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Costa d’Avorio: pozzi d’acqua diventati fosse comuni

 Il 20 luglio dello scorso anno si verificò uno dei peggiori episodi del conflitto interno della Costa d’Avorio: il campo profughi di Nahibly, dove avevano cercato riparo 2500 persone scampate al massacro di Duekoue, fu attaccato e distrutto (vedi foto) da soldati dell’esercito regolare spalleggiati dai miliziani di etnia Dozo.
 
Nahibly è stato uno dei simboli della vendetta dei vincitori, legati all’attuale presidente Alassane Ouattara. La maggior parte dei profughi appartenevano all’etnia Guere, considerata fedele all’ex presidente Laurent Gbagbo.
 
Le due fazioni, a partire dalle elezioni del novembre 2010 vinte da Ouattara e contestate da Gbagbo, diedero vita a lunghi mesi di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Se l’ex presidente è in attesa di processo alla Corte penale internazionale, chi si è reso responsabile del massacro di centinaia e centinaia di civili, come accaduto a Duekoue, rimane impunito.
 
Durante l’attacco al campo di Nahibly vennero uccise di certo 14 persone. Altre scomparvero nel nulla. Secondo molte testimonianze oculari, il personale della Missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Unoci) stette a guardare, allontanando in malo modo i profughi che supplicavano protezione. Fatti inquietanti, liquidati dal capo della missione nonché rappresentante del segretario generale Ban Ki-moon in Costa d’Avorio col classico: “Non spettava a noi”.
 
A ottobre, in un pozzo vennero ritrovati i resti di sei persone. Nove mesi dopo, i risultati delle autopsie non sono stati resi noti e i corpi non sono stati restituiti alle famiglie.
 
Altri 11 pozzi nella zona potrebbero contenere molti cadaveri ma le autorità ivoriane non intendono indagare. Dicono che mancano i materiali e l’equipaggiamento, ma hanno rifiutato l’assistenza tecnica proposta dalle Nazioni Unite.
 
Un difensore dei diritti umani locale si è calato in tre pozzi, denunciando di aver verificato la presenza di almeno un corpo in ciascuno di essi, ma anche in questo caso le autorità hanno lasciato perdere.
 
Nei pozzi d’acqua della Costa d’Avorio ci sono cadaveri: accanto a quei pozzi, familiari disperati e carnefici impuniti.
 
Di fronte a una così evidente prova che in Costa d’Avorio la giustizia è quella dei vincitori, Amnesty International ha sollecitato l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta.
 
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