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E’ ancora opportuno ed utile trasmettere ai figli il "senso del sacro?"

Questa è la domanda che mi pongo guardando la vignetta di Vauro sulla prima pagina del quotidiano "Il Manifesto" del 24 marzo 2009.

Sia ben chiaro che non entro e non voglio assolutamente entrare nel merito "politico" della questione, anzi direi che Vauro ha realizzato, come al solito, un capolavoro grafico, vista l’immediatezza e chiarezza del messaggio proposto.

Il problema è il solito che si pone quando una espressione, verbale, scritta, grafica o video ferisce la sensibilità di milioni di credenti di una fede religiosa.

Basta pensare al pandemonio successo per i famosi "Versetti Satanici", il romanzo di Salman Rushdie (1998) che fu al centro di una violenta contesa fra l’autore e il regime islamico iraniano dell’Ayatollah Khomeyni con una fatwa di condanna a morte per lo scrittore anglo-indiano, accusato di apostasia; oppure ricordiamo le caricature di Maometto pubblicate il 30 settembre del 2005 sul quotidiano danese Jvllands-Posten (e poi sul giornale norvegese ad ispirazione cristiana protestante Magazinet), che hanno scatenato una serie di violente proteste nel mondo islamico. Sono dodici illustrazioni satiriche sul profeta dell’Islam; in una di esse Maometto è raffigurato con una bomba al posto del turbante. Anche in Italia la cosa non finì lì: ricordate le proteste del mondo arabo e le dimissioni del ministro Calderoli?

Ritenni giuste le proteste del mondo islamico augurandomi uguale rispetto richiesto con tanta veemenza nei confronti di tutte le religioni del mondo.

Voglio entrare così in modo deciso nella domanda che pongo nel testo dell’articolo, perché la seconda domanda è la seguente: se è utile e necessario coltivare nel nostro sapere aspetti trascendenti della nostra vita, perché colpire in modo così violento i simboli di tale scelta ?

E’ un segno di libertà suprema apprezzare idee e sentimenti degli altri od è vero il contrario?


Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.59) 26 marzo 2009 00:08

     Posto una mail pervenutami da un Compagno di Roma 

    Circolo Bettino Craxi. Via dei Ramni 4 - Roma 

    Le spose bambine mussulmane e la pedofilia. 

