfruttarla adeguatamente, curandone valorizzazione e tutela. Sempre durante il periodo della soprintendenza è stato realizzato un museo che raccoglie i reperti ritrovati nell’area archeologica, ultimo baluardo contro l’invasione del cemento, in quanto il promontorio ha dovuto aspettare sentenze su sentenze prima che avvenisse la demolizione di villette abusive che insistevano sull’area sacra. Attualmente il museo ha un privato che ne gestisce apertura e chiusura, in barba ad ogni piano logistico che era stato studiato in ogni particolare quando le soprintendenze operavano e non facevano sconti a nessuno. Passa il tempo e tutti i politici, simili agli antichi dei, hanno trovato il modo di appropriarsi di settori che non hanno la minima idea di come si gestiscono. O forse sì. Con le nomine di super manager megagalattici, che sono bravi solo ad intascare indebitamente soldi.

Non c’è bisogno di maga per rendersi conto che il nostro patrimonio vive, se ad arricchirlo sopravvengono reperti che fanno rivivere un passato considerato dai rottamatori troppo ingombrante. Intanto a pochi chilometri dall’area archeologica, sul promontorio di Scifo, sta avvenendo una delle speculazioni edilizie più importanti della storia. Forse il prefetto dovrebbe intervenire su questo, dal momento che le soprintendenze sono state accorpate alle prefetture, e chiedere se sia stata rispettata la legge Galasso. Una cosa l’abbiamo capita: questo Governo condanna gli ambientalisti infischiandosene di quanto avviene sui singoli territori per quanto riguarda la speculazione edilizia, tutela e valorizzazione del nostro patrimonio.

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