"Femminista" non basta. Parola di Joss Whedon - VIDEO

"Odio la parola femminista". "Spero di essere chiaro, "non ho detto che odio le femministe, ho detto che odio 'femminista'. Sto parlando della parola".

Questo l'incipit del discorso di Joss Whedon alla cena annuale organizzata da Equality Now lo scorso 4 novembre, durante la quale ha ricevuto un ulteriore riconocimento per il suo lavoro come autore e scrittore.

"Voglio parlare del mio problema con questa parola", della quale, racconta, non gli piace né il suono né, soprattutto, la costuzione. Non sono "femminista", dice, ma mi piaccono le donne forti.

E continua la sua spiegazione paragonando "femminismo" a "razzismo": "Le persone che si trovano a doversi confrontare con questa parola (razzismo, ndr) ci si bloccano di fronte, rappresenta più uno stop, qualcosa di sbagliato e che abbiamo superato".

Nel caso di "femminismo", invece, non è così. Se "razzismo significa che ci sono stati dei cambiamenti in meglio rispetto a una situazione precedente", non esiste una parola del genere rispetto alle discriminazioni di genere.

Qualcuno potrebbe dire che esiste "sessismo", ma non ha questa forza; stessa cosa per "misoginia", che è considerata più una sorta di malattia o di limitatezza mentale, che non un vero problema. "Le donne sono persone, punto", o credi in questo oppure no, sintetizza Whedon.

E ci vuole una parola che identifichi il problema in maniera chiara. E Whedon propone "genderist", che possiamo italianizzare in "generista", anche se suona malino.

E cosa starebbe a significare? Che c'è stato un passato vergognoso e poi è arrivato un momento nel quale ci siamo resi conti che tutte le persone sono state create uguali. E che siamo andati oltre, che lo abbiamo superato.

Inizierete a usare "genderist"? Godetevi il video, che è anche molto divertente.