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Coronavirus, all’Aquila un terremoto nel terremoto: aumenta lo stato di povertà

Sono bastate poche settimane di isolamento per far implodere quel microcircuito sociale che permetteva a molte famiglia di tirare avanti, tra piccoli espedienti e impieghi saltuari, più o meno regolari. Per L’Aquila, che ha dovuto affrontare una serie di ripercussioni economiche legate al terremoto, la situazione è ancora più grave. E questo, a prescindere dal fatto che, sino a questo momento, la percentuale di contagi in città è irrisoria.

Questa nuova emergenza va a colpire su un ferro già battuto, in un momento in cui si iniziava, invece, a respirare anche grazie all’introduzione di agevolazioni che hanno consentito la riapertura di una serie di attività dentro e fuori il centro storico. Le restrizioni progressive dei vari Dpcm hanno invece gettato molte famiglie in difficoltà. Alcune persone si sono trovate per la prima volta di fronte ad una situazione di povertà, senza pertanto neanche sapere come chiedere aiuto, in questo momento di quarantena, che non è per tutti uguale.

Lo sanno bene alla Caritas diocesana, che da giorni ha registrato un’impennata di richieste, con numerose chiamate al centralino 0862.405169. L’operatrice parla di almeno una trentina di richieste al giorno, molte anche inedite, quando invece nei mesi scorsi si parlava di una media dieci volte più bassa. "Stiamo cercando di dare una risposta a tutti", spiega don Dante Di Nardo, direttore dell’Associazione diocesana. "C’è chi chiede un aiuto per fare la spesa, chi per vestire o pagare una bolletta". Poco o niente si è fermato rispetto alla gestione delle utenze, i cui pagamenti hanno tutti una scadenza precisa, da rispettare.

Addirittura alcuni commercianti hanno persino segnalato quanto sia stata puntuale, da parte di alcune banche, la riscossione della rata del mutuo o del prestito, fino all’ultimo, ultimissimo momento consentito dall’ordinanza. "I risultati di questa situazione", riprende don Dante, "li vediamo sulla pelle dei nostri concittadini. Ci siamo dati tre giorni per organizzare gli aiuti e la consegna del materiale: lunedì, mercoledì e venerdì, ma i tempi sono dilatati per l’esigenza di garantire il distanziamento sociale". Per fortuna, le donazioni private sono aumentate e alcuni supermercati portano avanti iniziative come “spesa sospesa”, permettendo a chi compra di lasciare dei beni di prima necessità in donazione. Un’iniziativa che fa il paio con altre di questo genere, a partire dalla mobilitazione dei volontari dell’Ana in vari supermercati. 

"Le regole introdotte dal governo", spiega Federico Congiu, dipendente della Fraterna Tau che gestisce la mensa dei poveri di Celestino, "impediscono di ospitare persone a pranzo, fatta eccezione per le famiglie residenti. Di qui, stiamo fornendo i pasti caldi in appositi contenitori e bustine". Le richieste sono schizzate: "Rispetto agli utenti ordinari che seguiamo (38 persone)", sottolinea Congiu, "adesso ne 173. Tra cui anche studenti fuori sede rimasti sul territorio o persone con disabilità fisica psichicica". I pacchi alimentari (composti da passata di pomodoro, latte, legumi, carne in scatola, pasta o riso) vengono consegnati a domicilio agli anziani e agli utenti di una rete di associazioni tra cui l’Arci che smista il pasto tra le strutture che accolgono i migranti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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