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Fine delle trasmissioni

Chissà che accadrebbe se dai nostri giornali, telegiornali e dalla rete tutta sparisse il continuo, estenuante, immutato e immutabile dibattito sulla crisi di governo e le elezioni anticipate. Svanirebbero gli ex-fascisti in combutta con gli ex-comunisti, i leghisti celtico-cristiani che si alleano con la vecchia, odiata Dc, Berlusconi che lancia il sasso del voto e poi ritrae la mano, i berlusconiani che diventano finiani e poi ritornano berlusconiani, i dipietristi che diventano berlusconiani. Nessuno sprecherebbe un minuto a immaginare Alfano premier, Tremonti premier, Draghi premier, Montezemolo leader del terzo polo, Carfagna e Prestigiacomo fuori dal Pdl e poi di nuovo nel Pdl, Bersani leader del centrosinistra, Vendola leader del centrosinistra. Nessuno si chiederebbe primarie sì, primarie no. Niente più cene, pranzi, salotti, spifferate, indiscrezioni, «Popolari», «Avanti, Italia», congressi fondativi, presentazioni di libri, manifestazioni di piazza, proclami, appelli, spettri fascisti e fantasmi comunisti, ancora piazze, ancora spettri, minacce, manganelli, fiamme, slogan. E se Bossi un giorno dicesse di avere dubbi sul completamento del federalismo e minacciasse le elezioni, e quello seguente invece non ne avesse e sostenesse che Berlusconi può governare, nessuno se ne accorgerebbe.

Non sarebbe una così grave perdita per l’informazione. E noi tutti, politici, giornalisti e semplici cittadini, potremmo riversare tutte le nostre forze su programmi, inchieste, fatti. Ma, naturalmente, niente di tutto questo accadrà. Niente «fine delle trasmissioni». Resteranno il Paese spaesato, la politica senza la politica, la rappresentanza senza rappresentanza. I giornalisti, me compreso, continueranno a inseguire l’ultimo capriccio del portavoce, del presenzialista o del “falco” di turno, registrare le smentite, i distinguo, le ricucite delle “colombe” e dei “mediatori” della domenica. O peggio, inventarsi tutto di sana pianta. Per riempire le pagine. Spostare in avanti di una puntata la telenovela, lasciando sempre quella curiosità morbosa di sapere se l’ex moglie, dopo averlo tradito ripetutamente, tornerà con l’ex marito. Fino alla prossima separazione, fino al prossimo bacio, ai prossimi titoli di coda. Così che i riflettori non si distolgano dal set, non illuminino la realtà se non di rado, occasionalmente. Per il resto meglio calare il sipario. Prima che qualcuno, accorgendosi della differenza, smetta di consumare. E cestini, una volta per tutte, quel logoro, insensato copione.

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