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E se non mi trovi, cercami su Gogol

E se non mi trovi, cercami su Gogol

A qualcuno potrà sembrare strano ciò che sto per dire, ma mio nonno, magari a tavola dopo un bel bicchiere di vino rosso, forse l’avrebbe pronunciato anche peggio.

Semplice, netto, secco: Gogle, leggendolo così come si scrive. O Gogl, a limite togliendo la "e" finale, percependo l’insidia della pronuncia straniera.

Fatto sta che mio nonno non c’è più, e non ci sarebbe stato nulla di male se avesse storpiato una pronuncia inglese.

Il problema sicuramente sarebbe sorto se mio nonno avesse preteso di guidare un Paese e di presiedere un Governo senza sapere che "Google" si leggesse "Gugol", una parolina che peraltro esiste nel vocabolario comune dei bambini da almeno 10 anni: ok, l’avrei mandato serenamente a quel Paese.

Ora, se il nostro tizio del Consiglio chiama Gogol il più famoso motore di ricerca del mondo, mi fa sicuramente un po’ pena, ma non posso negarvi che mi ha strappato un mezzo sorriso: in quel momento mi è venuto spontaneo di pensare ad un vecchietto di 70 anni, ad un nonno che non ho più ed alla sua magnifica goffaggine.

Ma intanto, chissà se può sembrare un po’ eccessivo come discorso, ma secondo me l’arretratezza culturale del nostro Paese, l’arroganza e l’ignoranza della sua gerontocrazia si vede e si manifesta anche in queste piccole, minuziose cose.

Anzi, visto che ci siamo e per dovere di cronaca: mentre il nostro premier una decina di giorni era impegnato a parlare dell’insidia Dandini e di "Parla con me", il suo collega abbronzato (in un discorso seppur discutibile agli studenti dell’Università di Hampton) parlava di iPod, iPhon, XBox e Playstation come delle insidie per l’informazione.
 
Ora capite la differenza?
 
 

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