• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Home page > Attualità > Dieci anni del Trattato sul commercio di armi ma le forniture illegali (...)

Dieci anni del Trattato sul commercio di armi ma le forniture illegali continuano

Secondo l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), nel 2023 le spese militari complessive sono aumentate per il nono anno consecutivo e hanno raggiunto il totale mai registrato di 2,4 triliardi di dollari.

Alcuni dei più grandi esportatori di armi (gli Usa, da soli, costituiscono il 42 per cento del totale) stanno continuando a effettuare trasferimenti illegali che causano una devastante perdita di vite umane nelle zone di conflitto.

“Illegali” perché un accordo internazionale lo vieta: il Trattato sul commercio di armi, entrato ufficialmente in vigore nel dicembre 2014.

Il Trattato è stato il primo del genere a istituire standard globali per regolamentare il commercio internazionale di armi e munizioni, legando espressamente i trasferimenti al diritto internazionale dei diritti umani e al diritto internazionale umanitario.

Il 2 aprile 2013 155 stati votarono a favore della sua istituzione. Oggi, il Trattato ha 115 stati parte e altri 27 stati firmatari. Del numero totale fanno parte i dieci principali esportatori di armi (responsabili del 90 per cento dei commerci globali), con l’eccezione della Russia.

Oggi, in occasione dell’apertura della decima conferenza degli stati parte del Trattato, Amnesty International ha rivolto un nuovo appello affinché le sue disposizioni siano rispettate integralmente, ricordando cosa succede quando vengono aggirate.

L’organizzazione per i diritti umani ha documentato l’uso di munizioni prodotte dagli Usa in numerosi attacchi illegali delle forze israeliane, come le Joint Direct Attack Munition (Jdam, munizioni guidate di precisione) in due attacchi illegali nella Striscia di Gaza occupata che, il 10 e il 22 ottobre 2023, hanno ucciso 43 civili: 19 bambine e bambini, 14 donne e 10 uomini.

Una bomba GBU 39 di piccolo diametro, fabbricata dall’azienda statunitense Boeing, è stata usata nel gennaio 2024 in un attacco israeliano contro l’abitazione di una famiglia a Rafah che ha causato la morte di 18 civili: 10 bambine e bambini, quattro donne e quattro uomini.

I trasferimenti illegali di armi alimentano gli scontri in Sudan, che dall’aprile 2023 è precipitato in una crisi umanitaria e dei diritti umani su scala massiccia. I combattimenti tra le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido e tra i gruppi alleati delle une e delle altre hanno causato la morte di oltre 16.650 persone e la fuga di milioni di persone. Quella del Sudan è oggi la più grande crisi di sfollati interni al mondo.

Ciò nonostante e sebbene sia in vigore l’embargo del Consiglio di sicurezza sulle armi destinate alla regione sudanese del Darfur, Amnesty International continua a denunciare l’arrivo di ingenti quantità di armi che alimentano il conflitto. L’organizzazione per i diritti umani ha identificato forniture di munizioni ed equipaggiamento militare di recente produzione provenienti da stati come la Cina e la Serbia, entrambi stati parte del Trattato e da stati firmatari come la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti, giunte in gran numero in Sudan e in alcuni casi deviate verso il Darfur.

Secondo il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, la giunta militare salita al potere con un colpo di stato nel 2021 ha importato armi, prodotti a doppio uso, equipaggiamento e materiale grezzo per produrre armi per un valore di almeno un miliardo di dollari da vari stati, tra i quali la Cina.

Nei tre anni successivi al colpo di stato, i militari di Myanmar hanno usato queste armi per attaccare ripetutamente civili e obiettivi civili, spesso distruggendo o danneggiando scuole, luoghi di culto e importanti infrastrutture”.

C’è dunque ancora molto da fare per assicurare il rispetto del Trattato ed evitare ulteriori bagni di sangue. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità