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Elezioni Germania, la difficile eredità della Merkel

Laschet, Scholz e Baerbock sono i tre candidati a succedere alla leader cristiano democratica che ha contraddistinto la politica tedesca ed europea degli ultimi sedici anni. Sembra esser finita l'era della Grande Coalizione, la “GroKo” ma occorrerà un'alleanza tra tre partiti, e l'esito non è scontato.

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L’andamento dei sondaggi

Domenica 26 settembre si terranno le elezioni per il rinnovo del Bundestag, il parlamento federale tedesco. La corsa per la carica di Cancelliere è essenzialmente a tre: correranno i cristiano democratici (CDU-CSU), i socialdemocratici (SPD), che attualmente formano la Große Koalition, e i Verdi (Grünen), anche se quest’ultimi sembrano essersi defilati nelle ultime settimane, e la partita per la cancelleria sembra esser diventata una corsa a due. Gli altri partiti, che concorreranno a formare la dieta sono gli estremisti di destra di Alternative für Deutschland (AFD), che nell’assise in scadenza hanno eletto 88 deputati; i liberali di Freie Demokratische Partei (FDP), che nei quattro anni precedenti hanno raggruppato 80 eletti; la sinistra massimalista di Die Linke, che è in corsa per entrare nel nuovo esecutivo, e che ha portato 67 membri.

A pochi giorni dalle urne i sondaggi stanno premiando Olaf Scholz (SPD), che è un socialista moderato, che per via della sua militanza nel governo, oggi è percepito come l’erede naturale di Angela Merkel, la potentissima Cancelliera tedesca, che ha dato il suo addio dopo sedici anni di governo.

Durante la campagna elettorale Scholz ha dichiarato che non vuole allearsi di nuovo con la CDU, motivo per cui è molto probabile, il condizionale è d’obbligo, che non sarà riproposta la grande coalizione, la “GroKo”. Ecco dunque che le strade che porteranno al nuovo esecutivo si fanno più delineate e differenziate rispetto agli ultimi quattro governi, in cui fatta eccezione la seconda esperienza di Frau Merkel, quella dal 2009 al 2013, la “Groko” ha avuto luogo.

Necessaria una coalizione a tre

Sarà molto probabilmente necessaria una coalizione a tre in cui i Verdi sembrano essere l’ago della bilancia assieme a un partito minore. In Germania le coalizioni prendono il nome dei colori: c’è la coalizione “semaforo”, che è la più probabile, che unisce i rossi dell’SPD, i gialli dell’FDP e i Verdi. C’è la coalizione Doppio Rosso-Verde, che raggruppa l’Spd, il Die Linke e i Verdi, un vero spauracchio per il centro destra, memore della storica divisione tra Germania est e Germania Ovest. Oppure c’è la coalizione “Jamaica”, che vede i neri del CDU-CSU, i gialli del FDP e i Verdi. Tra le combinazioni possibili c’è anche la coalizione “Germania”, che vedrebbe assieme la CDU-CSU, l’SPD, e FDP, ma come detto, almeno in questa fase appare più remota come ipotesi. Dalle grandi alleanze rimarrà fuori sicuramente AFD, Alternativa per la Germania, per via delle loro idee estreme. La coalizione di sinistra sembra avere maggiore scelta, visto che può disporre sia dell’alleanza con la sinistra Die Linke, che per la prima volta potrebbe esser coinvolta in un governo federale, sia di quella con i liberali di FDP, che per politica economica e per la difesa sarebbe più facilmente assimilabile alla CDU, piuttosto che ai Verdi e al SPD.

I sondaggi riportati su “The Guardian” vedono avanti l’Spd, con il 25.4 percento dei voti. Seguiti dalla CDU-CSU, al 21.6 percento. Terzi i Verdi con il 16.1, seguiti dai liberali di FDP, al 11.5. Gli altri due schieramenti censiti, AFD, e Die Linke raccolgono rispettivamente l’11.3 e il 6.3 percento.

Il sistema politico tedesco è un proporzionale misto a maggioritario, che dà una grande stabilità, visto che solo in due circostanze nella storia, nel 1972 e nel 1982, è terminato anzitempo il mandato di quattro anni. Si vota con due schede elettorali, e la votazione postale è già stata avviata da lunedì 6 settembre. Questo sistema, una scheda per il partito, e una per il candidato, permette di eleggere anche persone esterne e di rilievo nella città di appartenenza, ma dà una discreta variabilità al numero complessivo di deputati alla camera bassa del parlamento federale, che può passare dai 598 agli oltre 700 deputati. Inoltre c’è da ricordare che c’è una soglia di sbarramento del 5 percento, motivo per cui se tanti partiti piccoli rimarranno sotto questa soglia, i voti passeranno a quelli più grandi, alterandone l’esatta proporzione.

