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 Home page > Tribuna Libera > Erdogan-Renzi: quando il dieci conta più del quaranta

Erdogan-Renzi: quando il dieci conta più del quaranta

Mettere sul medesimo piano, o meglio, nel medesimo piatto, la Turchia di Erdogan e l'Italia renziana può apparire esercizio azzardato persino oltre il classico volo pindarico. Eppure, a pensarci bene, qualche analogia si può trovare. Continuando a ragionarci, sembra addirittura possibile riconquistare il concetto di democrazia.

Da Craxi in poi siamo stati bombardati da considerazioni secondo le quali chi ottiene la maggioranza, non importa se relativa o assoluta, debba governare, punto e basta. Il concetto si estremizza con le leggi elettorali inventate dai vari governi succedutisi, i quali, ispirandosi a quanto detto prima e ricattando il Parlamento a colpi di voti di fiducia, hanno plasmato a loro uso e consumo la normativa nell'illusione di bloccare l'avversario che spesso non è il diretto concorrente politico, ma l'intero corpo elettorale.

Come considerare altrimenti il "porcellum" e, oggi, il suo figlio minore partorito da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, ma che continua a mantenere le liste bloccate, pur nella finzione di una modifica della precedente normativa già riconosciuta incostituzionale?

Ma torniamo alla ragione del titolo. Che cosa hanno da spartire Erdogan e Renzi? Se prendiamo il dato elettorale turco e quello italiano della Liguria e non solo, troviamo la risposta. Erdogan ambiva alla maggioranza assoluta per plasmare la costituzione a suo uso e consumo trasformando un sistema democratico, o comunque vicino al concetto di democrazia, in uno stato totalitario. Il dieci per cento, o poco più, del partito dei curdi e dei loro alleati ha sconfitto le aspirazioni totalitarie di Erdogan. Questo è il concetto di democrazia: bloccare col solo potere del voto ciò che può diventare un pericolo, nonostante la percentuale di quel voto sia minoritaria.

Qualcuno tra i più realisti del Re eccepirà: "Sì, vabbeh, ma cosa c'entrano le recenti elezioni in Liguria e l'Italia renziana con tutto questo? Non siamo mica la Turchia!". È vero, non siamo la Turchia, ma il dieci per cento conquistato dalla sinistra in Liguria ha fatto calar le brache a Renzi tanto da lasciarlo metaforicamente in mutande, come il dieci per cento sperimentato da Erdogan. In un primo momento il Matteo mai eletto si è scagliato contro coloro i quali, a sinistra del PD, hanno "regalato" la regione Liguria a Forza Italia, poi, dopo le considerazioni piovutegli addosso da più d'una parte e per niente contestabili, ha fatto outing riconoscendo le proprie colpe senza però arrivare sino in fondo. Attende forse le conclusioni delle indagini della magistratura sulle primarie del PD e sull'inquinamento di quel voto, amenità varie comprese?

Altri realisti proveranno ad argomentare che, contrariamente alla Turchia, esiste in Italia una opposizione del venti per cento, per nulla propensa ad accordarsi col potere renziano. Niente di più errato. L'opposizione del M5S è finta. Il movimento è, come da statuto, una organizzazione privata di proprietà di Grillo e pochi altri, parenti compresi, i cui aspetti economici prevaricano quelli politici come ampiamente documentato in rete. Ne consegue che i cosiddetti grillini sono praticamente gli aderenti a qualcosa che non ha corrispondenza in nessuna parte del mondo se non in Italia dove il trasformismo politico arriva addirittura a tali aberrazioni. Stare all'opposizione è per loro un affare, e così sia.

È sperabile per l'Italia la costruzione di una forza politica del dieci per cento e oltre, tale da convincere (e costringere) il PD a liberarsi di Renzi e del renzismo impedendo derive autoritarie così come il partito curdo ha saputo fare in Turchia bloccando le illusioni autoritarie di Erdogan. Per concludere, Erdogan e Renzi uniti dal medesimo destino: il dieci per cento, cioè l'irrinunciabile percentuale della democrazia.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr

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