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Dal MUOS ai droni, da Sigonella a Niscemi, la Sicilia capitale della guerra del XXI secolo

Le prime notizie sul MUOS risalgono al 27 settembre 2005, da allora molte cose sono state scritte su questo nuovo sistema satellitare grazie all’opera di un paio di giornalisti d’inchiesta che hanno studiato e diffuso questo nuovo passo della guerra globale: Maurizio Torrealta di Rai news24 e Antonio Mazzeo peace-researcher. A loro si deve una grande opera di ricerca e di informazione grazie alla quale si sono cominciate a muovere fette di opinione pubblica che hanno messo in discussione una scelta già fatta con diversi capovolgimenti di fronti, ignavia e leggerezza. I governi che hanno avuto le carte in mano del MUOS vanno da Prodi a Monti passando per Berlusconi. Dalla sinistra alla destra con intermezzo tecnico senza che la vicenda MUOS prendesse la prima pagina dell’informazione.

Nel frattempo sono nati diversi comitati NO-MUOS nei paesi del circondario del niscemese, poi c’è stata una tregua del movimento. Sin da allora gli ambientalisti si erano appellati ai vincoli di riserva naturale orientata per poter bloccare l’installazione, e fortunatamente il Tribunale di Caltagirone ha emesso il provvedimento di blocco dei lavori; ma il ricorso da parte del Ministro della Difesa italiana ha annullato il provvedimento ed i lavori sono ripresi.

Fatto salvo il lavoro della magistratura, il movimento dovrebbe cambiare strategia, bisogna interrogarsi e informare l’opinione pubblica su due punti fondamentali: che valore ha la democrazia del XXI secolo e che tipo di guerra prelude l’installazione del MUOS?

Per rispondere alla prima domanda ci si chiede: chi ha il potere di decidere su un territorio europeo? Il Muos, ma lo stesso discorso vale per l’ampliamento dell’aeroporto di Aviano. In che modo la popolazione interessata è stata interpellata? Chi prende le decisioni che trasformano irreversibilmente un territorio? Per restare nel caso MUOS, chi ha deciso l’installazione del MUOS a Niscemi? Il Parlamento Italiano ha mai votato su questo campo? E visto che non riguarda solo l’Italia, ma anche l’Europa, perché nessuno sente l’esigenza di portare l’argomento all’Ordine del Giorno di Strasburgo?

L’altra questione riguarda la vera destinazione del MUOS di Niscemi. Premesso che non si tratta di una infrastruttura NATO ma di uso esclusivo della marina militare statunitense, a che tipo di guerra ci si sta pensando?

È evidente che si sta pensando ad un’idea di guerra che non ha più nulla a che vedere con il concetto di guerra che fin qui abbiamo letto sui libri di storia. Gli uomini, anche se in guerra, non perdono mai la loro essenza umana, fatta anche di emozioni e di discernimento, ma la guerra che verrà non sarà più combattuta dagli uomini ma dalle macchine. Per una prima fase guidate dagli uomini ed a regime saranno le macchine a stabilire tattiche e strategie ed avvisare l’uomo dopo aver preso la loro decisione. Sembra un film di fantascienza, ma leggendo quanto scrivono i dott. Stranamore della guerra si potrà avere una dimensione attuale del vero problema legato all’installazione del MUOS di Niscemi. Con la sua installazione ci avvieremo verso questa nuova era, la guerra delle macchine.

Alcune tracce di questo percorso di guerra li possiamo trovare su un documento reperito on-line dal Centro Militare di Studi Strategici, un rapporto di ricerca redatto dal maggiore Luigi Caravita dal titolo “Military unmanned aircraft systems: sistemi aeromobili militari senza pilota” (data di chiusura della ricerca: ottobre 2011)

