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Cosa dicono i dati della Struttura per la Gestione dell’Emergenza aquilana

All'inizio dell'Anno III d. t. (dopo terremoto), i dati forniti dalla Struttura di Gestione dell'Emergenza permettono d’osservare la struttura della popolazione assistita ed alloggiata a L'Aquila in differenti significativi momenti:

 

 

 

situazioni alloggiative e/o d'assistenza

11 maggio 2010

18 ottobre 2010

5 aprile 2011

con Contributo Autonoma Sistemazione

25.761

11.556

10.961

nelle C.A.S.E.

14.581

14.268

13.844

nei M.A.P.

2.108

2.724

2.873

in affitto fondo immobiliare

579

804

849

in affitto concordato con D.P.C.

1.389

867

724

in strutture ricettive Provincia de L’Aquila

2.274

1.700

796

in strutture ricettive Provincia di Pescara

1.103

526

128

in strutture ricettive Provincia di Chieti

113

49

18

in strutture ricettive Provincia di Teramo

386

200

81

in strutture ricettive fuori Regione

74

14

24

nella Caserma della Guardia di Finanza

557

367

176

nella Caserma Campomizzi

131

84

72

in totale

49.056

33.159

30.546

 

Oltre le variazioni in percentuale ed in valore assoluto di lungo periodo, appare opportuno analizzare pure quelle settimanali d'ogni singola tipologia, per comprenderne la dinamica evolutiva generale e relazionarla infine con lo sviluppo della ricostruzione urbana e sociale.

Nel complesso vediamo che, dalle 47.333 persone del 18-10-2010 si passa repentinamente alle 33.159 del 28-10-2010 grazie all’applicazione della direttiva del Vice Commissario alla ricostruzione Antonio Cicchetti con criteri più selettivi per l'assegnazione ed il trasferimento da una all'altra situazione abitativa o d'assistenza.

In particolare, il C.A.S. erogato a 25.583 persone fino al 12-10-2010, viene devoluto a sole 11.556 persone dal 18-10-2010; quindi: in una sola settimana, ben 14.027 persone senza casa ed ospitate da parenti od amici sono private d’una forma di sostegno, pari a 1.000 - 1.200 euro a famiglia.

Nelle 183 case dei 19 C.A.S.E., i senzatetto ricoverati diminuiscono costantemente al ritmo di 15,35 persone alla settimana: in totale 737 persone lasciano queste abitazioni casualmente, ma se fossero concentrate negli stessi edifici, poiché in ogni casa possono stare 80 persone, più di NOVE case – ora - sarebbero completamente VUOTE, ovvero, INUTILMENTE costruite. Eppure, costituivano il miracolo della ri-costruzione governativa.

Nei Moduli Abitativi Provvisori (casette a schiera, in legno, a due piani) realizzati tardivamente in 28 aree de L'Aquila s'alternano periodi di stabilità ad oscillazioni repentine di segno opposto. In totale, sono 1.273 i M.A.P. realizzati per il capoluogo (1.113 dalla Protezione civile + 160 donati). Nel periodo di massima affluenza, ogni alloggio è occupato da 2,27 persone: poche in relazione alla capienza di queste casette. Alcune sono vuote?

Chi indicò alloggio in affitto, come prima preferenza nel censimento del fabbisogno dell'agosto 2009, fruisce degli alloggi del Fondo Immobiliare. Nell’intero periodo considerato, trascurando la punta delle 927 presenti alla 20a settimana, quasi regolarmente, si passa dalle 579 persone del 11 maggio ‘10 alle 849 del 5 aprile ‘11.

Trascurando alcuni incrementi positivi, nel lungo periodo, le persone in immobili con affitto concordato con il Dipartimento della Protezione Civile praticamente calano del 50%. La ragione dell'abbandono da parte di 720 persone e la destinazione successiva degli alloggi inizialmente reperiti restano ignote.

Per considerare in dettaglio l’occupazione ed il progressivo abbandono delle strutture ricettive della Provincia de L’Aquila, delle altre (Pescara, Chieti e Teramo), nonché delle strutture fuori Regione, si rimanda alla pagina del sito appositamente creato per studiare l’evolversi della situazione post terremoto. Idem, per l’utilizzo marginale delle Caserme della Guardia di Finanza e Campomizzi.

In sintesi, dopo questo noioso rendiconto di dati - dedicato in modo particolare ai personaggi (Rita Dalla Chiesa ed Aldo Forbice) che sostengono ormai risolto ogni problema - appare assai evidente la permanenza d’una situazione ancora molto complessa proprio per la parcellizzazione della popolazione assistita od alloggiata fuori dalla propria dimora naturale.

Nel contempo, però, mentre la polis (comunità) risulta completamente disgregata, è stato possibile edificare quattro o cinque mila casette fai da te: molte, a dire d'un bravo e serio giornalista che nulla deve a "Forum", fatte in foggia e consistenza di vere e proprie ville con giardino e garage. Dicono per l’emergenza continuata e procrastinata per ventiquattro mesi. Ora nell'ansia di sapere:

a) la conferma del prezzo a metro quadro per quanto debba essere ricostruito (deciso dopo due anni, ma ancora senza emanazione della ennesima ordinanza);   

b) la procedura urbanistica da seguire (con Piani di Ricostruzione o con semplici delibere comunali);

c) l'esito del processo contro i costruttori di 18 edifici crollati perché mal costruiti (139 vittime d’illegalità);

d) l'evoluzione dell'inchiesta sulle responsabilità di cinque componenti della Commissione Grandi Rischi che, dopo 400 scosse ed il mantenimento di soli 13 vigili del fuoco in tutto il territorio del capoluogo, potrebbe aver sottovalutato il problema, evitato lo stato d'allerta e, forse, causato 37 vittime [racconta, Antonello Caporale]

e) la possibilità effettiva di ripresa del lavoro e, quindi di permanenza, per molti cittadini senza città [Giusi Pitari].

Tuttavia, con la nuovissima sede ANAS, i cinque auditorium, le novantanove rotonde ed i milioni di puntelli, la città sembra rinascere con la cipria: ... un materiale scadente ed un trucco [dice, Giustino Parisse] o con un piano cromatico di riqualificazione della periferia che sembra mutuare la tragedia in farsa [afferma, Patrizia Tocci] perché solo una parte della polis (città) sta rinascendo in maniera caotica e confusa, per la mancanza d'una visione generale della problematica della ricostruzione cioè procrastinando nel tempo quella essenziale del centro storico per problemi di ... governance ... e, tuttora, smaltendo assai malamente quella fittizia (o miracolosa) che venne avviata con la supina concertazione comunale del Piano C.A.S.A. voluto dal D.P.C.: i diciannove quartieri residenziali periferici senza servizi seminati anche in aree protette che hanno snaturato completamente la città esistente e che la snatureranno ancor più in futuro se permane l'assenza d'un disegno di recupero generale e/o l'andazzo d'una sensazionale ricostruzione caso per caso.

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