    Consiglio ai sostenitori del relativismo culturale, che insistono nel proporre un modello di società organizzata in secondo i principi del multiculturalismo, la visione del film Osama. 
    Il film dell’afgano Siddiq Barman racconta la vicenda di tre donne: nonna, madre, figlia, condannate dalle assurde proibizioni talebane a non poter lavorare e quindi alla morte per fame. La vicenda si svolge a Kabul. La più giovane Maria, ancora una bambina, (attrice la bravissima Marina Goldahari) decide allora di vestirsi con abiti maschili e prendere il nome di Osama con la speranza di trovare lavoro e mantenere la famiglia. "Osama" verrà scoperta, umiliata, condannata alla lapidazione alla quale riuscirà a sottrarsi in cambio del matrimonio con un vecchio, osceno, disgustoso mullah. 
    Osama è una efficacissima denuncia della totale mancanza di diritti della donna sotto i talebani ed in particolare sull’intollerabile violenza culturale oltre che fisica nei riguardi delle bambine che vengono private dell’adolescenza; ma l’accusa può essere tranquillamente rivolta a tutti i paesi mussulmani nei quali, pur con gradazioni legali diverse, ragazzine inermi vengono oppresse, schiavizzate e vendute dalle famiglie. In Iran la teocrazia dominante, prendendo ad esempio la vita di Maometto che sposò una fanciullina di nove anni (Aisha), ha fissato appunto a nove anni l’età minima perché le bambine possano contrarre matrimonio; spesso si tratta di matrimonio “ad ore”, un istituto tipicamente islamico che serve a camuffare una forma di prostituzione legalizzata. In Arabia l’età minima perché le bambine possano essere vendute dai genitori, acquistate e possedute legalmente da un marito padrone, è di otto anni. Negli altri Paesi mussulmani la musica grosso modo è la stessa. 
    Quella che in occidente viene chiamata pedofilia, sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù, tratta di essere umani, nei paesi mussulmani rientra in un contesto culturale per cui le più ripugnanti consuetudini sono ratificate da norme giuridiche, emanate da teocrazie medioevali ed ispirate dal fondamentalismo islamico. 
    Il problema l’abbiamo anche in Italia dove l’opinione pubblica e la magistratura prestano sempre meno attenzione alla condizione delle donne sposate a mussulmani, che spesso si scopre essere responsabili di forme di poligamia tenuta nascosta. Le associazioni democratiche delle donne islamiche, impegnate nella lotta per i diritti civili, si prodigano invano nel denunciare la crescente diffusione della poligamia nel territorio italiano che vede ignobilmente coinvolte anche mogli bambine. Ma sono inascoltate perché In Italia per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili la confusione ormai regna sovrana. Va ricordata la preoccupante sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito che ridurre in schiavitù i bambini zingari e costringerli all’accattonaggio non può essere considerato reato punibile perché la mendicità è un costume proprio dei nomadi e come tale quindi va rispettato. Una tale pericolosa decisione, da cui conseguentemente dovrebbe in teoria discendere il riconoscimento giuridico e morale di ogni cultura e consuetudine anche quando queste violano i diritti naturali dell’individuo, potrebbe aprire le porte alle pratiche più turpi ed ad ogni forma di sopraffazione legale specie verso i più deboli come appunto i bambini rom e le fanciulle mussulmane, tiranneggiate dal padre padrone e dal marito orco. Dopo aver giustificato la tratta in schiavitù dei bambini rom ed aver chiuso gli occhi sulla poligamia strisciante, la magistratura e di conseguenza l’opinione pubblica, saranno presto portate a giustificare anche la tratta delle spose bambine e la pedofilia in nome del relativismo culturale. 
    (NB) 

    PS: Ma non ci meravigliamo: 
    Un vescovo cattolico assassino pretendeva la condanna a morte di una bambina di otto anni stuprata che i medici, per salvarle la vita, hanno dovuto far abortire. L’ottimo ministro dell’interno Maroni intendeva procedere ad un censimento dei bambini rom, tramite il rilevamento di impronte digitali, al fine di evitare la loro compravendita, ma la Chiesa Cattolica e i partiti del centro-sinistra hanno sollevato un vespaio straparlando, da quei tartufi che sono, di dignità offesa. È più dignitoso, secondo questi ipocriti imbroglioni, avviare i fanciulli e le fanciulle sulla strada della prostituzione minorile al servizio di pedofili e dell’accattonaggio, incentivato magari da infami mutilazioni fisiche per stimolare la pietà della gente! Viene alla mente l’incredibile iniziativa di un medico fiorentino che intendeva praticare una infibulazione soft, secondo lui da legalizzare, alle bambine islamiche, giustificando la sua proposta con il dovuto rispetto per una acquisita consuetudine atavica del loro paese di origine; trovò sponda fra pseudointellettuali cialtroni ed irresponsabili dirigenti dei partiti politici di sinistra in nome di un principio relativistico secondo cui andrebbe riconosciuta dignità morale e giuridica ad ogni espressione culturale anche quando questa viola i più elementari diritti dell’uomo. 
    Non solo in Italia ma nel resto del mondo ed all’ONU domina l’ipocrisia. Il presidente del Consiglio ONU sui diritti civili è un nigeriano, in precedenza un libico e prima ancora un iraniano ed il presidente del comitato organizzatore della conferenza ONU contro il razzismo è un libico. In Libia, Nigeria ed Iran sono praticate infibulazione, poligamia e pedofilia legata alla compravendita delle spose bambine. 
    Bene ha fatto il governo italiano a decidere di disertare Durban 2.

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