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Congresso, Rifondazione al bivio: allearsi col PD o morire?

Il dirigente di Rifondazione comunista Raul Mordenti avverte: « Per il prossimo Congresso dobbiamo evitare di ridurci a una conta fra frazioni che segnerebbe la fine del Partito » [1].

Dino Greco, altro dirigente del partito, conferma la situazione: « lo stato patologico, ormai cronicizzato, dei nostri rapporti interni, da separati in casa, che perdurando, porterebbe definitivamente alla fine ravvicinata della storia di Rifondazione comunista » [2].

Anzi, Greco precisa meglio e parla di « ingessata e incartapecorita vita politica interna, a parte il conflitto inestinguibile che ha generato, da tempo non produce più niente ». Insomma Rifondazione comunista un partito dall’elettroencefalogramma ormai piatto.

Per essere sempre più chiaro sulla condizione terminale di Rifondazione, Greco prosegue: « i due schieramenti [ quello di Acerbo e quello di Ferrero, NdR ] si fronteggiano in un duello fratricida che non può avere per conclusione fatale altro che la distruzione di entrambi ». Una conclusione per altro molto ravvicinata: « gli scricchiolii sono sempre più forti nel già sfibrato corpo del partito e rischiano di preludere ad un cedimento strutturale ». Un forte scricchiolio è rappresentato dalle recenti dimissioni dal partito di Giovanni Russo Spena.

I motivi del dissidio non sono politici: « tutto il confronto interno è stato ingoiato da una sola questione ritenuta decisiva, il potere » ( di che? ), conclude con rabbia Greco.

Rifondazione, in sostanza, oggi esiste solo per quanto esistano i post social del segretario nazionale Maurizio Acerbo!

Una spiegazione dettagliata delle condizioni terminali di Rifondazione la fornisce il dirigente Sergio Dalmasso: «Le nostre sedi, al di là dell’eroismo espresso nella raccolta delle firme, reggono su pochissime persone, hanno età media altissima. […] Il PRC oggi è ridotto non solamente ad una totale assenza nelle istituzioni o nei media, ma anche ad una presenza del tutto insufficiente, per quanto generosa, nelle realtà sociali (luoghi di lavoro, sindacati), nel mondo giovanile, nelle realtà associative e culturali ». Da queste considerazioni Dalmasso si domanda: « Quanto può reggere un partito in queste condizioni? » [3].

Il dibattito politico, al Consiglio nazionale del partito, lo apre Raul Mordenti sostenendo che le forti difficoltà di rappresentatività del partito sono strutturali: «il sistema politico è ormai costruito per escludere la presenza comunista nelle istituzioni ».

Al Congresso nazionale del 10-12 gennaio 2025, spiega Umberto Spallotta, [4] si dovrà « risolvere il dilemma se:

  • allearsi col centrosinistra e riuscire ad eleggere, sperando di condizionare a sinistra quella coalizione (“scelta frontista, motivata dal pericolo di destra”, la chiama Dalmasso [3]);
  • o costruire un polo alternativo con radici realmente popolari e non settarie per rovesciare le politiche liberiste e guerrafondaie (“cammino nel deserto”, lo chiama Dalmasso [3]) ».

La prima opzione la abbiamo già praticata per anni e alla fine abbiamo visto come tale linea ci ha allontanato dalle nostre classi di riferimento, snaturando il nostro partito, il quale giustamente ha cercato di elaborare una linea alternativa. Ora, di fronte alla oggettiva difficoltà di costruire l’alternativa in un contesto di sconfitta sociale e di arretramento democratico dovuto al bipolarismo, si vuole tornare ad una linea già per noi segnata dal fallimento, finendo per diventare la brutta copia di AVS ».

Paolo Ferrero conferma: « il congresso dovrà decidere questo:

  • imbocchiamo la via dell’alternativa e proviamo anche noi, come in Francia a costruire la sinistra di alternativa,
  • o riprendiamo il gioco dell’oca del rapporto minoritario e subalterno con il centro sinistra? » [5].

Ferrero chiede una scelta netta, senza le attuali ambiguità di Acerbo.

Una scelta, quella dell’alleanza con PD, che però non convince Tonia Guerra: « Evitiamo facili e fuorvianti letture e scorciatoie: una cosa è partecipare su basi comuni a una lotta per la democrazia, altra è scambiare questo come un progetto politico » [6].

Infine la proposta di organizzare « una serie di web-seminari, anche con relatori esterni, per dare materiali attendibili e aggiornati alla nostra discussione ».

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Fonti:

[1] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Raul Modernti”.

[2] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Dino Greco”.

[4] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Umberto Dalmasso”.

[4] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Umberto Spallotta”.

[5] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Paolo Ferrero”.

[6] Rifondazione, 29-30 giugno 2024, “Intervento di Tonia Guerra”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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