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Denis Bergamini: l’ex fidanzata Isabella Internò copre qualcuno? Le indagini anche in Piemonte

La pista privilegiata dai magistrati della Procura calabrese è quella cosiddetta” passionale”

È forte il sospetto che l’ex fidanzata di Denis Bergamini, il mediano titolare del Cosenza dei tempi della serie B, oggi quarantatreenne ma all’epoca dei fatti giovanissima, aveva appena diciannove anni, Isabella Internò sappia molto più di quello che ha finora detto in merito alle tragiche circostanze che la sera del 18 novembre 1989 portarono alla morte dell’atleta emiliano. La versione ufficiale concordata dagli inquirenti, come ormai noto, subito dopo il tragico fatto fu quella del suicidio del giocatore che si buttò sotto un camion, un pesantissimo Fiat Iveco, a Roseto di Capo Spulico sulla statale 106 Ionica verso il Metapontino.

Sin da subito pochi credettero alla storia del suicidio, sia tra i compagni di squadra di Donato “Denis” Bergamini che tra i familiari del giocatore emiliano. Bergamini a Cosenza stava bene, era amato dalla tifoseria rossoblu tanto che gli Ultras della squadra silana poi ottennero che una delle curve dello stadio cittadino di “San Vito” gli fosse dedicata. In Calabria però il ventisettenne mediano emiliano, era originario di Ferrara, tesse una relazione burrascosa con una minorenne del luogo, Isabella Internò, oggi indagata per concorso nell’omicidio del fidanzato. Oggi, dopo la riapertura delle indagini nessuno più crede alla versione del suicidio di Bergamini ma neanche al fatto che sia stato ammazzato per questioni di droga o, peggio, perché venuto a contatto con ambienti mafiosi. È pur vero che in quegli anni la ’ndrangheta calabrese, presente nella Sibarite, stava assaltando, per aggiogarlo, pure il Cosentino sino ad allora storicamente immune ma è anche vero che mai sono emersi episodi legati al criminale fenomeno delle scommesse clandestine, gestito dalla criminalità organizzata, che riguardassero il Cosenza calcio quell’anno guidato in panchina da Gigi Simoni, emiliano pure lui come Bergamini.

Secondo i magistrati della Procura di Castrovillari, competente per territorio, uno dei moventi più plausibili che giustificarono l’uccisione del mediano rosso-blu è allora da ricercarsi in faccende puramente primate, “passionali” come si suol dire. La Internò, che da mercoledì è indagata per l’omicidio di Bergamini, continua a sostenere la tesi del suicidio, come ribadito ieri in un intervista al maggior quotidiano piemontese, ma alla sua tesi i magistrati, le indagini sono seguite dal Sostituto Procuratore di Castrovillari Mariagrazia Anastasia, e gli investigatori contrappongono la loro ipotesi di lavoro che a fatica sta iniziando a farsi strada. Secondo alcune ipotesi investigative quel pomeriggio del 18 novembre 1989 durante il ritiro casalingo del Cosenza, non partito benissimo in campionato, che doveva affrontare in una partita delicatissima di lì a poco il Messina, Bergamini si allontanò all’improvviso dal cinema Garden di Rende, ove si trovava con i compagni e l’allenatore per un momento di relax. Si allontanò dopo aver ricevuto una telefonata che lo preoccupò moltissimo. Chi c’era dall’altra parte del filo, Isabella? A questa importantissima domanda stanno cercando di rispondere gli investigatori allo stesso modo in cui stanno cercando di dare un volto alle due ombre che il compagno di squadra del morto, e cioè quel Michele Padovano poi finito alla Juventus, sostiene di aver intravisto assieme a Bergamini. Di sicuro da quel momento del giocatore si sono perse le tracce. È ricomparso poi dalle parti di Roseto di Capo Spulico alle ore diciassette e trenta in compagnia di Isabella Internò a bordo della sua Mercedes. Così ha verbalizzato la pattuglia dei Carabinieri che lo ha fermato per un normale controllo ad un posto di blocco.

Poi ancora il buio, e non solo perché a novembre la sera cala presto verso le diciassette, sino alle diciannove quando il suo cadavere ricompare sotto le ruote del Fiat Iveco condotto da Raffaele Pisano di Rossano Calabro. “Si è voluto suicidare” racconta un’affranta Isabella Internò, che da un po’ di tempo non era più la donna di Bergamini, al guidatore dell’autocarro. La Internò però non chiama i soccorsi, non dà l’allarme a Polizia e Carabinieri ma per prima cosa avverte l’allenatore del Cosenza Simoni. Voleva coprire la fuga di qualcuno? Secondo i sostenitori della tesi dell’omicidio passionale si. Gli stessi ipotizzano che la Internò sappia chi sono gli assassini materiali di Denis. Forse suoi parenti che ne volevano vendicare l’onore e che hanno inteso dare una lezione a Bergamini salvo poi inscenare il suicidio. Secondo quest’ipotesi Bergamini sarebbe stato, infatti, ucciso tra le cinque e mezzo e le sette di quel pomeriggio in un luogo appartato magari vicino a quel nastro d’asfalto dove poi è ricomparso cadavere. Per corroborare quest’ipotesi ieri il magistrato inquirente, e cioè la dottoressa Anastasia, è salita sino in Piemonte per interrogare una zia della Internò, colà emigrata. Secondo l’accusa infatti pure la congiunta di Isabella dovrebbe conoscere sprazzi importanti di verità su come sono andate le cose nell’ormai lontano 1989 a Roseto di Capo Spulico. Forse il mistero della morte del mediano del Cosenza è ad un passo dall’essere svelato.

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