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Democrazia: principio fondamentale o scudo protettivo?

Quando la democrazia è un valore irrinunciabile, ma è anche uno scudo protettivo contro il rispetto della Legge, ed il principale vessillo del delirio di onnipotenza di chi pretende di essere impunito.

Democrazia: valore irrinunciabile ed essenziale, principio fondamentale. Ma non solo: scudo protettivo, comodo vessillo da portare in piazza, paradossale bandiera da sventolare sotto il "Palazzo dell'ingiustizia".

Concetto sempre più inflazionato nei dibattiti TV, nei video-messaggi del Premier, nell'odierna manifestazione Romana capeggiata da Daniela Santanchè, al grido di " Cento processi, zero condanne = persecuzione", contro i magistrati milanesi, contro le donne "che voltano faccia ai principi del '68", contro la "non libertà di adoperare il proprio utero a piacimento".

Ecco, quindi, che le parole necessiterebbero di esser riportate alla loro giusta dimensione, nel rispetto della decenza e del decoro, evitando di confondere il rispetto della democrazia con il prevalere di un potere sull'altro, evitando di citare slogan che non si conoscono, travisandone completamente l'essenza.

Come può una donna (onorevole) rivendicare i principi delle battaglie femministe e giustificare la prostituzione ed i suoi "utilizzatori"?

Le battaglie sull'aborto, e l'utilizzo della pillola anti concezionale erano finalizzate all'emancipazione delle donne, finalmente libere di esprimersi al di fuori dei canoni della società patriarcale, studiando e lavorando, fuori dai confini del tinello e dal ruolo della paziente Penelope. 

La disponibilità a percorrere squallide scorciatoie mercificando se stesse e la propria dignità, per beneficiare dei favori dei potenti ed arrivare al successo senza sforzo alcuno, non è un principio per il quale le sessantottine si sarebbero mai battute. La libertà delle donne è ben altra cosa rispetto all' essere considerate oggetti non pensanti, trofei da esibire, viste solo in "orizzontale" - come la stessa Santanchè sosteneva solo qualche tempo fa.

Ma non solo: ostentare l'importanza del voto popolare non può significare andare oltre la legge, in una regressione allo stato di natura, del "tutti contro tutti". Laddove il popolo può essere plagiato, modellato ad immagine e somiglianza del potere, le leggi hanno la funzione di evitare che gli istinti di onnipotenza prevalgano sullo Stato di diritto. 

Le parole non possono essere scrigni vuoti, alienate dal loro stesso contenuto: le Democrazie non possono basarsi solo sull'acclamazione popolare, ma necessitano dell'equilibrio e del rispetto reciproco fra i tre poteri, per evitare che "chiunque abbia potere sia portato ad abusarne", come sostenuto dal filosofo francese Montesquieu.

Invece, oggi si è giunti all'assurdo scontro Berlusconi-Montesquieu, distruggendo inesorabilmente l'operato della funzione giurisdizionale. Non si può denunciare la famigerata "Macchina del Fango" e l'attività persecutoria della magistratura per difendere la propria posizione, e - contemporaneamente - scegliere di adoperare deliranti proclami di rivalsa contro lo stesso Stato che si governa e si rappresenta, distruggendo, a proprio piacimento, l'essenza stessa della nostra Democrazia. 

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