• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Coney island negli scatti di Maurizio Coppolecchia

Coney island negli scatti di Maurizio Coppolecchia

Nella sua vita di regista, produttore, viaggiatore e giornalista, Maurizio Coppolecchia, nato a Milano nel 1955, una cosa non ha mai smesso di fare, fotografare, realizzando diversi reportage in giro per il mondo.

“2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn”, la mostra a cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti in programma al Palazzo del Broletto di Pavia dal 2 luglio al 2 ottobre 2022 e realizzata con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia, raccoglie 52 opere fotografiche che raccontano uno dei luoghi più iconici di New York, lo storico Luna Park di Coney Island, a sud di Brooklyn, a poco meno di un’ora da Manhattan.

La lunga spiaggia sabbiosa che guarda l’Oceano Atlantico, il lungomare di legno, le giostre abbandonate e i chioschi dove mangiare l’hot dog sono il palcoscenico dove si sviluppa il racconto per immagini di Coppolecchia, scattate tutte a Coney Island nel 2009, ovvero nel momento di estrema decadenza del primo parco divertimenti a chiamarsi Luna Park, inaugurato nel 1903 e chiamato “Luna” in onore della sorella del proprietario, Luna Dundy.

Tuttavia, “2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn” prima di essere un reportage, è un viaggio nell’ anima americana, un’immersione in quel mondo che ha contribuito a definire la cultura di massa, destrutturandone il linguaggio, generando la Pop Art.

La libertà dello stile narrativo delle fotografie di Coppolecchia entra nelle viscere di questo mondo, raccontando la vena malinconica che si ritrova nelle giostre ferme, nelle saracinesche abbassate, nelle insegne scolorite, nei ricordi abbandonati, nella dimensione onirica delle giostre che hanno smarrito il loro sogno, quando trionfavano i labirinti di specchi, la grande Wonder Wheel costruita nel 1920 e alta quasi cinquanta metri, le voci degli autoparlanti e dei bambini, i neon dai mille colori, le maschere dei pagliacci, i juke-box.

Eppure, attraverso immagini lucide, rigorose e prive di retorica, sotto la lente di ingrandimento di Coppolecchia la nostalgia si fa più limpida e l’autore crea una vera e propria “Estetica dell’abbandono”.

Scrive Roberto Mutti: "A questo punto ci si potrebbe aspettare il ricorso a un prevedibile bianconero, invece Maurizio Coppolecchia interpreta tutto con colori squillanti, si sofferma sui particolari che da comprimari trasforma in protagonisti e, complice di quella generazione che era stata stregata dalla nuova arte americana sbarcata nel 1964 alla Biennale di Venezia, propone una ricerca dalle dichiarate connotazioni Pop”.

Djurante l'inaugurazione di sabato 2 luglio (17-20) si terrà un reading di poesia con l’attore Ruggero Dondi e le improvvisazioni jazz del compositore e contrabbassista Attilio Zanchi che prende spunto dal libro del 1958 A Coney Island of the Mind di Lawrence Ferlinghetti, il poeta della Beat Generation scomparso lo scorso anno all’età di 101 anni.

La mostra è aperta al pubblico con ingresso libero da giovedì a domenica dalle 17.00 alle 21.00.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità