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Facebook, non c’è spazio per il 15 ottobre

Stamattina mentre giravo per i miei contatti tra i social network, ho notato una cosa. Mentre l'atteggiamento di Twitter era postivo nei confronti della manifestazione di ieri, condannando gli atti di sciacallaggio della violenza e parlando di contenuti, del buono che c'era dietro e di come organizzare le prossime iniziative evitando il peggio, Facebook non si preoccupava di tutto questo.

Là si farneticavano idiozie, soluzioni machiavelliane, strumentalizzazioni politiche e qualunquismi di vario genere. Mentre su Twitter tirava l'aria fresca del futuro, la brezza che solleva l'animo e la mente, su Facebook c'era l'aria pesante, vecchia, viziata, opprimente del presente trasformato in passato.

Discorsi da domenica mattina, sotto le coperte. Ancora il profumo di "pigiamino addosso", aliti opinabili, ognuno parla dal suo lato che è meglio. Però è bello, bellissimo parlare in quel modo, sapere che quello che devi fare, sarà tra un paio d'ore almeno ed è una pranzo di compleanno e hai tutto il tempo per far quello che ti pare - cioè relax assoluto, su salsa di ozio completo.

Va beh, roba nostra.

Si parla del più e del meno, di quello che ci mettiamo, se è freddo fuori, della roba di Roma di ieri, si apre il telefono e si commentano gli "stati" dei social network. Agghiaccianti, alcuni: straordinari gli altri.

"Scrivici un post! Dai, prima di pranzo, al volo, tanto ne abbiamo già parlato. Giusto per confermare con un esempio concreto quello che dicevamo", mi fa Dan, e continua "E' una cosa importante questa, indicativa, è un caso campione".

"No non mi va", dico io. "Per due ragioni, una che altrimenti passeremmo anche da social-network-snob, che dopo esserci beccati dei radical chic, è la diretta conseguenza" le provo a spiegare. 

"Chissenefrega", dice lei. (Ha ragione, davvero: chissenefrega.)

"E la seconda ragione, è che sto troppo bene a fare le cuccette sotto le coperte: non ne ho voglia"; ribadisco io. E siccome sono un tipo che non si lascia persuadere, allora ecco che cosa avrei dovuto/voluto scrivere se lo avessi fatto.

Aprendo i due principali - non ce ne voglia G+ - social-cosi di cui disponiamo, noi e il mondo, la differenza socio-culturale, mentale evolutiva, anche grammaticale, comunicativa e intellettuale è clamorosa. Quello che dico, premetto è la mia esperienza personale.

Su entrambi si parla ovviamente, tra il più e il meno, di come l'Italia ha affrontato l'evento #15oct. Le manifestazioni, la gente, la piazza, i sassi, i manganelli, le fiamme, i danni. E' ovvio, ripeto, quanto giusto che se ne parli. Ma l'approccio. L'approccio è abissalmente diverso. 

Se su Twitter leggi roba interessante e intelligente, di gente indignata contro i violenti, che però sa bene il senso vero della manifestazione; che sottolinea le differenze, che parla dei contenuti, della sostanza, che approfondisce, critica, commenta e approfondisce ancora, e poi racconta delle emozioni e delle sensazioni, del cattivo umore per tutto quel bello andato in fumo, del solito modo di strumentalizzare, degli errori del passato che si sono ripetuti e che si è sbagliato per l'ennesima volta. E poi ancor del bello, che protestare e indignarsi è giusto e legittimo, di cultura, di mondo, di internazionalismo, di fiori, di fiamme, di caschi e manganelli, di tutto.

Su Facebook no! Il qualunquismo domina. Un qualunquismo vecchio, pesante, opprimente. Ripetitivo, strumentalmente banale. Banale e banale. Mai uno che dica qualcosa di interessante, stimolante, anche se opinabile, anche se commentabile, anche se non del tutto condivisibile. Su FB non trovi uno spunto di riflessione. C'è gente che parla di cose che non ha nemmeno sentito dire: semmai le ha captate, per sbaglio, con l'orecchio distratto e la testa vuota. Pressappoco. No si pensa. Non si ragiona, non si ascolta. Non c'è niente di interessante. Davvero!

Agghiacciante differenza. Tra un mondo che va a cento all'ora, dove si costruisce il futuro e uno fermo nel presente e con tutti i pessimi vizi del presente. 

Certo, voi potrete dire che ognuno ha i contatti che si merita, che se abbiamo amicizie di Facebook tarate, perché continuiamo a tenerle. Tutto giusto, magari - anche se poi i rapporti, si basano e si costruiscono anche su altre cose e non solo sulle visioni socio evolutive, anzi.

In più c'è da considerare l'attenuante del paesetto, e non per difendere nessuno, ma la testa te la apri se hai voglia di aprirtela, e bla bla bla, ma anche se sei in un contesto favorevole. 

Però ho fatto un giro per molte bacheche prima di scrivere, e vi assicuro che più o meno il clima è quello. Purtroppo. 

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