Disagio sociale, conflitto politico e lesa maestà del popolo

Fare memoria operativa per fermare il degrado, imparare la storia e immaginare il futuro in un sogno vivibile, ”visibile” e credibile.
Per emergere ci vuole un “disarmo integrale” delle menti, di culture, dei cuori, dell'economia, della politica, del linguaggio e dei gesti, dell’affannoso consumismo e dell'avido possesso. Disarmo da un’”avventura senza ritorno” fatta di sprechi che violentano i beni della Natura e saccheggiano dignità umana e coscienza dell’uomo.
Fino a qui è stato un “suicidio dell’umanità” a rincorrere forme economiche di sviluppo insostenibile con l’idea di benessere nelle cose possedute e non nella mente e nel corpo morale che rispetta la comunità che cresce a misura dell’uomo e con la sua dignità preservata.
C’è l’amore in un’azione non violenta manifestata in stile di vita, cittadinanza sociale, etica, valori, partecipazione, coesione e condivisione, giustizia economica, attenzione al bene comune con la fiducia manifestata e riconquistata. C’è bisogno di tornare a vivere un sogno vivibile, ”visibile” e credibile di unità, una visione d’insieme che riesca per tutti a ridare un futuro, lottando al di là delle barriere mentali erette negli anni tra divisioni e menzogne, con deleghe in bianco concesse a “testimoni di falsità”.
Fare memoria operativa per ricostruire la pace dei sensi delle menti presenti in Italia che ora hanno bisogno di un nuovo passo da sostenere e, dopo tanto torpore, rinascere e tornare a rispettare l’ambiente che ci circonda. Disarmo dall’avidità.
In recenti documenti si dice che in Italia si evade per 160 miliardi di euro, ci sono 60 miliardi di euro di corruzione e 350 miliardi di euro di economia sommersa e centinaia di miliardi di euro vanno all’estero nei paradisi fiscali. La Costituzione è carta del bene comune e come tale va praticata nell’interesse di tutti e a ciò riscoperta nella sua essenza per ridare smalto all’Italia perduta.
Camminare assieme, dunque, per camminare meglio e più a lungo, per giungere lontano superando ogni difficoltà del momento e farlo nel tempo presente maturando la consapevolezza che è finito il solo pensare a se stessi e inizia il pensare insieme al proprio mondo migliore. La nonviolenza è non temere il dialogo; il conflitto è visto e interpretato come opportunità per conciliare gli obiettivi legittimi di tutte le parti e affrontare la sfida con forza e coraggio; “imparare la storia per non ripeterla”; immaginare il futuro per arrivarci, pensando, parlando e agendo tutti insieme; combattere e “pulire dentro di sé”.
Riconoscere la violenza diretta, culturale, strutturale che è presente negli ambiti sociali e trasformarla in “forza morale” intesa in lotta nonviolenta, affermando le proprie ragioni, diritti e giustizia violati. È ora di andare verso la vita, l’azione partecipe di un’intelligenza collettiva capace di forgiarsi il destino sognato, voluto.
Ci vuole un processo interattivo di democrazia partecipata che sappia cogliere nuovi modi di risolvere la crisi in cui ciascuno ha responsabilità. Ciascuno deve riscoprire il potere di cui dispone e nell’usarlo lo faccia correttamente. È tempo di sovvertire gli errori compiuti, ricercare comunione d’intenti.
La verità si cerca ed è trovata nel confronto corretto e nel dialogo spontaneo e sincero con tutti, interpretando i fatti, le emozioni, leggendo la storia nelle sue sfumature umane e sociali, aprendosi al reale e unificando mezzi e fini da perseguire.
Hanno ridotto negli anni la carica innovativa del Paese, le azioni che hanno promosso l’individualismo e l'egoismo economico, l’insicurezza dell’impiego; la rinuncia ai valori democratici; l’uso di strumenti di distrazione di massa e la svalutazione delle buone idee. Ci vuole una buona preparazione civica e politica collettiva unite alle tecniche di nonviolenza per ottenere l’entrata di diritto nell’Italia della Terza Repubblica.
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