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 Home page > Tribuna Libera > Festeggiare il 25 aprile alla fine del mondo

Festeggiare il 25 aprile alla fine del mondo

Ieri ho tenuto i bambini a casa da scuola perché, anche se vivono lontano dall'Italia, in un paesino di pescatori ad un tiro di schioppo da Fisterra, in Galizia, il 25 aprile fosse una festa anche per loro.

A tavola gli ho detto del loro bisnonno, dei suoi amici e di perché fu così importante il loro restarsene in montagna, soprattutto nell'inverno tra il 44 e il 45, quando le loro sofferenze non sembravano aver alcun senso pratico e gli stessi alleati li avevano invitati a sba.ndarsi.

Gli ho detto la verità. Quanto pochi fossero e a quanto ininfluente fu, dal punto di vista prettamente militare, la loro lotta. Gli ho detto che senza di loro gli alleati avrebbero vinto comunque e che probabilmente il loro sacrifico servì, al massimo, ad accorciare di un giorno la fine della guerra.

Al maggiore ho spiegato anche quali fossero i loro ideali e come questi poi furono traditi da una politica politicante che né loro né i loro capi avevano alcuna preparazione per affrontare. Gli ho ricordato anche di quanti furono i partigiani del 26 aprile;quanto grande la massa di chi non aveva mai sparato un colpo e non aveva mai rischiato nulla, che si scoprì combattente per libertà solo quando i combattimenti erano finiti.

Spero abbiano capito che è grazie a gente come loro che possiamo continuare, da italiani, a tenere la schiena dritta. Che senza di loro saremmo comunque tornati ad essere una democrazia e probabilmente diventati una repubblica, ma grazie a loro possiamo dire nostre queste conquiste. Soprattutto che ricordandoli possiamo trovare in noi una scintilla del loro spirito; che pensando a loro, disposti a rischiare la vita per i propri ideali, possiamo scoprire in noi il coraggio di sacrificare, nella vita d’ogni giorno, le nostre personali convenienze a quel che davvero pensiamo giusto.

Ho taciuto loro solo di quel che è oggi il nostro Paese. Di quanto grande sia la codardia di chi, forse per paura d'essere tacciato di retorica, non ha neppure il coraggio di celebrare la Liberazione. Di quanto indegna sia un'intera genia di politicanti che sfrutta la Repubblica come una mucca da mungere, ma non ha neppure la decenza di affermarne i valori.

Di quest' Italia orribile spero non debbano mai venire a sapere. Spero, anzi, che ne leggano solo sui libri di storia; una nota a pie di pagina per un'intera generazione d’inetti.

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