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Facebook e privacy: è legittimo l’uso pubblico delle foto degli utenti?

Le foto pubblicate sul profilo Facebook di Melissa Bassi, 16 anni, morta durante l'esplosione di Brindisi, sono state riprese da quasi tutti i maggiori giornali italiani. Si tratta di un uso legittimo, sul piano giuridico? Intervista a Guido Scorza. 

Il terribile attentato che si è consumato a Brindisi sabato 19 maggio, davanti all'istituto professionale "Morvillo-Falcone" oltre a grandi questioni civili e politiche ha anche amplificato domande e dubbi che già da un pò in molti hanno rispetto all'uso di immagini pubblicate sui social-network da parte dei media.

I maggiori quotidiani italiani alla notizia della morte di Melissa Bassi, 16 anni, non hanno esitato a pubblicare gallery che riprendevano le foto della giovane dal suo profilo Facebook. È il caso di Repubblica che però ha scelto di oscurare gli occhi della giovane e delle amiche; è il caso de La Stampa, che ha usato una foto di Melissa così come appare sul suo profilo Facebook; è il caso anche del Corriere della Sera o di QN e, anche, di Globalist. In generale l'immagine di Melissa viene usata, anche solo per illustrare il pezzo. Altri esempi qui: Il Messaggero e il Mattino, il Giornale e Libero. Non lo fanno il Sole24Ore, l'Unità, il Post e Linkiesta. (L'elenco non vuole essere né esaustivo, né accusatorio). 

La foto utilizzata più spesso è una "cover foto" della giovane. Il profilo di Melissa, infatti, è "chiuso": la ragazza aveva bloccato la diffusione dei suoi album ai non amici. Le "cover foto", invece, restano visibile nella nuova timeline di Facebook, diversamente da quanto avviene per gli album. 

A questo proposito anche il Garante della Privacy ha fatto sapere, sabato 19 marzo in serata, che occorre «il più rigoroso rispetto per le persone, tanto più se minori», invitando i media ad astenersi dal pubblicare immagini dei ragazzi coinvolti, soprattutto, «nell'utilizzare foto messe in rete dagli stessi ragazzi per condividere momenti della loro vita». 

Sulla questione abbiamo fatto qualche domanda a Guido Scorza, avvocato e dottore di ricerca in Informatica giuridica e Diritto delle nuove tecnologie e docente in diversi atenei. Il suo blog è qui.

Un giornale o può prendere foto da Facebook e ripubblicarle? 
Difficile dare una risposta valida per tutte le stagioni. In linea di principio no. Ogni immagine è coperta - o almeno può essere coperta - dai diritti d'autore che competono al fotografo o all'utente che l'ha scattata. Inoltre se la foto ritrae una o più persone, l'immagine contiene altresì dati personali dei soggetti che vi sono ritratti. Infine c'è da considerare il diritto all'immagine dei medesimi soggetti ritratti.


Un insieme di diritti, dunque, su ogni immagine pubblicata. I titolari dei diritto d'autore e di quello alla privacy sono, almeno di norma, in condizione di stabilire chi e per quali finalità può utilizzare le immagini, fornendo indicazioni in tal senso, direttamente online e/o eventualmente chiarendo uno speciale regime di licenza. La mera pubblicazione di immagini in un profilo non consente di presumere nessuna volontà di libero utilizzo. Tali principi di carattere generale soffrono, naturalmente, talune eccezioni tra le quali la libera utilizzazione delle immagini per ragioni di cronaca. A tal fine è, ovviamente, necessario che la finalità informativa sussista effettivamente. 

Se si tratta di foto di minori cosa si può aggiungere?
Vale quanto detto sopra salvo che si tratti di immagini di minori, ipotesi nelle quali le immagini non sono pubblicabili e se pubblicate devono contenere il mascheramento del loro volto.

Per la ripresa della foto non ci vuole il consenso dei genitori almeno? 
Siamo di fronte a scelte di opportunità. In linea di principio quelle immagini non dovevano essere diffuse salvo che la loro diffusione non risultasse indispensabile per finalità di cronaca il che, sfortunatamente, non mi sembra fosse sostenibile. Quella di prendere foto dai social network e sbatterle in copertina è purtroppo una tentazione alla quale in pochi sanno resistere. 

Quindi ogni volta che pubblichiamo su Facebook delle foto, c’è il rischio che diventino di uso pubblico se scatta l'interesse giornalistico?
«Diventano utilizzabili per finalità giornalistiche qualora ricorrano finalità informative, ma mai di dominio pubblico». 

di Francesca Barca

Credits Foto: Birgerking/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 19:17

    comincio da ciò che ho scritto per concludere:
    "... in quest’articolo ci si pone il problema di una persona la cui privacy invece non può più essere violata, perchè -drammaticamente- quella persona non c’è più."

    a me sembra che tutta questa storia della privacy sia una colossale presa in giro.

    Si è cominciato a parlare di privacy dopo che si è saputo che Echelon registra tutte le telefonate e tutte le e-mail del mondo.

    Da quando ho un telefono cellulare ci sono persone che sanno perfettamente in quale zona mi trovavo ad una certa ora di un certo giorno di un certo anno.

    Ci sono browsers e siti che sanno perfettamente quali siti io ho visitato, per quanto tempo, cosa ho aperto e cosa ho scaricato.

    Malgrado inviti graditissimi, ho scelto di non stare nè su facebooksu altri social network, ma so benissimo che lì ci sono foto mie e opinioni mie. Sono certo che queste informazioni vengono utilizzate e commerciate.

    Sappiamo che facebook non cancella mai (trattiene sempre copia di ) ciò che invece un utente vorrebbe cancellare.
    Tutto ciò significa spionaggio sistematico e sistematica violazione della privacy delle persone.

    E in quest’articolo ci si pone il problema di una persona la cui privacy invece non può più essere violata, perchè -drammaticamente- quella persona non c’è più.

    sbaglio io, a sentirmi preso in giro?

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