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Don Aniello Manganiello, un prete scomodo

Beati i perseguitati a causa mia" diceva Gesù nel vangelo e forse se c’è una persona che davvero rientra tra questi è Don Aniello Manganiello, per sedici anni parroco della chiesa di S.Maria della Provvidenza, a Scampia. In sedici anni ha strappato alla manovalanza della criminalità organizzata tantissimi giovani, usò comportamenti duri per combattere la camorra, ad esempio rifiutava di dare la comunione ai camorristi o di battezzare i loro figli, segnando così la differenza tra religione vera e 

"Beati i perseguitati a causa mia" diceva Gesù nel Vangelo e forse se c'è una persona che davvero rientra tra questi è Don Aniello Manganiello, per sedici anni parroco della chiesa di S.Maria della Provvidenza, a Scampia. In sedici anni ha strappato alla manovalanza della criminalità organizzata tantissimi giovani, usò comportamenti duri per combattere la camorra, ad esempio rifiutava di dare la comunione ai camorristi o di battezzare i loro figli, segnando così la differenza tra religione vera e superstizione propria di certi boss con le case piene di immagini di Padre Pio.

Tonino Torre, ex boss e ora credente cattolico che vive di lavori umili e onesti, Davide Cerullo, ex pusher dei Di Lauro, ora padre di famiglia, autore di un libro che gira l'Italia parlando di legalità, sono solo due delle tante pecorelle smarrite a cui Don Aniello a regalato una nuova vita. Ha denunciato, andando contro tutto e tutti.

Numerose le minacce da lui subite, anche dopo un'intervista alle Iene, in cui portò la troupe televisiva nei luoghi dello spaccio e del pizzo. Ma gli ostacoli più grandi Don Aniello li ha incontrati e tutt'ora continua a incontrarli nella politica, quando denunciò la collusione della politica con la camorra, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, minacciò di querelarlo. Ha parlato di porgere l'altra guancia in un luogo dove la vendetta è la forma di giustizia suprema, è stato vicino ai deboli, agli ultimi che, purtroppo, non saranno mai primi. E nonostante le enormi difficoltà questo prete con il viso magro e gli occhiali è riuscito a compiere un miracolo: accendere una piccola luce di speranza e di legalità nel quartier generale della camorra.

Ma tutto questo non ha importanza, o forse ne ha fin troppa, ed è per questo che il 10 ottobre Don Aniello è stato costretto a celebrare la sua ultima Messa a Scampia, tra le lacrime di una comunità che gli è infinitamente grata e che ha paura che la situazione ritorni come prima. Ma, per dirla alla Dante, "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole" e nulla può impedire il trasferimento di Don Aniello in una delle parrocchie più borghesi di Roma, dove la sua presenza non è più scomoda come a Scampia. "Motivi di avvicendamento" questa la ridicola giustificazione data dalle autorità ecclesiastiche che hanno preso la decisione, e, nonostante raccolte di firme, fiaccolate e petizioni per impedire il trasferimento di Don Aniello, il cardinale Sepe si rifiuta di dare spiegazioni dicendo che non è un affare di sua competenza. E intanto la camorra vivamente ringrazia.

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