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Democrazia diretta contro i poteri dominanti; come decapitare il Leviatano

Dall’inizio della storia repubblicana in avanti ne abbiamo vissute e viste parecchie, ma questa (cosidetta) “crisi economica” ci ha portato veramente alla più grossa azione possibile ai danni del popolo, il quale, malgrado tutto, pare non incazzarsi; anzi sembra quasi abbia già assorbito l’amaro regalo che una classe politica codarda e vigliacca gli ha lasciato in dote.

Dopo decenni di ribaltoni, rinnegamenti, tangenti e quant’altro, dinnanzi all’imperativo economico si sono nascosti dietro la pianta ed hanno eletto senatore a vita un qualcuno che poi emanasse l’inemanabile, lavandosi in tal modo le mani e scaricando su altri la responsabilità di scelte dure, dimenticandosi bellamente che chi viene eletto ha il compito di intraprendere decisioni politiche. A loro difesa il senatore, tirandosi, oltretutto, fuori dal mazzo ci dice “è colpa degli italiani che non si sono resi conto”.

Ma fosse solo un giochino di parole poco importerebbe, il dramma è che Dracula si trova lì perché piazzatoci dai poteri dominanti, i quali hanno collocato i propri uomini direttamente nei posti giusti, disegno internazionale di un potere economico oramai non più appannaggio di una singola e limitata realtà nazionale.
 
Quando si parla di poteri forti spesso viene fuori come immagine illustrativa quella del Leviatano, un terribile mostro marino dalla leggendaria forza presentato nell'Antico Testamento, tale essere viene considerato come nato dal volere di Dio, nonostante sia spesso associato al Diavolo. Di esso scrisse Giobbe:
“Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe.”
Esso, ridotte all’inconsistenza le forze civili, sociali e politiche non guarda in faccia a provenienze, aderenze o moralità…disposto a mandare a picco nazioni ed economie, famiglie e natura agisce dritto nel solo nome del profitto; del resto un essere così immondo non può che essere il simbolo di una civiltà arrivata alla propria fase terminale, se non peggio ancora l’icona di quanto verrà dopo.
 
Però anche Davide sconfisse Golia, quindi spinti da una volontà uguale in forza ed opposta in principi a quella della bestia per i “rivoluzionari” è giunta l’ora di misurare le proprie forze e le proprie capacità. Tutto deve essere spinto e gestito dal basso, economia e politica.
 
Un esempio di economia dal basso sono state le scelte di operai in stabilimenti in fase di chiusura, essi hanno coraggiosamente rilevato le aziende, mettendo mano alle proprie liquidazioni ed a finanziamenti vari; qui la politica a gestione diretta e locale potrebbe intervenire con scelte di supporto ad economie sganciate dai poteri forti: interventi tesi a finanziare micro attività, slegate da ostacoli e vincoli di natura burocratica, il che snellirebbe l’intero comparto economico che attraverso la pratica dell’azionariato diffuso, andrebbero in direzione di una benefica ri-localizzazione dell’economia, il tutto assistito dalla rinascita di un sistema bancario localizzato che smonti il signoraggio.
 
Le pratiche della democrazia diretta e partecipata, di cui scorrono fiumi di parole in queste pagine, sono spesso agente integrante delle azioni sopra elencate.
Attenzione non vi sto vendendo del fumo a prezzo basso, so benissimo di quanto difficile sia, di quali conseguenze si potrebbero subire una volta fatta una scelta chiara e senza compromessi, sono consapevole di quanti compagni di viaggio perderemmo nel tragitto e del fatto che ogni voce debba avere il suo spazio decisionale anche frenante o rischieremmo di divenire semplicemente dei black bloc.
 
La via non può essere che unica, una corporazione di entità locali federate, supportate dalla democrazia diretta, partecipativa e referendaria, deliberativa e plebiscitaria.
 
Dal basso e locali perché all’uniformazione globale che ci è stata imposta si può dare un’unica risposta, quella dell’unità nella diversità, nell’immagine di un arcipelago da contrapporre al monoblocco mondialista.
L’appello oggi è al primo passo: le prossime elezioni, qualunque esse siano, dovranno essere un plebiscito contro la partitocrazia, perché coloro che, eletti dal popolo, nel momento delle scelte difficili, nell’atto di aggiustare i danni da essi stessi creati, hanno preferito delegare ad altri, non eletti, siano definitivamente estromessi dalla vita politica del paese.
Liberarsi dello schiavismo del signoraggio bancario dovrà essere il secondo punto.
 
Il terzo punto, che è però fondamentale alla realizzazione di tutto, è l’uscire dal modo antagonistico in cui si sono gestite le decisioni politiche negli ultimi decenni, occorre un lavoro di equipe contro sorpassati verticalismi ed una maggior democrazia diretta.
Ultimamente lo scrivo spesso alla fine dei miei appelli, i tempi sono ormai fin troppo maturi, non aspettiamo oltre a tagliare la gola al Leviatano.
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