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 Home page > Tribuna Libera > Erano i tempi in cui fumare...

Erano i tempi in cui fumare...

Erano i tempi in cui si mandavano i bambini a comprare le sigarette, adesso sarebbe un reato, roba da sfruttamento minorile e incitamento al consumo di droghe. Mio padre comprava le Pack e a me piaceva tanto quel pacchetto azzurrato con un blocco di ghiaccio polare stilizzato. Almeno io me le ricordo così, non posso fare una ricerca su Internet per verificare, non sarebbe giusto tradire la memoria naturale con quella artificiale. Credo che non esistano più le sigarette Pack, almeno non le ho sentite più nominare e non le ho mai viste in mano ai miei amici fumatori. Io di sigarette ne ho sempre capito poco, per fortuna, bere e fare altro mi piace, qualche vizio ce l’ho, ma il fumo mi manca. E mi va bene così. A volte mio padre comprava pure le Astor, che erano parecchio belle pure loro, pacchetto marrone, in primo piano un signore inglese vestito di tutto punto, un lord a mezzo busto, come un presentatore televisivo. Forse era un baronetto inglese il signor Astor, mica lo so, forse era solo un modo per venderle meglio ed erano sigarette italiane come tante, di sicuro costavano poco, ché mio padre non aveva soldi da buttare.

“In questa casa mica si lega la vigna con le salsicce!”, diceva sempre. E io ci rimuginavo parecchio su quella frase. Immaginavo un contadino mentre legava i tralci di viti ai filari grazie a interminabili salsicce. Mi sembrava una scena proprio buffa. Capitava che ridessi. “C’è poco da ridere” continuava mio padre “non c’abbiamo mica i beni al sole!”. Pure questa cosa dei beni al sole mi faceva sbellicare dalle risate, mi veniva in mente Paperon de’ Paperoni con il forziere aperto e le monete sparse sulla spiaggia in un giorno d’estate.

Pensieri d’un bambino, certo. Pensieri che vengono da tempi lontani, quando i tabaccai vendevano sigarette ai ragazzini, senza far tante storie, mica ti chiedevano la carta d’identità come oggi, pure se hai quindici o sedici anni. Tanto si sapeva che erano per il padre o per la madre, anche se negli anni Sessanta le donne fumavano poco e di nascosto, non stava bene, era da donna poco seria fumare in pubblico, farsi vedere con la sigaretta accesa. Erano i tempi in cui poteva capitare persino che tuo padre ti mandasse a comprare le sigarette di contrabbando che un albergo di infima categoria smerciava sotto prezzo. Erano i tempi che si fumava nei cinema e ti dovevi sorbire in silenzio l’ultimo 007 avvolto in una nuvola di fumo. Era una cosa da selvaggi ma ci sembrava normale avvelenarci i polmoni per colpa d’un vicino di posto.

Ricordo le polemiche feroci quando vietarono il fumo nelle sale, con i gestori a dire adesso nessuno andrà più al cinemaadesso dovremo chiudere, invece mica è accaduto, in compenso il pericolo c’è adesso, ma per colpa della televisione, mica del divieto di fumare. Erano i tempi in cui si viaggiava senza casco, non serviva la patente per il motorino, si andava in tre sulla vespa carichi di pacchi e quando veniva l’estate si metteva in mezzo frigorifero e ombrellone. Le automobili erano un sogno per pochi, ma sarebbero arrivate, insieme a quello che i giornali chiamavano miracolo economico, una cosa strana che mio padre non capiva. “Tutti dicono che c’è il boom, ma a noi ci deve aver scansato”, diceva. Il boom è stato l’inizio della fine. Ma allora mica lo potevamo sapere.

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