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Corte militare egiziana condanna minorenne alla pena di morte

La corte militare del Cairo ha condannato un cittadino egiziano di 17 anni alla pena di morte per impiccagione. Il ragazzo, di nome Ahmed Marous Ibrahim, è accusato di aver violentato una ragazza di 17 anni.

‘I militari non possono essere i giudici, i pubblici ministeri, e i boia nell’Egitto post-rivoluzionario’ ha dichiarato Amnesty International sul caso.

‘Se davvero si vuole fare giustizia per questo terribile crimine’ ha continuato l’organizzazione ‘l’accusato deve avere un giusto e pubblico processo davanti a un tribunale criminale’.

L’ONG, da sempre contro la pena di morte, ha anche sottolineato come ‘condannare a morte un minorenne è francamente aberrante e va contro le leggi internazionali’. Amnesty chiede infine che al ragazzo e agli altri condanna sia garantito un giusto processo civile.

In questi mesi i civili continuano ad essere processati davanti alle corti militari da quando il Consiglio Supremo delle Forze Armate (CSFA) ha preso il potere nel paese. In questi mesi le corti militari sono state molto criticate dalle ong per i diritti umani. Diversi sono i casi contestati, tra cui c’è sicuramente la condanna a 3 anni di un blogger e il ‘test di verginità sottoposto alle manifestanti.

L’anomalia di questi processi si trova soprattutto nella totale parzialità e incompetenza delle corti militari, nella loro inesperienza e nelle loro violazioni alle leggi internazionali (come nel caso del ragazzo diciassettenne). I processi, in molti, vengono svolti senza la possibilità di difesa dell’imputato che si vede accusato e giudicato dagli stessi militari.

In un paese alla ricerca della democrazia, della giustizia e della sicurezza questi episodi, unitamente alla gestione fallimentare dei militari, fanno rivenire in mente i periodi in cui Mubarak arrestava e uccideva i propri concittadini scomodi.

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