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De Benedetti, il "Giornalista delle Balle", sputtana Libero: "mi diedero loro il via libera"

De Benedetti, il "Giornalista delle Balle", sputtana Libero: "mi diedero loro il via libera"

Ricordate Tommaso De Benedetti, il giornalista delle "interviste inventate di sana pianta"? Dai, quello che tirò fuori a Philip Roth - tutto finto ovviamente - quei pesantissimi commenti sull’amministrazione Obama, e che poi appioppò a Libero! Fu una Sputtanation Internazionale per Maurizio Belpietro, ne scrissero dal Guardian al New Yorker, passando per la London Review ed i più importanti quotidiani italiani. Bene, questo De Benedetti ha deciso di confessare tutto, a El Pais. Ecco le perle imperdibili, mamma che legnate...

Io volevo essere un giornalista culturale serio e onesto... In Italia però è impossibile. L’informazione in questo paese è basata sulle bugie, sulla falsificazioni... Ma mi piace essere il Campione Nazionale delle Menzogna. Credo di aver inventato un nuovo genere... Mi pagavano poco, ma tutti sapevano, e gli conveniva. Loro pubblicavano, se poi si scopriva il falso, era colpa del Freelance... Le mie interviste però andavano oltre: erano sempre casi politici. Bastava attribuire loro un qualche pregiudizio di destra. Mi divertiva perché sapevo cosa volevano nelle redazioni. “Sarebbe bello se parlasse male di Obama”, “sarebbe bello se parlasse bene di Berlusconi”. Io obbedivo.

Oddio, che abbia creato un nuovo genere direi di no, ma comunque ’sto De Benedetti è un vero professionista, giù il cappello. Io ero rimasto a quel "era tutto vero, ho gli audio, querelerò Roth!" di fine aprile. Vabbè, fa lo stesso. Ma è il seguente spezzone il vero apogeo informativo di questo popò di confessionale; secondo voi, ad occhio e croce, con chi avrebbe mai potuto lavorare uno che si autodefinisce con orgoglio "Il Campione Nazionale della Menzogna"?

Con la Repubblica, il Corriere della Sera e la Stampa non provavo nemmeno: loro fanno le verifiche. Decisi di provare con Libero per via della sua fedeltà a Berlusconi. Chiamai il capo della cultura per proporre l’intervista a John Le Carré. Lui fece qualche chiamata e mi diede il via libera. Poi gli proposi Roth. Ora, Le Carré aveva parlato di guerra fredda, spie e cose del genere. Roth invece è un uomo di sinistra, e questo era un bel dilemma per Libero. Chiedergli di parlar bene di Berlusconi è troppo?, chiesi. Dissero: “Lascia che dica qualcosa di forte contro il Nobel, per il resto basta che non vada contro la linea del giornale”.

E conclude:

La mia carriera nei giornali è finita, ma il mio lavoro no. Posso scrivere nuove interviste sotto pseudonimo per quotidiani nazionali. Oppure aprire un sito internet per pubblicare nuovi falsi.

Cosaa?! Ma quale carriera finita!, sei matto?, la vita comincia adesso, in Via Gaetano Negri c’è un mondo che aspetta solo attè.

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