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Elezioni nelle Filippine, l’occasione per proteggere i diritti umani

Il 9 maggio 67 milioni di filippini si recheranno alle urne per eleggere presidente, vicepresidente e altre istituzioni nazionali e locali.

Negli ultimi sei anni, sotto la presidenza di Rodrigo Duterte (nella foto), la situazione dei diritti umani è drammaticamente peggiorata, a tal punto che il Tribunale penale internazionale ha ritenuto doveroso avviare un’indagine.

Migliaia di persone, soprattutto tra le fasce più povere della popolazione, sono state uccise dalla polizia nel contesto della cosiddetta “guerra alla droga”.

Attivisti politici, difensori dei diritti umani, leader dei popoli nativi, avvocati e altre persone che avevano espresso critiche nei confronti del governo sono state minacciate, aggredite, arrestate e in molti casi uccise dopo che erano finite nelle “liste rosse” di presunti sostenitori del movimento comunista.

Ai candidati alla presidenza, Amnesty International ha sottoposto un’agenda per i diritti umani basata su otto richieste: correggere le acute disuguaglianze, porre fine all’impunità, rafforzare il servizio sanitario pubblico, proteggere i diritti dei gruppi marginalizzati, garantire la libertà d’espressione, i diritti dei lavoratori, la giustizia climatica e il diritto all’istruzione.

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