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Festival Mix Milano: i vincitori

Si è conclusa la trentesima edizione e i vincitori sono Barash per i lungometraggi, Coming Out per i documentari e 09:55 – 11:05 Ingrid Ekman, Bergsgatan 4B per i corto. Menzioni speciali e anche un secondo e terzo posto per i lungometraggi.

Domenica 3 luglio si è concluso Festival Mix Milano. Purtroppo, aggiungo io, perché la trentesima edizione è stata davvero vitale e ricca di spunti di riflessione.

Barash Ed ecco i vincitori, iniziamo dai lungometraggi, e quest’anno ci sono stati anche un secondo e un terzo posto: sul podio l’israeliano Barash, lungometraggio d’esordio di Michal Vinik, medaglia d’argento a La belle Saison di Catherine Corsini e il bronzo a Liebmann della regista tedesca Jules Herrmann.
E la motivazione della giuria per Barash:un film che, grazie a una certa ricerca e attenzione al dettaglio incontra e rappresenta al meglio le nuove generazioni. Unisce ad una narrativa di puro intrattenimento temi forti come il “confine”, interiorizzato o esteriorizzato, e il dialogo con ciò che vive al di là del muro, comunque si percepisca il muro. Pure con qualche facilità e perfino ingenuità registica, il film ci pare possa diventare un punto di riferimento per un’onesta lettura della realtà, in cui la riflessione sull’identità si sposta sempre di più verso il genderfluid, garantendo così una pluralità e complessità narrativa nuova e gravida di spunti futuri".
E quella per La belle Saison: “una cinematografia di qualità che propone un affresco La belle saisonstorico convincente (i movimenti femministi degli anni Settanta) su cui si innesta una storia lesbica che, pur giocando con dei clichés narrativi consolidati, riesce a coinvolgere emotivamente e a tratti a stupire con una resa della bellezza dei corpi che è pura seduzione”.
Ed infine la motivazione per Liebmann: “un esperimento interessante che a tratti pare aprirsi ad una narrrazione puramente filosofica, sostenuto da una prova attoriale di Godeard Giese degna di menzione”.

Una menzione speciale è stata assegnata a Jason e Shirley dell’americano Stephen Winter per la capacità di raccontare lo sguardo sull’altro, con un film low budget eppure attento a ricostruire le trame di un momento cruciale per la storia del cinema sperimentale, ma anche capace di farsi punto di riferimento e pietra miliare nella storia del movimento”.

 

Per la sezione documentari è stato premiato Coming Out di Alden Peters, un video diario e racconto quasi reality-tv delle reazioni di una famiglia alla rivelazione dell'omosessualità del figlio. Questa la motivazione della giuria: “ha voluto, anche simbolicamente, premiare il più giovane autore in gara per il coraggio di mettere in scena se stesso rendendo il suo coming out privato una storia universale e per la capacità di stimolare la discussione sui temi dell’omofobia e del bullismo con un approccio, sia tecnico che stilistico, istintivo e anche per questo molto efficace”.

Menzione speciale a Packed in a Trunk.The lost art of Edith Lake Wilkinson di Michelle Boyaner e Jane Anderson che racconta la storia dimenticata della pittrice Edith Lake Wilkinson, internata nel 1924 in un manicomio sia per motivi finanziari sia a causa della sua lunga relazione con la compagna Fannie.

Il premio dei corti è stato assegnato a 09:55 – 11:05 Ingrid Ekman, Bergsgatan 4B di Sophie Vukovic e Cristine Berglund per “la profondità e la raffinatezza con cui viene trattato il tema della sessualità in età senile. Per l’utilizzo di immagini forti e realistiche, ma sempre delicate, che mostrano il desiderio del corpo femminile ad ogni età. Per l’attenzione e la cura dedicata alla fotografia e al montaggio”.

Menzione speciale a Oh-Be-Joyful di Susan Jacobson per: “l’efficacia del messaggio ed il modo ironico e divertente di trattare il tema della libertà di essere sé stessi, ribaltando la visione del rapporto generazionale”.

Le giurie e …

Ma questa volta credo che le giurie abbiano fatto molto fatica a scegliere i lavori da premiare, perché quelli che ho avuto il piacere di vedere erano tutti di un livello molto alto. E proprio per questo desidero citare i nomi dei giurati.

Per i lungometraggi: Andrea Batilla direttore di VIX Magazine, Haydee Borelli attrice Liebmanndi cinema e teatro, Riccardo Conti giornalista, Massimo Cucchiara giornalista di Flair, Andrea Goffo esperto di comunicazione culturale, Luca Mangione esperto di comunicazione, Teresa Martini esperta di story-telling e docente, Ied Max Mazza regista, Fabrizio Meris curatore e giornalista, Alberto Milazzo autore di narrativa e teatro, Luca Pacilio vicedirettore della rivista di critica cinematografica Spietati.it, Tommaso Sacchi assessorato alla cultura del Comune di Firenze

Per i documentari: Mattia Carzaniga giornalista per IL, Rivista Studio e Donna Moderna, Carlo Griseri giornalista e critico cinematografico, presidente di CinemaItaliano.info, Raffaella Milazzo produttrice cinematografica (Codice Atlantico, Skira Classica, GA&A Productions, START, ACHAB Film).

La giuria dei cortometraggi è costituita da un gruppo di giovani studenti e studentesse, dai 20 ai 34 anni di età, frequentanti differenti percorsi di studio (cinema e beni culturali, design e studi culturali, comunicazione e filosofia, marketing e psicologia) di diverse Università e scuole di Alta Formazione di Milano. Alcuni membri della Giuria Giovani sono inoltre attivisti per associazioni LGBT, quali PoliEdro e CIG Arcigay Milano. La Giuria Giovani è organizzata in collaborazione con il tavolo formazione del Milano Film Network.

 

Concordo con le scelte delle giurie, ma desidero aggiungere anche i miei commenti per i lavori che ho particolarmente apprezzato. La belle saison narra il passionale incontro tra Delphine e Carole nella Parigi degli anni Settanta, tra lotte femministe e movimento lesbico. Molto godibile sia da chi ha vissuto quel periodo sia da chi è troppo giovane ma vorrebbe saperne di più.
Decisamente più complesso e intricato Liebmann che racconta la storia di un uomo che decide di lasciarsi alle spalle la sua vita in Germania per trasferirsi nel nord della Francia dove incontrerà l’amore, ma prima di gustarsi la nuova vita dovrà fare i conti con i fantasmi del passato. E vi assicuro che sono fantasmi molto difficili e dolorosi da superare.

Infine vorrei citare i corti che erano veramente molto interessanti, permeati da una Ingrid Ekmansottile ironia miscelata a una profonda dolcezza, in particolare quando affrontavano temi difficili come quello che si è aggiudicato il primo premio.

Purtroppo tutti questi lavori in Italia non sono arrivati, o meglio, la distribuzione “ufficiale” non li ha considerati interessanti e quindi il pubblico li ha potuti vedere solo in occasioni di Festival a tema. Un vero peccato sia per i temi tratti sia per la capacità dimostrata da registi e attori.

Ci vediamo al prossimo Festival Mix Milano, dove ovviamente conto di essere presente sempre con il tavolo informativo di ASA Onlus.

 

 

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