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Disoccupazione: perché il calo di questo mese è un’illusione ottica

Pubblicato oggi il report Istat sul mercato italiano del lavoro a giugno. Non intendo sovrainterpretare un dato mensile, che per definizione è ricco di rumore e povero di segnale, ma vorrei comunque segnalarvi una chiave di lettura, per contribuire a vaccinarvi contro la propaganda, i trombettieri e i tamburini.

Il dato aggregato ci dice che il mese scorso si sono persi seimila posti di lavoro netti, come somma algebrica tra più occupati dipendenti (52 mila, di cui 43 mila a tempo indeterminato), e la perdita di 58 mila posti tra i lavoratori autonomi. Evitate di balzare a inferenze del tipo “ehi, il nuovo regime forfettario non serve a creare più lavoro autonomo!”, allo stesso modo in cui dovreste evitare l’inferenza opposta, nei mesi in cui avviene il contrario. Evitare anche di uscirsene con la solita filastrocca scema “ehi, il decreto dignità fa aumentare gli occupati!”, perché non esiste.

Più in generale, ricordate sempre che i cassintegrati sono conteggiati tra gli occupati: aiuta a mettere le cose nella giusta prospettiva:

29mila a giugno, che si sommano ai 51mila di maggio.

 

Cassa Integrazione raddoppia a giugno...

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Il tasso di disoccupazione scende dal 9,8% di maggio, rivisto al ribasso dall’originario 9,9%, al 9,7%. Ciò accade in virtù di un calo del numero di disoccupati di 29 mila unità nel mese. Quindi, prima cosa da dire al trombettiere di turno, che lancia il cappello al cielo per festeggiare il calo della disoccupazione, è “figliolo, però l’occupazione non cresce, questo mese, hai notato?”.

Ma andiamo a vedere la scomposizione del dato per coorti anagrafiche.Balza agli occhi che la fascia 15-24 anni migliora la propria situazione, con un tasso di disoccupazione che cala al 28,1%. Tutto è relativo, ovviamente. Questo calo è frutto di un aumento di 10 mila occupati, di un calo di 28 mila unità dei disoccupati, e di un aumento esattamente della stessa misura degli inattivi. Ci siete, sin qui? Bene, tenete a mente questo dato e ricordate che, nel mese, il totale dei disoccupati è calato di 29 mila unità.

Ve la faccio breve, perché siete personcine sveglie: alla fine, il calo di disoccupazione è fatto tutto dalla coorte 15-24 anni. Bene, no?, diranno i miei lettori più ottimisti. I giovani sono il futuro del paese, dopo tutto, anche quando vengono massacrati pro futuro con misure come Quota 100, presentata come il passepartout per dare loro un lavoro (un mix di malafede e crassa ignoranza).

Tutto molto bello se non fosse che, nel mese e nella coorte anagrafica 15-24 anni, il numero degli inattivi aumenta esattamente di quella misura.Ricordate che parliamo di una coorte anagrafica piccola e molto volatile, nei numeri. Di conseguenza il rumore mensile nelle rilevazioni è molto alto.

Serve ovviamente guardare al trend, partendo dal dato annuale, ma per questo mese abbiamo la spiegazione: il calo della disoccupazione è tutto imputabile alla fluttuazione della coorte anagrafica 15-24 anni, che a sua volta è frutto di una sostituzione “uno a uno” tra riduzione dei disoccupati ed aumento degli inattivi. Non solo: questa sostituzione uno ad uno ci “regala” il calo sontuoso di disoccupati dell’1,5% mensile, che è palesemente distorto. Consoliamoci con i 10 mila occupati in più nel mese.

Dopo di che, se vogliamo (anzi, dobbiamo) guardare al dato depurato dagli effetti demografici, possiamo dire che il numero di occupati aumenta in tutte le coorti anagrafiche, e di molto in quella 50-64 anni (+2,1% mensile), a conferma dei prevalenti effetti di trattenimento al lavoro indotti dalle norme vigenti, che Quota 100 non ha ancora scalfito né lo farà, vista la decurtazione dell’assegno pensionistico per correzione attuariale. Più in generale, però, ricordate che siamo in una crisi demografica che ci sotterrerà.

 

Il messaggio che voglio trasmettervi è: il calo della disoccupazione a giugno non è frutto di aumento degli occupati ma del forte rumore statistico del gruppo demografico che fa registrare i dati più volatili. E del resto, come saprete ormai alla nausea, avere aumento di occupati con Pil stagnante è no-buono.


Addendum – Un modo alternativo per guardare ai dati mensili è quello di correggerli, sia pure in modo piuttosto grezzo, per la componente demografica. Fate così: sommate occupati, disoccupati e inattivi del mese e confrontate il totale con quello del mese precedente. Otterrete la variazione della popolazione di riferimento. Ebbene, a giugno la popolazione di riferimento cala di 50.000 unità rispetto a maggio. Nello stesso mese, abbiamo i seguenti dati disaggregati sulle tra componenti:

  • Occupati: -6.000
  • Disoccupati: -29.000
  • Inattivi: -14.000
  • Totale: -49.000

Ci arrivate, o l’arrotondamento 49-50 vi acceca? Coraggio, non è difficile. Questa è la componente demografica, quick and dirty, nel corso del mese. Provate maggio su aprile, e vedrete la magia ripetersi. Ovviamente, ma non per tutti, la variazione demografica impatta anche sul tasso di occupazione, che può crescere senza particolari meriti dell’economia. Meditate, gente, meditate.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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