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Femministe native a favore della Rivoluzione Cubana

Femministe cubane ed attiviste cubane per i diritti civili come Mariela Castro, la direttrice del CENESEX (Centro Nazionale per l'Educazione Sessuale di Cuba), Lohana Berkins, Diana Sacayan, Teresa Melo e la giornalista Paquita de Armas, sono state violentemente attaccate, in questi giorni, per la loro solida difesa della Rivoluzione Cubana. 

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Attaccate e vittime di continue campagne diffamatorie, le loro lotte non incontrano il sostegno dei falsi ed inutili comunisti "mascolinisti", come non incontrano la solidarietà del femminismo borghese. Al contrario, le donne native resistenziali di Ecuador, Bolivia, Cile ed Argentina sono con Mariela Castro, sono con Lohana Berkins, sono con Diana Sacayan, sono con Teresa Melo e la giornalista Paquita de Armas.

Le socialiste e femministe latinoamericane rifiutano la campagna mediatica contro Cuba

Da diverso tempo, la Federazione delle Donne Cubane, il CENESEX e Mariela Castro Espín subiscono numerosi attacchi da parte di gruppetti e gruppuscoli che, fingendo di occuparsi di “diritti civili”, promuovono ideologie liberiste, consumiste ed imperialiste.
Camuffandosi da ONG “femministe”, “arcobaleno” e a favore dei diritti delle persone nere, promuovono autentiche pratiche di esclusione contro le donne, contro gli omosessuali e le persone nere che non si conformano a determinati valori e stili di vita, basati su chiare gerarchie mercantili ed economiche.

Le femministe di Abya Yala, un'articolazione di collettivi femministi di origine popolare, indigena o contadina in America Latina, hanno rifiutato la manipolazione dei media, contro la rivoluzione cubana, e hanno difeso le conquiste delle donne dell'isola. Attraverso un proclama, il gruppo ha denunciato che tramite campagne internazionali, chiese fondamentaliste o agenzie di finanziamento si cerca di indebolire la Rivoluzione Cubana, usando voci che strumentalmente si definiscono “femministe”, per cercare legittimità nel crescente movimento femminista nel mondo.

“Alziamo la nostra voce per condannare coloro che parlano di femminismo, contro la Rivoluzione Cubana. Diciamo loro chiaramente: non fatelo a nostro nome”, dice il documento.
Le femministe di Abya Yala hanno spiegato che le donne dell'isola godono di opportunità a cui hanno accesso tutte le persone e non solo un élite, come il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto alla salute, la libertà di vivere con un partner o separarsi, la libertà di scegliere o meno la maternità.
A Cuba i bambini non muoiono di fame, anche se a causa del blocco criminale possono esserci molti bisogni insoddisfatti.
Sembrerebbero cose semplici e ovvie, ma non è così, se pensiamo alle violenze ed al degrado in cui sono costrette a vivere numerose comunità native, nel resto del continente “liberale” e “democratico”.
D'altra parte, molte femministe native incontrano esclusione, mancanza di diritti, repressione nei loro territori, tutte le volte in cui cercano di rivendicare gli stessi diritti che a Cuba sono garantiti da diversi decenni.
Inoltre, il gruppo ha denunciato gli attacchi attraverso i social network contro intellettuali e attivisti cubani che difendono spazi di dialogo e interazione, nella loro società.

Il proclama difende la dignità e il coraggio del popolo cubano di fronte all'azione mediatica della destra che incoraggia colpi di stato misogini e reazionari.
"Senza femminismo, non c'è socialismo" conclude la proclamazione firmata dai collettivi femministi di Argentina, Venezuela, Bolivia, Paraguay, Guatemala, tra gli altri luoghi del continente.

Senza socialismo non può esserci alcuna emancipazione reale della donna.

Il femminismo senza il socialismo è zoppo, il socialismo senza il femminismo é cieco e sordo!
La calunnia e la diffamazione imperiale ha le gambe corte!


La misoginia liberal-capitalista e reazionaria non passerà!

Segue il proclama

Femministe di Abya Yala: in difesa della rivoluzione cubana
Traduzione di Maddalena Celano

Le femministe native difendono la Rivoluzione Cubana

(Tratto dal canale Telegram: Espacio Feminista Berta Caceres e Cubani in Movimento)

La Rivoluzione Cubana è stata, per tutte le donne del mondo, la dimostrazione che è possibile difendere e trasformare la vita, pacificarla, rivoluzionarla, di fronte al dominio capitalista, coloniale e patriarcale.

Non è una società perfetta, ma a Cuba le donne godono di diritti a cui hanno accesso tutte le persone e non solo un élite, come il diritto di mangiare, di studiare, di lavorare, il diritto alla salute, di convivere liberamente con un partner o separarsi liberamente, scegliere o meno la maternità, etc. 

