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Elezioni, l’ambigua mescolanza tra partiti e associazioni

Potrebbe risultare un grave errore quello che sta avvenendo in alcuni Municipi romani dove numerosi componenti di vari comitati e associazioni di quartiere si sono messi nelle liste elettorali inseguendo gli scranni del consiglio municipale.

È una malattia che affligge la società civile, il trasformismo di quei gruppi di cittadini attivi e ambientalisti che, in tempo di elezioni, si trasformano in sezioni di partito e si presentano con loro candidati per puntare verso la politica a gettoni del Consiglio Municipale.

Saranno senza dubbio brave persone, ma sinceramente, non entusiasma un consiglio municipale fatto di liberi professionisti e impiegati che, sponsorizzati da comitati schierati, si prestano alla politica cavalcando l'ondata di moda delle cosiddette "facce nuove". Sarebbe, a mio avviso, importante mantenere una distinzione netta di ruolo tra politica dei partiti e associazionismo.

È questa ambigua mescolanza che ha contribuito al degrado del territorio e ha impedito la nascita di anticorpi contro l'invadenza clientelare e il voto di scambio. Quando i comitati di quartiere, le associazioni, le cooperative, i comitati sindacali della Salus e persino i consigli pastorali, si affiliano a qualche lista e fanno campagna elettorale nella speranza di benefici per un settore specifico o per un pezzetto di territorio, sopraggiunge una certa tristezza.

In questo modo perdono tutti, perde anche la politica municipale che sarà indebolita dall'assenza di una cittadinanza attiva, vera e reale. Si perde anche quella funzione di pungolo delle associazioni e si entra nell'ottica che ogni impegno per il territorio non può prescindere dall'appartenenza ad un colore politico.

Sarebbe auspicabile, invece, superare l'idea che, per far riparare le buche, o illuminare la strada di un quartiere, o difendere un ambulatorio o una clinica a rischio chiusura, occorra eleggere un candidato diretta espressione di quell'interesse particolare. Chi siede in Municipio non dovrebbe essere portatore di piccoli interessi specifici ma dovrebbe avere a cuore il bene comune di ogni angolo del Municipio.

Per questi motivi, coloro che fanno politica apertamente e con passione e onestà potrebbero dare maggiori garanzie rispetto a quei candidati, cosiddetti "civici", che hanno usato i comitati come trampolino di lancio verso la politica, tradendo così la mission sociale alla quale avevano aderito.

 

 

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