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Dentro la guerra dentro l’anima

Il 16 aprile 2009 alle ore 18, si inaugura la personale dell’artista Mathelda Balatresi dal titolo “Guerra e Anime” presso lo Studio Le muse a Napoli (via Toledo, 272) visitabile fino al 14 maggio 2009, orari dal lunedì al venerdì 17/20.
La rassegna comprende una serie di opere, che spaziano dai disegni alla pittura, per finire con un’ insolita installazione.

La mostra si apre con una ricca serie di disegni legati a due cicli del passato artistico della Balatresi: “Buoni e Cattivi" e le “Mine in fiore", di cui alcune immagini, selezionate da Achille Bonito Oliva e Alessandro Mendini, sono presenti nella stazione Materdei della Metropolitana Collinare.
 
La presentazione sarà tenuta dal critico d’arte Enzo Battarra che così parla delle opere dell’artista: “C’è guerra nei nostri pensieri, nelle nostre immagini, nei telegiornali insanguinati. C’è guerra nei gesti quotidiani di un’umanità alla deriva. E c’è troppa guerra sul nostro pianeta, nelle terre vicine e in quelle lontane, c’è guerra nei cuori e nelle menti, c’è puzza di bruciato tra la mia stessa gente.
Io, uomo di pace in tempo di guerra, mi porto nell’anima la difficile conquista di una tregua. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi? Una risposta la dà Mathelda Balatresi con il grande pannello a più “facce”, con decine e decine di volti metafisici, sognanti. Qui ci sono i “buoni” e i “cattivi”, ma in realtà questi visi volutamente inespressivi, attoniti, sono maschere di protezione. Al di là dei volti di pietra, bisognerebbe andare ad indagare ognuno nell’intimo per scoprire l’esatta identità.
 
“Così adesso i buoni hanno fatto una guerra contro i cattivi, però hanno assicurato che è l’ultima guerra che si farà...”, cantava Edoardo Bennato.
 
Anche l’anima a volte si allontana dalla prigione del suo corpo. Mathelda Balatresi dipinge una serie di figure nel momento del distacco dell’anima, che fuoriesce dalla bocca, come nei dipinti medievali. È l’atto dell’abbandono, della perdita di una propria coscienza. Non c’è più anima, non ci può essere spazio per l’anima in queste figure senza luogo e senza tempo, relitti di viaggi umani.

Ma sono ancora corpi sensibili, capaci di provare intime percezioni. Hanno l’olfatto
e il gusto, forse la vista e l’udito, certo non hanno più tatto. Sono corpi attraversati da sensazioni “elettriche”, quelle sì capaci di mettere in comunicazione l’anima con la persona, trattenendola nella gabbia del corpo.
 
Non si può essere inanimati, abbandonati dall’anima, così come non si possono cancellare i ricordi, in entrambi i casi si finisce per essere preda di rimorsi. Ci sono giardini dell’infanzia che ritornano come visioni private, e ci sono giardini dell’intimo, impenetrabili.
 
Oggi ci sono giardini che sono sempre in fiore, ma sugli steli crescono mine seducenti e perverse. Sono “mine in fiore”, pronte a riempire distese di guerra, dove i corpi accatastati sono la testimonianza di un eccidio continuo, creando un nuovo paesaggio naturale, con i suoi rilievi umani e i suoi colori carnali, i suoi terreni minati.
 
I “fiori di mina” hanno lunghi steli, incantevoli petali e corolle. Attraggono ma sono messaggeri di morte. Ogni fiore nasconde un peccato mortale, un ordigno ben mimetizzato, del tutto simile ai reali dispositivi di distruzione.
 
Dentro ogni fiore c’è una mina nascosta, così come dentro ogni pace c’è una guerra subdola e strisciante, così come dentro il “cattivo” di ogni storia c’è sempre del buono che perversamente affascina.
 
Storie di guerra, dunque, storie di dolore. Mathelda Balatresi lancia un allarme per ogni “anima persa” e lo fa con la sua straordinaria sensibilità, con il suo essere artista che non rinuncia all’impegno civile e sociale. Perché si è artisti dentro la storia, dentro la propria storia così come in quella universale.
 
Non ci saranno mai abbastanza “buoni” che verranno a salvare l’umanità, e bisognerà sempre fare i conti con i “cattivi” di turno. E i “buoni” e i “cattivi” invertiranno le loro maschere e si scambieranno ruoli e compiti.
Ma noi continueremo a mettere dei fiori senza mine nei nostri cannoni, perseguendo un disegno di pace, un progetto di vita."

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