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Convivente? Per la legge italiana esisti solo se sei un parlamentare

Mentre concretamente i paesi più civili e più aperti alle riforme sociali hanno e stanno avviando i provvedimenti per mettere fine alle discriminazioni che, anche agli occhi della legge, rendono gli omosessuali cittadini di serie b, l’Italia rimane attaccata al palo delle promesse non mantenute.

Giovedì ipocritamente i proclami si sprecheranno: il 17 maggio coincide con la Giornata Mondiale contro l’Omofobia.

Il 18 tutto passerà nel dimenticatoio o, se qualche esponente politico nostrano si lancerà in qualche affermazione eccessiva (vale per quelle troppo progressiste quanto per quelle discriminatorie), finirà tutto con il vecchio gioco della smentita e del fraintendimento.

La Spagna di Zapatero politicamente ebbe il coraggio di ribellarsi ai vescovi e li invitò a non interferire con le decizioni che nulla hanno a che fare con le parrocchie.

L’Italia non ce la fa e continua ad essere succube del Vaticano che da una parte rivendica il proprio essere stato (il cui capo, Joseph Ratzinger, non ha firmato la moratoria per fermare l’abominio della pena di morte contro i gay), dall’altra ricatta i partiti che del bacino di voti controllato dall’istituzione ecclesiastica non riescono a fare a meno.

Ma c’è del’altro che ci rende ancor più vergognosi agli occhi dell’intero pianeta.

Siamo talmente prigionieri del nostro medioevo da non avere una normativa che tuteli le coppie conviventi.

Il paradosso è che chi non ha il coraggio di adottarla per non sfidare le ire vaticane, ne beneficia e questo Ratzinger lo sa.

I parlamentari fruiscono dei Pacs o Dico che a noi negano.

Il cosiddetto Fondo di solidarietà per deputati o senatori è stato istituito nel 1990 e a pochi giorni dall’elezione un parlamentare non deve far altro che compilare un modulo nel quale è sufficiente comunicare le generalità di conviventi e figli a carico.

Automaticamente scatta il diritto all’assistenza sanitaria gratuita e al lascito della pensione di reversibilità.

Dulcis in fundo, i parlamentari non sposati possono anche avviare pratiche di adozione.

Eppure c’è chi ancora ha il coraggio di parlare a vanvera di sacralità della famiglia e di farlo in nome di Dio.

L’importante è crederci.

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