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Europa: il boomerang delle sanzioni alla Russia

Pochi giorni fa, il ministro dell'Energia belga Tinne Van der Straeten ha chiesto all'Unione europea di ridurre le importazioni di gas russo e di eliminare del tutto i combustibili fossili entro il 2027.

Questa richiesta sembra essere in perfetta linea con le sanzioni che il Consiglio europeo ha adottato dall’inizio della “operazione speciale” russa in Ucraina. Eppure, il Belgio è attualmente il terzo più grande importatore di gas naturale liquefatto russo. Se fosse veramente ridotta o, peggio ancora, eliminata la fornitura del gas russo, sarebbe proprio il Belgio a pagarne le conseguenze più disastrose. Infatti, il Belgio rappresenta globalmente il 17% delle esportazioni della Russia, dietro solo a Cina e Spagna.

Anche ammesso che si sostengano le sanzioni sul carburante russo, uno stop totale alle forniture è improbabile che accada; primo perché richiederebbe il sostegno unanime di tutti i membri dell'UE, e ciò sarà impossibile. Pochi giorni fa il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha ammesso che il gas russo è difficile da sostituire, sottolineando che non solo è più economico di qualsiasi altro gas, bensì è ancor più importante pensare al modo in cui il sistema di gasdotti è organizzato in Europa, ed è proprio questo aspetto che lo rende difficile da sostituire.

Nessun cenno sull'economia europea che è sull'orlo del collasso totale, i media fanno slalom clamorosi pur di non affrontare l’argomento delle “sanzioni boomerang”, e forse la Germania ha già superato il punto di non ritorno. Nessuno parla di questo percorso suicida, per ordine degli “amici” di Washington che vogliono morti gli ucraini e falliti gli europei. La leadership europea è completamente assoggettata alla politica estera scellerata degli Stati Uniti, siamo ormai la colonia sacrificabile fino al punto di non ritorno, rischiando una crisi che difficilmente è stata vista nella storia recente, a parte la crisi finanziaria dei subprime del 2007/2008, tra l’altro scoppiata negli Stati Uniti che ha avuto gravi conseguenze sull'economia mondiale (da notare che sono sempre i nostri “amici” americani a fare disastri in giro).

Che le sanzioni alla Russia siano una farsa e che non funzionino lo dimostra un aumento considerevole dell’import di materie prime dalla Russia da parte dei paesi europei, in primis il gas e altri combustibili, Italia compresa. Il Guardian scrisse qualche giorno fa:

"I paesi dell'UE hanno acquistato 22 milioni di metri cubi di GNL russo tra gennaio e luglio 2023, rispetto ai 15 milioni nello stesso periodo del 2021".

L'acquisto di gas russo, quindi, registra un aumento di un terzo nel 2023 rispetto allo stesso periodo del 2021, ma queste cifre non vengono divulgate dai media schiavizzati dal sistema occidentale, e non è solo il gas che continuiamo a comprare dalla Russia, bensì ci sono altri cento e passa prodotti essenziali che proseguiamo a importare dalla Russia in quantità sempre maggiori nonostante le sanzioni.

Per esempio, nel 2022 abbiamo importato dalla Russia:

  • Combustibili minerali, oli, prodotti di distillazione $ 155,87 miliardi
  • Ferro e acciaio $ 5,91 miliardi
  • Perle, pietre preziose, metalli, monete $ 3,70 miliardi
  • Nichel $ 3,39 miliardi
  • Alluminio $ 2,99 miliardi
  • Rame $ 2,94 miliardi
  • Prodotti non specificati secondo il tipo $ 2,77 miliardi
  • Fertilizzanti $ 2,70 miliardi
  • Prodotti chimici inorganici, composti di metalli preziosi, isotopi $ 2,26 miliardi
  • Legno e lavori di legno, carbone di legna $ 1,70 miliardi
  • Prodotti chimici organici $ 1,31 miliardi
  • Pesci, crostacei, molluschi, invertebrati acquatici $ 990,39 milioni

Evito di citare gli altri novanta prodotti per restare breve.

Ma diamo un’occhiata al seguente grafico.

