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#ConteStaiSereno Renzi saluta e se ne va dal Pd. E scissione fu.

La smania di protagonismo, l’ego smisurato, la furbizia e l’opportunismo, l’avidità politica adesso che ci sono decisioni e poltrone da prendere ancora, non hanno saputo aspettare la Leopolda. Il dado è tratto. Matteo Renzi dopo aver spinto il suo ex partito nelle braccia dei grillini, adesso saluta e sene va dal Pd: “Lasciare il Pd sarà un bene per tutti, anche per Conte, il partito è diventato un insieme di correnti, manca una visione sul futuro.

 Solo chi è a digiuno di politica – ha spiegato – non capisce questa mia scelta. Formeremo due gruppi parlamentari, uno di 25 deputati alla Camera e un altro tra i 12-15 senatori a Palazzo Madama. Due nuovi soggetti che saranno decisivi per la maggioranza e per il governo».

Intervistato da Repubblica, Matteo Renzi spiega così la sua decisione di lasciare i dem. Fa sapere che saranno con lui una trentina di parlamentari e i gruppi autonomi nasceranno questa settimana. Afferma di voler passare i prossimi mesi a combattere Salvini non a difendersi dal fuoco amico. Alla Leopolda sarà presentato il simbolo: il primo impegno elettorale le politiche, ‘sperando che siano nel 2023’, e le Europee 2024.

Zingaretti incassa il colpo: “Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo PD”.

Da giorni – per non infierire e dire che da sempre i sinistri sono in perenne lotta tra di loro e vittime di scissioni fratricide – nei Dem le acque erano agitate e la scissione veniva evocata nei rumors di Palazzo. Poi ieri l’accelerazione con una telefonata al premier Giuseppe Conte al quale Renzi avrebbe garantito il proprio sostegno.

Intanto, però su Twitter prende quota l’hashtag #contestaisereno, un monito per il presidente del Consiglio sulla scia del celeberrimo ‘Enrico stai sereno’ che Renzi indirizzó a Enrico Letta, all’epoca premier.

In serata, dopo la notizia che Renzi aveva ormai deciso di mollare i dem, il commento amaro del ministro Dario Franceschini, che nella chat dei deputati Pd sarebbe sbottato: “Nel 1921-22 il fascismo cresceva sempre più, utilizzando rabbia e paure. Popolari, socialisti, liberali avevano la maggioranza in Parlamento e fecero nascere i governi Bonomi, poi Facta 1 poi Facta 2. La litigiosità e le divisioni dentro i partiti li resero deboli sino a far trionfare Mussolini nell’ottobre 1922. La storia dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori”.

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