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Eruzione in Islanda: il vulcano potrebbe salvarci...

Eruzione in Islanda: il vulcano potrebbe salvarci...

1.7 miliardi di dollari. Questa cifra è l’ammontare delle perdite economiche risultanti dal blocco del traffico aereo internazionale in una settimana di eruzione del vulcano islandese.

 

Circa un miliardo e mezzo di euro andati in fumo, nel solo comparto aeronavale. Per non parlare di affari saltati per aria, businessman bloccati in qualche aeroporto. Politici internazionali costretti a girovagare per tentare di tornare a casa o raggiungere una meta stabilita in agenda.

Una catastrofe. Ambientale da un lato. Economica dall’altra.

Mai come ora, la Terra trema, erutta e smotta. Catastrofi su catastrofi si aggiungono in un calendario sempre più fitto di eventi spesso drammatici.

Haiti è rasa al suolo. L’Abruzzo attende l’inizio di una ricostruzione che non inizia mai Il Sud smotta ad ogni latitudine. Insomma: c’è di che non dormire la notte. E c’è di che riflettere alquanto.

Migliaia le persone che trovano la morte in un attimo per un qualche evento “naturale”. Di quella natura che probabilmente ci sta presentando il conto salatissimo di una incuria umana che ne ha strappato tutti gli equilibri..

Siamo “padroni di casa” osceni, su questo Pianeta. Ci comportiamo da Lords in casa nostra, per poi usare come un cassonetto dell’immondizia l’ambiente circostante in cui viviamo. Anche questa è una bizzarria tutta umana.

L’eruzione in Islanda dell’impronunciabile vulcano Eyjafjallajökul, ha fra l’altro in qualche modo segnato un punto storico: stiamo assistendo a ciò che può accadere se, in un caso del tutto non controllabile come una eruzione vulcanica di proporzioni spaventose, all’improvviso il Mondo sia costretto a fermarsi.

Una ecatombe. Denaro perso a fiumi, ad affamare le già affamate casse di troppe nazioni. Imprese in ginocchio. Prezzi al consumo alle stelle: avete notato l’impennata immediata sul costo della benzina avvenuto in questi giorni? “Colpa” anche del vulcano islandese.

Più evolviamo, più in realtà torniamo indietro a grandi passi. Siamo una Società grandemente evoluta ma in realtà solo a parole e sulla carta.

Non siamo in grado di gestire un evento naturale di proporzioni importanti. Dipendiamo dai trasporti, dalle nuove abitudini, dall’andare veloci, dal non considerare più lo Spazio ed il Tempo, quasi si sia trovato il modo di attraversare tutto come in un teletrasporto.

Eccoci qui: fermi, inerti, bloccati. Un vulcanoci ricorda quanto siamo piccoli ed indegni di abitare un luogo favoloso come la Terra. Ci ricorda con i suoi lampi di fuoco e le lingue di magma, come tutto appare inutile e perverso, di fronte ad un evento del tutto...Naturale.

Forse è il momento di fermarci. Almeno a riflettere.

Il correre perverso verso un incredibile Nulla - “regalo” del secolo trascorso - ci sta tirando per il collo e ci avvisa che non è questo il modo. I modi. I tempi.

Stiamo percorrendo una strada ad occhi bendati. Col freno rotto. Con il pedale dell’accelleratore bloccato a tavoletta. Impossibile salvarsi, a meno di tirarsi via la benda e finalmente guardare, sentire, considerare e riconsiderare.

E’ un obbligo, un dovere, un diritto. Qualcosa che non possiamo più procastinare.

Riconoscere i Segni della Terra, potrà essere un modo per reinterpretare tutto. E magari, per avviare un processo non di ritorno al passato, bensì di nuove visioni e strade percorribili senza dover usare scale, risalite, deviazioni ed ascensori.

Torniamo alla semplicità: potremmo scoprire un Mondo che oggi, incredibilmente, ci appare del tutto nuovo e diverso.

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