Si vede come nel 2013 vi fu record di import di prodotti russi, seguito da un debole calo nel 2014, di contro nel 2015 troviamo un crollo e una lieve ripresa negli anni successivi. Il punto più basso si registra nel 2020, non certo per la guerra in Ucraina bensì per il Covid, poi c’è una ripresa nel 2021 e una crescita nel 2022. Alla fine dell’anno avremo un 2023 con il risultato di aver pagato alla Russia ancora più soldi degli anni precedenti. Alla faccia delle sanzioni!

In pratica la gente viene ingannata, l'Europa sa benissimo che non può vivere senza importazioni dalla Russia, quindi, a cosa servono le sanzioni? E a chi servono?

Un'altra domanda viene spontanea ed è più che legittima: perché la Russia vende ai paesi sanzionatori?

La Russia non ha davvero bisogno dell'Europa e degli Stati Uniti per il commercio e la sopravvivenza economica; l'addetto stampa del presidente Putin, Dmitry Peskov, ha recentemente affermato che la Russia sta andando molto bene e sta crescendo a velocità supersonica, nonostante le sanzioni occidentali.

Infatti, a valutare compiutamente la situazione economica russa, leggendo soprattutto i giornali esteri e non quelli italiani che sono ormai di regime, si evince che la Russia è ben integrata nel complesso asiatico. Tra l’altro è uno dei cinque paesi fondatori dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud-Africa), organizzazione che da gennaio 2024 vedrà la partecipazione di altri sei paesi portando il BRICS a quota undici (entreranno gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita, l'Iran, l'Argentina , l'Egitto e l'Etiopia). Ma altri paesi bussano alla porta del BRICS, il che renderà l’organizzazione la più forte al mondo, se già non lo sarà con gli 11 citati. Difatti con la nuova configurazione, il BRICS coinvolge ben oltre i 4 miliardi di persone, che sono il 53% del totale degli abitanti della Terra.

Ma la Russia non è solo questo, è anche un attore chiave nel Sud del mondo che diventa sempre più importante sulla scena globale e ha buoni rapporti con molti paesi africani, con cui collabora dal punto di vista commerciale ed economico, senza contare la fornitura di armamenti a quei paesi che odiano l’occidente, la Francia coloniale in primis.

Altresì, le importazioni di uranio da parte degli Stati Uniti e dell'Europa dalla Russia sono un altro foglio non scritto e notizie raramente pubblicate dai nostri media. La Russia ha venduto circa 1,7 miliardi di dollari in prodotti nucleari a imprese negli Stati Uniti e in Europa, e questo nonostante le rigide sanzioni occidentali. Gli Stati Uniti hanno raddoppiato l’import di uranio russo, si parla di ben 416 tonnellate nella prima metà dell'anno, più del doppio della quantità per lo stesso periodo nel 2022 e il livello più alto dal 2005 a oggi.

Da una parte gli Stati Uniti obbligano l’Europa a rinunciare all’acquisto di prodotti russi, dall’altra loro continuano come niente fosse a fornirsi di materiale strategico dalla Russia, anzi, raddoppiano gli ordini.

Ci si può interrogare sulla serietà degli Stati Uniti e dell’intero occidente su tutte queste vicende, e si può comprendere solo che la storia delle sanzioni, in realtà, sono solo propaganda, pubblicizzate ma non attuate.

Questo è il “serio” occidente, libero e democratico, evoluto e civile?

Il mondo intero deve svegliarsi; i popoli dei paesi occidentali, la cui democrazia è stata a lungo abolita perché calpestata dalle tiranniche potenze finanziarie più che da quelle politiche, devono opporsi a questa leadership impreparata e suddita di un leader del mondo libero che stringe mani invisibili e che vaneggia con discorsi insulsi e impropri. Serve inventare alternative a questi imperi finanziari corporativi e costruire un mondo di pace e armonia al di fuori della matrice dittatoriale.

Attenti noi, il BRICS potrebbe essere questa alternativa?

Se così fosse, allora sì che gli Stati Uniti, con la loro moneta stampata oltre misura per pagare gli scambi commerciali che probabilmente poi non verrà più usata, e soprattutto l’Europa, saranno spacciati.

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