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Emergency, situazione ancora in stallo

L’inviato della Farnesina, Massimo Iannucci ha rilasciato delle dichiarazioni sullo stato dei 3 operatori italiani di Emergency (Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani), arrestati con l’accusa di terrorismo dalle autorità afghane ed ora detenuti a Kabul.

"L’obiettivo dell’incontro, previsto dalle prerogative della Convenzione di Vienna, era espressamente legato alla verifica delle loro condizioni fisiche (...) loro mi hanno confermato che non avevano lamentele particolari riguardanti gli interrogatori, il vitto e la qualità dell’alloggio". La palazzina dove sono alloggiati i tre cooperanti è "nuova di zecca", con cespugli di rose nel giardino, e servizi che sembrano efficienti". "L’incontro di un’ora, in inglese per non creare complicazioni procedurali, è stato individuale, uno dopo l’altro, e in presenza del direttore della struttura detentiva" riconosciuta come "n.16", generale Mohsen Taher.

Le dichiarazioni dei 3 detenuti potrebbero non corrispondere alle loro reali condizioni. Le autorità Afghane non sono famose per il rispetto dei diritti umani e torture e violenze sui prigionieri sembrerebbero non essere una "rarità" nelle strutture detentive afghane.

I 3 operatori di Emergency, quindi, potrebbero essere costretti a rilasciare testimonianze "positive" sulla loro detenzione per evitare il rischio di "punizioni" di qualche genere.
 
Solo ipotesi ma piuttosto realistiche. Comunque ci confermeranno quanto detto una volta che saranno rilasciati, ammesso che non capitino "incidenti" mortali ai prigionieri o che le accuse non siano confermate...

Per l’eventuale rilascio, forse, bisognerà aspettare molto.
Le leggi speciali antiterrorismo,in Afghanistan, prevedono (dopo la convalida dell’arresto) 48 ore di tempo per interrogare gli arrestati. Poi il codice prevede 15 giorni più altri 15 per ulteriori indagini, che però possono essere prorogati di due mesi nella prima fase, di altri due in una seconda e di cinque in una terza.

Intanto l’ipotesi del complotto ai danni di Emergency non perde credibilità.
Secondo la ricostruzione dei dirigenti di Emergency ci sarebbe stato un’allarme bomba nelle ore precedenti all’irruzione, nell’ospedale di Lashkar Gah, delle forze di sicurezza afghane.

Allarme che avrebbe costretto il personale ad allontanarsi per diverse ore dalla struttura, tempo che potrebbe aver permesso ad eventuali cospiratori di sistemare i cartoni contenenti armi ed eplosivi nei magazzini della struttura ospedaliera, in modo da incolpare gli operatori di questa ONG di terrorismo.

Queste, per ora, sarebbero solo ipotesi ma sembrano essere ben più realistiche delle accuse ai danni degli operatori di Emergency.

Questa vicenda,quindi, è tutt’altro che finita. Quali altre "sorprese" potrebbe riservare il futuro su questa intricata storia? Viste le premesse non c’è da aspettarsi nulla di buono.
 

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