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L’andamento dei sondaggi

Una campagna elettorale difficile per Laschet, Scholz e Baerbock

La campagna elettorale in Germania, arrivata al suo clou, è stata incentrata soprattutto sulla persona dei tre candidati a Cancelliere: Olaf Scholz (SPD), Armin Laschet ( CDU) e Annalena Baerbock (Verdi). Dallo scorso gennaio, quando Laschet è stato eletto come naturale successore di Frau Merkel la Cdu è stata sempre al comando nei sondaggi, ma il vantaggio è stato eroso man mano che il dibattito è entrato nel vivo, manifestando una vaghezza e un’inopportunità che hanno lenito l’immagine di naturale successore della Merkel. Non è un caso che da metà luglio a oggi, più o meno quando si sono verificate le alluvioni, in cui hanno perso la vita circa 180 persone, la CDU abbia perso il 10 percento delle intenzioni di voto. In quella circostanza Laschet ha commesso diversi errori: un’immagine di lui che ridacchiava mentre era alle spalle del Presidente Frank-Walter Steinmeier che stava facendo un discorso molto serio sulle perdite relative alle pensanti piogge lo ha danneggiato molto. I tedeschi gli rimproverano inoltre di essere troppo vago e poco organizzato. Per esempio Laschet non ha ancora stabilito dove saranno le uscite politiche in caso di vittoria.

Anche Scholz non è stato esente alle critiche. Il leader socialdemocratico, che attualmente ricopre il ruolo di ministro delle Finanze, è stato coinvolto nello scandalo Wirecard, una delle principali imprese di servizi finanziari poi diventata insolvente. Lo scandalo ha causato dimissioni a cascata, indagini penali e arresti, mentre molti investitori hanno perso molto denaro. Scholz è accusato di non esser stato capace di prevedere e supervisionare l’accaduto. In realtà molti fatti riguardano prima del 2018, prima di quando Scholz si fosse insediato. Matthias Hauer, un deputato conservatore della CDU, durante l’inevitabile commissione d'inchiesta, ha accusato Scholz di aver nascosto alcuni scambi di email private e di non aver fornito alcune informazioni rilevanti.

L’ascesa di Annalena Baerbock avvenuta ad aprile, quando è stata designata candidata alla Cancelleria, è coincisa con la caduta nei sondaggi di Laschet e della Cdu, tanto che nell'occasione in molti hanno indicato quella che era stata accolta solo come un’ondata di aria fresca nella politica tedesca, la vera erede di Angela Merkel. Ma anche qui una serie di errori, sconfitte elettorali e scandali ne hanno minato l’immagine, e dopo poco più di un mese dalla sua candidatura, a maggio, la sua stella si è eclissata, passando dall’essere favorita a semplice comprimaria. I Verdi saranno determinanti nella formazione del governo, e la visione ideologica della Baerbock sarà comunque decisiva nel delinearne le linee politiche. Tra gli scandali che più hanno colpito la leader dei Verdi, quello di aver mancato un rendiconto al parlamento riguardante un bonus di Natale di 25 mila euro, percepito talaltro dal suo partito. A maggio Baerbock ha anche dovuto correggere una precedente dichiarazione contro l'esportazione di equipaggiamento militare tedesco in Israele.

Linee politiche dei maggiori partiti

I programmi elettorali dei Verdi sono quelli più interessanti da osservare perché rappresentano, come detto, la vera variabile nella nascita del nuovo esecutivo. Tra i motivi di scontro, per esempio ci potrebbero essere alcune questioni in politica estera con l’Spd e Die Linke, che al contrario dei Verdi offrono aperture alla Cina e alla Russia, su cui la compagine ecologista nutre un forte dissidio per via dei diritti umani. I Verdi sono contrari anche al Nord Stream 2, il gasdotto dalla Russia voluto per bypassare nelle forniture alcuni paesi dell'est europa, che verrà aperto a breve. Per quanto riguarda l’Unione Europea, è vista come una federazione socioecologica, portatrice di politiche espansive. In politica militare, invece, i Verdi non vogliono ulteriore spesa militare.

La CDU-CSU, in politica estera punta per esempio sulla partecipazione attiva della Germania all’Onu e alla Nato, cosa che nella sinistra massimalista non è presente. Puntano inoltre sul rafforzamento e sullo sviluppo del programma di integrazione delle forze armate europee. Nel frattempo i cristiano democratici puntano a portare al 2 percento del Pil la spesa militare, portando da 184 mila unità a 209 mila l’esercito tedesco.

Per quanto riguarda l’Spd si può dire che è un partito pacifista, ma nel suo programma non è indicata la percentuale di spesa per la Difesa. In politica estera, ed è una novità rispetto al passato, il partito socialdemocratico vede politiche espansive in un’Ue intesa come un ambito dove sviluppare in modo migliore e ampio i programmi politici nazionali. Essendo un centrista Scholz preferirebbe un’alleanza con i Liberali, anche se durante il secondo dibattito televisivo non ha messo da parte l’alleanza con il Die Linke. Sarà comunque la base del partito, che è più spostata a sinistra, a votare la coalizione.

I Liberali di FDP di Christian Lindner sono quelli che possono essere chiamati i migliori amici dei mercati. Il suo partito vuole tagliare le tasse agli alti guadagni e alle corporazioni, e ridurre la regolamentazione su tutta la linea. Per entrare nel governo Lindner vuole il ministero delle Finanze, quello più potente che attualmente è in capo a Scholz, che ne ha fatto buon uso durante le emergenze.

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