• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Istruzione > Di che cosa è fatto un sessantotto

Di che cosa è fatto un sessantotto

Mah, questo secondo me è un sessantotto. Non è, ovviamente, il ’68
(che a sua volta dichiarava: "Non sono il Quarantotto!"), è
semplicemente uno dei tanti sessantotti che periodicamente si
verificano, cambiano il mondo in basso e vengono venduti e esorcizzati
in alto. Di che cosa sono composti i sessantotti?

1) Arrivano di sorpresa (Asor Rosa: "Rivolte studentesche in Italia?
Impossibile. Americanate". Rinascita, febbraio 68).

2) I giovani, quasi tutti i giovani, ne fanno parte da subito, senza
pensarci, con naturalezza.

3) Il governo è fortissimo e quasi senza opposizione. Si crede eterno.

4) I politici dapprima non li vedono, poi cercano goffamente di
corrergli dietro.

5) Gli studenti sono presbiti, vedono sfocato da vicino (nel
sessantotto del ’68 il primo slogan è stato "potere studentesco",
adesso si comincia col "siamo tutti studenti").

6) Però non sono miopi. Hanno le idee chiarissime (e in quel momento
"estreme") sui tempi lunghi. Nei volantini torinesi del ’68 c’è tutto
quello che sarebbe successo nei trent’anni successivi, inquinamento e


capitalismo selvaggio compresi. E nei documenti della Pantera di
Palermo...

7) Non credono nella violenza, e perciò sono molto pericolosi. Il rock
è stato molto più esplosivo del terrorismo. I capelloni erano molto
più "eversivi" dei maoisti. Del ’68, non a caso, si ricordano i
leaderini fighetti e i (pochi) terroristi. Non i consigli di fabbrica
e i corsi liberi nelle facoltà di punta.

8) Per fermarli bisogna dunque introdurre la violenza (nel ’68 le
bombe di piazza Fontana, nel ’77 i ragazzi sparati da fascisti e
servizi deviati).

9) Per venderli e esorcizzarli bisogna far "diventare importanti"
alcuni di loro, trasformarli da ragazzi in personale politico.

10) Bisogna cioè offrire loro il modello di organizzazione politica
che vige nel sistema. In un sistema di partiti, bisogna indurli a fare
partitini (i "gruppi" post-68). In un sistema maschile, bisogna
esaltare in loro virtù "virili" ("spranghiamo i fascisti/la polizia/ i
comunisti"). In un sistema gerontocratico, bisogna imporgli i
linguaggi delle generazioni precedenti (per esempio gli slogan a
rima).

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.45) 4 novembre 2008 22:17

    In generale sono d’accordo. Ma la storia non si ripete mai in modo esatto e le agitazioni di oggi hanno delle differenze dal 68.
    Nel ’68 la protesta aveva una forte componente generazionale, molte volte era più uno scontro dei figli contro i padri che uno scontro di classe o uno scontro fra parti politiche.

    Oggi la protesta è intergenerazionale, spesso gli insegnati protestano insieme agli alunni ed i genitori appoggiano i figli. Da alcuni punti di vista la protesta di oggi appare prepotentemente rivoluzionaria se confrontata al ’68. Intendo dire che gli storici futuri potrebbero vedere il ’68 come una zuffa tra ragazzi in confronto a ciò che si prepara.

    Per fortuna ci sono i fascisti sempre uguali, forti con i deboli e deboli con i forti.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares