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Discorso di fine anno del Presidente Berlusconi

Un racconto satirico che "fa il verso" al discorso della "Discesa in Campo" di Berlusconi, nel lontano 1994, ora che il governo sembra vacillare.

Il racconto che segue è soltanto un racconto. L'evento di cui parlo non si è mai prodotto e sono consapevole che l'attuale Presidente del Consiglio italiano non pronuncerebbe mai le parole che gli "presto". Potremmo immaginare, al limite, che non si tratti neanche del vero presidente, ma di un suo omonimo. Quella che segue, comunque vogliate metterla, è un'opera di fantasia e, come ogni opera di fantasia, insieme a cose false può dire, accidentalmente, anche cose vere. Ciò precisato, l'autore non accetta querele e, in proposito, ricorda due cose:

1. Che chi se la prende dimostra di avere la coda di paglia;

2. Che, come disse un altro: «L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti [...] Qui ho appreso la passione per la libertà». A cominciare da quella di parola. Il testo è liberamente riproducibile alle condizioni previste dalla licenza Creative Commons 3.0. Se ne incoraggia pertanto la libera diffusione.

Discorso di fine anno del Presidente Berlusconi Ieri sera, mentre guardavo il bel programma Lo Show dei Recod su Canale 5, improvvisamente la trasmissione è stata interrotta da un comunicato del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Incuriosito per l'insolito avvenimento, ho verificato se la stessa cosa stesse capitando sugli altri canali: da Mediaset, alla Rai, alla "riottosa" La 7, e fino alle reti locali, tutte le trasmissioni erano sospese, a beneficio del premier, che sorrideva benevolo alla telecamera, con alle spalle la libreria del suo studio e le foto di famiglia (allargata), come nel celebre discorso della Discesa in Campo. Siccome ho subito intuito che quello che stavo vivendo, comodamente spaparanzato sul divano di casa, era un momento che passerà alla storia, ho pigiato il tasto REC del telecomando e oggi sono in grado di fornire la traslitterazione dell'intervento di Berlusconi, in favore dei posteri e di quei pochi fra i contemporanei che se lo sono perso. Come ogni buon testimone storico, aspiro alla massima oggettività possibile, perciò, in questa sede, mi asterrò da qualsiasi commento. Buona lettura.

Silvio Berlusconi: «L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore; da Craxi e Licio Gelli, quello di politico. «Qui ho appreso la passione per la libertà, quella che da 15 anni stanno tentando di togliermi, mandandomi in prigione. Così mi sono inventato tutte quelle bugie sulle toghe rosse e mi fa ridere ancora, anche in un momento per me così difficile come quello presente, pensare a tutte le persone che ci hanno creduto davvero. Del resto, sono pur sempre io che, da decenni, trasmetto Beautiful invece di mandare in onda qualcosa di decente. «Se ho scelto, a suo tempo, di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica è stato perché non volevo essere rinchiuso in carcere e neppure finire spiantato, dopo tutta la fatica fatta per diventare miliardario. Per colpa mia, da 15 anni a questa parte il Paese è governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato-presente politicamente ed economicamente fallimentare, che aumenta le disparità sociali e produce devastazione ambientale, svende le ricchezze comuni a lobby d'interesse e non disdegna, a fini di guadagno, di accordarsi con la criminalità organizzata. «Ma ora il governo ha i giorni contati e quel che è successo al collega Papa mi fa capire che nessuno è intoccabile.

Così, per meglio preservare la mia libertà, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da Presidente del Consiglio e da Parlamentare. Sembra infatti inopportuno, per il leader di una grande democrazia, fuggire ad Antigua con l'aereo della Presidenza del Consiglio e, da latitante, conservare le proprie cariche. Ammetto di essere stato tentato dall'idea di continuare a governare online, attraverso Facebook (quali opportunità le nuove tecnologie!), ma alla fine è prevalsa la paura che gli elettori potessero togliermi l'amicizia, perciò non se ne farà niente... «Inseguito dall'ombra dei processi, dal peso del debito pubblico e dall'aver gozzovigliato troppo a lungo alle spalle degli altri, in combutta con Confindustria e altri poteri forti, oggi me la svigno e lascio il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento. Mai come in questo momento l'Italia, che da sempre si affida a profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative e innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato. Io, naturalmente, non c'entro proprio nulla! «Il movimento referendario ha fatto emergere la scelta popolare per un nuovo sistema economico, attento alla salvaguardia dei beni comuni. È indispensabile che al potere consortile della casta si opponga l'azione delle persone oneste, dei movimenti nati dal basso, capaci di attrarre a sé il meglio di un Paese pulito, ragionevole, moderno. «Io non ho altro da proporre se non inceneritori, centrali nucleari, rigassificatori, grandi opere inutili che fanno gola a mafie e imprenditori: la Tav, i prefabbricati all'Aquila, l'insulso Ponte sullo Stretto, la militarizzazione dei territori... Io amo imporre la mia idea di sviluppo, non desidero affatto condividere con la popolazione le responsabilità delle scelte. Che me ne frega a me se si tratta del loro futuro? «L'importante è proporre anche ai cittadini italiani gli stessi obiettivi e gli stessi valori che hanno fin qui consentito lo sfruttamento del Terzo Mondo: per far ciò, occorre impoverire la maggioranza degli italiani e disgregare il tessuto sociale del Paese. In questo, devo dire, me la sono cavata piuttosto bene. «Ma, cribbio! Non vi siete mai accorti, in 15 anni, di quante volte vi ho preso per il sedere, promettendovi il taglio delle tasse, la crescita dell'economia, la mano di mio figlio? E non vi fa salire sulle barricate l'idea che mentre faticavate per arrivare alla fine del mese io ballavo il bunga bunga con qualche graziosa signorina? «Ho tagliato i servizi; favorito i più abbienti; ho messo la Gelmini all'istruzione, la Carfagna alle pari opportunità e Sandro Bondi alla cultura; con l'ultima manovra penalizzo le famiglie e i più deboli e, nonostante ciò, intendo continuare a spendere i soldi del contribuente per giocare alla guerra in Libia o in Afghanistan. Che cosa devo fare ancora per farvi arrabbiare? «Per questo ho deciso di anticipare il mio discorso di fine anno. Perché sapevo che il governo alla fine dell'anno non ci sarebbe arrivato. Così, ancora una volta, la storia d'Italia è a una svolta e io vi dico che è possibile realizzare insieme un grande sogno: quello di un'Italia più giusta, più generosa verso chi ha bisogno, più prospera e serena; in altre parole, un'Italia senza di me. «Quando vi sveglierete dall'ipnosi collettiva che le mie televisioni hanno saputo generare, vi dico che potrete, vi dico che dovrete, finalmente, costruire insieme, per voi e per i vostri figli, un nuovo miracolo italiano. Io sarò lontano, nella mia villa di Antigua. In fondo è dal referendum che dico di voler andare al mare...». [Il discorso del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato trasmesso a reti unificate nella prima serata di domenica 24 luglio 2011. Il giorno successivo, lunedì 25, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prendendo atto della gravità della situazione, ha sciolto le Camere e posto fine alla XVI legislatura]

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