Sembrano cose semplici, ma non è così se pensiamo a una comunità originaria (cioè nativa, comunità soggette a numerose discriminazioni e persecuzioni) o da qualsiasi quartiere popolare di Abya Yala. Nei nostri territori ci spingono all'esclusione, ci tolgono quei diritti e se li rivendichiamo ci criminalizzano e ci reprimono, quasi quotidianamente.
La rivoluzione cubana ha generato dignità e ha rivoluzionato i modi di essere dell'umanità. Per le femministe di Abya Yala, il popolo cubano e le sue donne hanno difeso il proprio territorio e il proprio modo di esistere, contro il blocco imperialista, contro le molteplici aggressioni di un capitalismo globalizzato, che, rafforzato dal sistema patriarcale coloniale, ha pervertito gli equilibri territoriali con la sua proposta necropolitica.

La prima potenza mondiale ha sempre cercato di distruggere la rivoluzione cubana. 

Se resiste, è per la convinzione del popolo e per l'azione quotidiana delle donne e delle famiglie cubane di non arrendersi alla disperazione, al ricatto del capitale, alla pressione dei grandi media mondiali, per aver affrontato i loro errori e averli resi pubblici, per aver avviato processi di rettifica quando diventano evidenti.
Con la sua potenza mondiale, con le sue chiese fondamentaliste, con le sue agenzie di finanziamento, si cerca di indebolire la Rivoluzione cubana dall'interno, anche usando voci “femministe” che trovano eco nella crescita della marea femminista. Agenti internazionali come Soros, settori fondamentalisti evangelici, usano le risorse per cercare di sminuire l'esperienza rivoluzionaria, manipolando ONG o piattaforme virtuali che si definiscono “femministe”. Sappiamo che in questo contesto di crisi, di quarantena, di tormento sistematico contro la rivoluzione, fin dal giorno stesso della sua nascita, le reti diventano spazi per la circolazione di messaggi odiosi, attacchi informatici, stigmatizzazione.

Da alcune di queste reti viene attaccata in particolare Mariela Castro, direttrice del CENESEX (Centro Nazionale per l' Educazione Sessuale), una delle compagne che hanno aperto numerosi spazi a Cuba per confrontarsi con la cultura machista, sull’ omofobia e per lottare a favore dell' uguaglianza dei diritti delle persone LGBITQ. Compagne come Lohana Berkins e Diana Sacayan, sono state invitate, all'epoca, da Mariela Castro, a svolgere seminari e partecipare a dialoghi pedagogici che permettano di rafforzare le esperienze organizzative delle femministe, delle lesbiche, dei travestiti, delle persone trans, dei gay, in una prospettiva di difesa delle conquiste della rivoluzione cubana, cercando di superare le sue difficoltà che derivano da una cultura storicamente patriarcale.

Anche da queste reti, la poetessa Teresa Melo e la giornalista Paquita de Armas sono state violentemente attaccate, per la loro solida difesa della Rivoluzione.

Come femministe di Abya Yala, esprimiamo la nostra solidarietà alle nostre colleghe e la convinzione che tutte le lotte contro l'oppressione sessista, contro la discriminazione razzista, contro le politiche di odio nei confronti di lesbiche, travestiti, trans, gay, provenienti dalla cultura misogina e patriarcale, si realizzerà con maggiore capacità e forza all'interno della rivoluzione, per rafforzarla e approfondirla.

Alziamo la nostra voce per condannare chi parla di “femminismo” schierandosi contro la Rivoluzione Cubana. Diciamo loro chiaramente: "Non fatelo in nostro nome".


Le femministe di Abya Yala sanno quanto danno può arrecare alle logiche che, pur definendosi femministe, sono profondamente coloniali e controrivoluzionarie. Conosciamo le voci che hanno negato che ci fosse un colpo di stato in Bolivia. Di coloro che hanno sostenuto le iniziative contro la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela.

Nel nostro continente, dove cresce l'azione mediatica della destra, i colpi di stato misogini e reazionari, la militarizzazione della vita, la violenza femminicida e patriarcale, i massacri contro i popoli, diciamo che Cuba fa la differenza, la fa perché c'è un popolo che ha dignità, coraggio, e perché le donne di quel popolo continuano a rincuorarci con il loro canto collettivo.

Solidarietà con Mariela Castro e con le donne che, giorno dopo giorno, innalzano l'opera della Rivoluzione.
Solidarietà con i femminismi verde oliva.

Il femminismo che viviamo è rivoluzionario, ribelle, combattivo. È in prima linea nelle rivoluzioni. Non sarà un terreno fertile per il fascismo.

Senza femminismo non c'è socialismo.

Lunga vita a Cuba e alla sua rivoluzione che è anche la nostra!

Femministe di Abya Yala

da Ideologia Socialista, su internet:https://www.ideologiasocialista.it/...

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