“In un modesto ufficio di uno dei tanti palazzi di Crystal City in Virginia, agli inizi del 2009, prende vita lo United States Air Force UAS Flight Plan, la Vision della USAF per la capacità Unmanned Aircraft Systems fino all‟anno del suo centenario, il 2047. Il lavoro nasce dalla penna del Col. Eric Mathewson e della dozzina di uomini della sua UAS Task Force. (…) L'obiettivo a lungo termine è quello di permettere la totale integrazione nello spazio aereo e la capacità di poter operare in full autonomy. I velivoli senza pilota saranno in grado di rifornire mutuamente entro il 2030. Per la prima volta da una fonte ufficiale si prende in considerazione l’eventualità di sviluppare capacità di attacco autonome, nel piano proiettate al 2047. La manutenzione ordinaria on ground potrà essere condotta sempre dalle macchine senza nessun contributo umano. "Con il progredire della tecnologia, le macchine saranno in grado automaticamente di seguire anche riparazioni in volo" recita il Piano.

“Il merito del Flight Plan risiede principalmente nell’aver avuto, per la prima volta e con un documento ufficiale, il coraggio di affrontare temi da sempre considerati tabù, come ingaggio di target in autonomia e navigazione autonoma in spazi aerei non segregati, abilità queste ritenute determinanti per sbilanciare l'avversario con un effetto immediato sull’esito delle operazioni”.

(…) “Questo guiderà, ad esempio, lo sviluppo della robotica e di sistemi d'arma: più capacità possono essere delegate dall'essere umano alla macchina, maggiori capacità possono essere messe in campo. Questo suggerisce che sarebbe un grave errore per una qualunque nazione accettare qualsiasi accordo o codice internazionale che limiti l'impiego di sistemi autonomi”.

“La nuova forma del potere aereo si regge sull’equilibrio e sulle capacità di interoperabilità e di teaming tra assetti manned ed assetti unmanned, in cui questi ultimi tenderanno ad essere sempre più autonomi, ad avere una propria “volontà”, a muoversi in sciami, ad essere sempre più inferenti nel processo di OODA loop - Observe, Orient, Decide and Act - tradizionalmente presidiato dall’uomo”.

“Di contro, per sistemi fly-by-wireless come sono gli UAS, la minaccia cibernetica è una delle minacce più temibili per la sicurezza. La cyber warfare, la guerra cibernetica potrebbe essere una guerra ombra, la guerra più dura da vincere.

(…) “è questa una guerra senza rischi? Il terrorismo, può essere considerato una forma di rivolta a quella che i media chiamano “la guerra dei droni”? E chi questa guerra la combatte a distanza, senza nessuna commistione con la polvere del teatro, rischia davvero di essere affetto da quello che le Nazioni Unite chiamano “fattore Playstation”? I disaccordi su ciò che possa essere etico o no, derivano spesso da convinzioni diverse sulla natura umana e aspettative diverse su ciò che la tecnologia può raggiungere nel futuro. È dovere della comunità internazionale stabilire una nuova serie di convenzioni per disciplinare l'uso di queste tecnologie e governarle sotto l’egida del diritto umanitario”.

Alla luce di queste considerazioni, anche il movimento NO-MUOS dovrebbe cambiare bersaglio, non basta dire No al MUOS con tutte le implicanze relative all’inquinamento elettromagnetico, occorre affrontare il problema sul futuro della stessa esistenza del genere umano. L’aprire una maglia così delicata dovrebbe chiamare alla mobilitazione non solo i pacifisti ma l’umanità come genere.

 

P.S.: per la popolazione che vive sotto i Droni di Sigonella, consigliamo questa citazione:

“Ad oggi gli UAS militari (n.d.r. aerei senza piloti) non sono autorizzati a volare, se non in spazi aerei segregati, perché non hanno una banda aeronautica protetta, non sono ancora considerati sufficientemente affidabili, non sono dotati di una tecnologia sense & avoid matura, non hanno ancora totalizzato un numero di ore di volo sufficiente da costituire un safety case rappresentativo e convincente, non è stata ancora dimostrata adeguata resilienza da attacchi di cyber warfare”.

Per gli UAS siamo ancora agli albori, siamo ancora ai fratelli Wright di quella che promette di essere una vera e propria rivoluzione robotica.

 

 

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