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Dal presidente del Senato critiche generiche all’antimafia

Il presidente del Senato, Pietro Grasso, in un suo recente discorso, ha, tra l’altro, criticato il movimento antimafia.

Peraltro Grasso, prima di diventare presidente del Senato, è stato per diversi anni procuratore nazionale antimafia e in precedenza, negli altri incarichi che ha ricoperto, si è spesso occupato di indagini volte a combattere le mafie.

Quindi dovrebbe conoscere bene le mafie ed anche le associazioni che le contrastano. Cosa ha detto Pietro Grasso?

Questa è la parte del suo discorso che in questo post mi interessa riportare integralmente:

“Per superare il degrado, per liberare la politica e le amministrazioni dal malaffare, abbiamo bisogno di una classe dirigente credibile e trasparente ma anche, lo dico con dolore, di un’antimafia che sappia guardare al proprio interno e abbandonare il sensazionalismo, il protagonismo, la pretesa primazia di ogni attore, la corsa al finanziamento pubblico e privato.

Negli ultimi mesi abbiamo visto emergere scandali che infangano questo mondo e che offrono lo spunto a chi vuole cavalcare questi episodi per chiudere definitivamente una lunga storia di riscatto sociale e morale.

Serve un’antimafia unita, determinata ma anche umile, che collabori con le forze dell’ordine e la magistratura ma soprattutto che persegua il fine comune, che non è quello di essere l’associazione più visibile, o la più finanziata, o che meglio catalizza il consenso.

L’obiettivo, non dimentichiamolo, è il cambiamento culturale diffuso, il rifiuto del compromesso, è fare terra bruciata intorno alle mafie per isolarle e poterle colpire meglio con gli strumenti dello stato di diritto.

Abbiamo bisogno di un’antimafia che vada avanti con coraggio, passione, determinazione, che sia di stimolo e pungolo per le istituzioni locali, nazionali e internazionali, che non consenta di abbassare la soglia dell’attenzione e del contrasto ai padrini, siano mafiosi che politici”.

Io credo che Pietro Grasso avrebbe dovuto essere più preciso.

Mi rendo conto che ricopre, attualmente, la seconda carica dello Stato italiano e i suoi interventi, proprio per questo, devono necessariamente essere sottoposti a dei limiti.

Ma se un presidente del Senato formula, nei confronti dell’antimafia, delle accuse molto gravi, come quelle pronunciate nel discorso in questione, deve anche fare nomi e cognomi.

Altrimenti il rischio che si corre è che si faccia di tutta l’erba un fascio. Che cioè venga messo sotto accusa l’intero movimento antimafia.

Invece gli errori, e le necessarie critiche, non hanno riguardato l’intero movimento antimafia.

E poi i comportamenti sbagliati sono stati e sono sia di minore rilievo che di maggiore rilievo.

Occorre distinguere.

Mentre Grasso, nel suo intervento, non sembra fare distinzioni.

Sarebbe utile pertanto che Grasso precisasse meglio il suo pensiero sul movimento antimafia.

E sarebbe anche necessario, comunque, che all’interno del movimento antimafia si sviluppi un dibattito approfondito sulle questioni sollevate dal presidente del Senato, per evitare che le diverse componenti di tale movimento appaiano non voler prendere in considerazione le critiche di Grasso, perché in qualche modo, tutte, coinvolte.

Sia chiaro, io non sostengo che all’interno del movimento antimafia non ci siano problemi.

Proprio Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, ha dichiarato a “La Repubblica” di essersi dimesso dal consiglio di presidenza di Libera, accusando, fra l’altro, questa associazione di autoritarismo e mancanza di democrazia.

Per la verità, a tale proposito, don Ciotti, presidente di Libera, in un’intervista rilasciata sempre a “La Repubblica”, respinge le accuse di Franco La Torre.

E anche don Ciotti ha rilevato la necessità che nelle critiche si indichino fatti precisi e circostanziati.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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