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FIAT. Cara Emma, arrivederci e grazie

“Cara Emma, arrivederci e grazie”. Si potrebbe sintetizzare così la lettera con la quale Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, annuncia ad Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani, l’uscita della Fiat da Confindustria a partire dal prossimo primo gennaio.

Marchionne, che già a giugno aveva ipotizzato l’abbandono di Confindustria “in assenza di ulteriori passi sull’esigibilità” in seguito all’accordo siglato da Cgil, Cisl e Uil con la stessa Confindustria, sottolineava la “necessità di disporre di regole che garantiscano certezze”. Le certezze delle quali Marchionne sentiva un così forte bisogno sono puntualmente arrivate grazie all’articolo 8 della manovra di bilancio del Governo che stabilisce la derogabilità dei contratti collettivi nazionali in favore di “contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale”.

L’istituzionalizzazione del ricatto ai lavoratori si è realizzata in tutta la sua meschinità e Marchionne, che in tempi non sospetti aveva dichiarato “senza Italia faremo meglio”, doveva essere rimasto contento del provvedimento. Il povero Sergio non deve preoccuparsi: se il Governo continuerà in questa direzione dell’Italia non rimarrà nemmeno il ricordo, anche grazie all’articolo 8 che riporta indietro il diritto del lavoro di più di mezzo secolo.

Non devono essere piaciute a Marchionne le recenti esternazioni della Marcegaglia su un Governo incapace di dare risposte concrete alla crisi e di proporre misure per la crescita che evitino che il Paese affondi. “Per noi la Confindustria politica ha zero interesse” ha dichiarato Marchionne ieri. Il fatto che siano di fatto incalcolabili gli aiuti che la Fiat ha ricevuto negli ultimi anni dal Ministero dello Sviluppo economico per tenere aperti gli stabilimenti di Pomigliano, Termini e Mirafiori, fa venire il dubbio che un qualche interesse politico di Fiat ci fosse eccome e che il piano di rilancio, più volte annunciato da Marchionne ma che ancora il Paese aspetta di poter vedere, sia solo un altro modo per fare cassa.

Prendi il bottino e scappa.

Qualcosa, in ogni caso, ha davvero fatto arrabbiare il povero Sergio. Forse gli accordi firmati da Confindustria e sindacati a settembre che a suo dire limiterebbero le potenzialità dell’articolo 8. A Marchionne deve essere sembrata una cosa strana, fuori dal normale, vedere un leader degli industriali che trova un accordo con i sindacati in un momento di crisi economica che sta trascinando a picco l’industria italiana. Tanto che, in riferimento all’articolo 8, ha dichiarato di non volere “sfumature prese da qualcuno sul significato del provvedimento”. Al povero Sergio, insomma, stanno strette le regole. O almeno tutte quelle che non lo lascino libero di non rispettarne nessuna.

di Serena Gennaro

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