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Festival di Sanremo: il resoconto della terza serata

Ieri sera, è andata in onda la terza serata del Festival di Sanremo. Questo è un Festival dei record. Era dal 1995 che un’edizione del genere non vantava questi ascolti. Malgrado gli orari a dir poco discutibili, è un Festival della piacevolezza e del divertimento. In questo, Amadeus sta mantenendo le promesse fatte in conferenza stampa.

Nella serata del giovedì, i ventiquattro artisti si sono esibiti nelle cover dei brani più rappresentativi e celebri della storia del Festival. Tanti gli omaggi e le emozioni, come “Ti regalerò una rosa”, proposta da Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi, “Spalle al muro” di Renato Zero, proposta da Anastasio in duetto con la Pfm, “L’italiano” di Toto Cutugno, con Francesco Gabbani. A spuntarla, Tosca con “Piazza Grande” di Lucio Dalla. Interpretazioni di grande impatto emotivo. Una serata piacevole e nostalgica per chi rimane ammaliato da quei brani che tanto hanno fatto emozionare gli spettatori.

Amadeus si conferma l’indiscusso leader della serata. Privato di Fiorello, Amadeus può contare sulla conduzione di Georgina Rodriguez, compagna del calciatore della Juventus, Cristiano Ronaldo, e da Alketa Vejsiu, famosissima star della tv albanese, al pari delle nostre Milly Carlucci e Antonella Clerici, che ha saputo dimostrare un notevole approccio e scioltezza nella conduzione, senza dimenticare l’incursione di Tiziano Ferro.

A metà della gara, una sorpresa non annunciata. Cala un sipario bianco con dei microfoni rossi. A fare da sfondo, delle voci di interpreti femminili della nostra musica italiana che, d’improvviso, appaiono, con grande stupore, agli occhi della platea: Alessandra Amoroso, Giorgia, Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa ed Emma. Le sette donne saranno protagoniste il 19 settembre a Campovolo per un tributo dedicato alla violenza contro le donne, dal titolo “Una, nessuna, centomila”, che richiama la famosa opera di Luigi Pirandello. Le artiste hanno espresso il desiderio di comunità e di condivisione verso un fenomeno che, da tempo, prende il sopravvento nei tg e nei giornali. Un modo per alzare la voce con la musica e porre fine a una vicenda destabilizzante. Sette voci per un unico motivo: giù le mani dalle donne. Una bellissima iniziativa, che vedrà sfidarsi queste artiste sul palco con molti ospiti. Un evento che raccoglierà fondi da destinare ai centri anti-violenza. Anche se è poco quello che si dovrebbe fare per sostenere la protezione delle donne.

A fare da sfondo a questa serata, l’intervento magistrale di Roberto Benigni che, ancora una volta, si è dimostrato un abile e persuasivo oratore da palcoscenico. Il Premio Oscar ha declamato “Il cantico dei cantici”, un testo della Bibbia, risalente al quarto secolo avanti Cristo, che celebra l’amore, definendola come la migliore canzone che sia stata mai scritta nella storia. Accolto da una banda, il suo ingresso è stato a dir poco trionfante da un pubblico che non esitava a porgergli la mano. Il monologo di Benigni viaggia tra cultura, amore e profondità. “C’è l’amore, c’è la dolcezza, l’erotismo. Questo sì che fa paura, altro che le guerre. È un libro pieno d’amore, visto come frammento d’infinito. L’amore è l’infinito messo alla portata di tutti noi. Non esiste nessuna vita che, almeno per un momento, non sia stata immortale”. Parole da incidere nei nostri cuori.

Al bando, le chiacchere da bar di chi pensa che il monologo di Benigni abbia sfiorato il limite dell’erotismo. D’altronde, è stato lui stesso ad affermarlo. E, poi, perché bisogna aver paura di parlare di amore in tv? C’è tanta violenza nel nostro paese. Almeno, per una volta, svestiamoci dei panni dell’ipocrisia e addentriamoci in quelli dell’amore. Ieri sera, Benigni è stato all’altezza della situazione. Oseremo sfidare chiunque ad esprimersi con quel linguaggio forbito e aulico. Uno come lui andrebbe valorizzato per l’impegno che dedica alla cultura. Poco importa, se gli altri preferiscono i programmi trash, ma, lui, più di altri, è riuscito a dispensare un’autentica lezione di amore, quello di cui, noi, ogni giorno, ne abbiamo bisogno.

Tante le emozioni. A metà gara, prima dell’esibizione del tredicesimo cantante, è intervenuto Mika. Con lui, un coro gospel per il medley dei suoi brani, “Dear Jealously” e “Happy Ending”. Bellissime le sue parole: “Quando ho imparato l’italiano, qualche anno fa, ho cercato di capire l’Italia. Prima, sapevo solo dire “Ciao”, “Ti amo”, “Grazio”. Ho capito una cosa dell’Italia: più la conosci, meno la capisci. Ma, ascoltando la vostra musica, ho potuto conoscere l’Italia con Dalla, Battiato, Tenco, De André”. Di quest’ultimo ha osato fare un omaggio emozionante, sublime, da fiaba. L’artista, visibilmente emozionato, ha portato sul palco dell’Ariston una perla di quel cantautore genovese, tanto amato da tutti noi, “Amore che vieni, amore che vai”. Un’esibizione di spessore e di grande impatto. Meritevole, per aver espresso delle belle parole sulla nostra musica che ha dato i natali a dei grandi artisti. De André è uno di questi. Mika ha imparato molto da lui. L’artista libanese si è posto con garbo, eleganza ed educazione. Ha saputo identificarsi nello spirito del brano e dell’artista che l’ha composta. Sembrava di essere catapultati in un incantesimo. Un bellissimo omaggio, in punta di piedi, degno dell’artista. Chapeau! Una delle note positive della serata, insieme al monologo di Benigni. 

Proseguono le esibizioni fino a notte inoltrata. D’altronde, questo è un dato su cui abbiamo molto discusso. C’è da sperare che, almeno, nella serata finale del sabato che decreterà il vincitore, non si dia la linea alla Santa Messa della domenica.

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