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Comune L’Aquila: i conti non tornano

Enzo Lombardi, presidente della commissione Garanzia e controllo del Comune de L'Aquila, martedì scorso aveva comunicato ufficialmente che il vaso di Pandora dove erano celati i panni sporchi dell'amministrazione Cialente era stato scoperchiato. La relazione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, protocollata il 14 giugno, spazia dai dati di bilancio alla gestione dei residui, dal fondo di cassa all'indebitamento, dalle posizioni con la Cassa Depositi e Prestiti alle emissioni obbligatorie, dai debiti fuori bilancio, riconosciuti e da riconoscere, alle entrate correnti, fino all'analisi della spesa che snocciola non solo le voci per le spese del personale ma anche quelle per la prestazione di servizi e quelle riconducibili al sistema delle società partecipate.

La pece colata negli ultimi giorni sul Comune dell'Aquila per i dirigenti nominati senza concorso e i debiti fuori bilancio non è altro che un autogol del primo cittadino Massimo Cialente. Il sindaco, infatti, il 29 marzo 2011, due giorni dopo aver ritirato le dimissioni, convinto dal faccia a faccia con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ha inoltrato una richiesta alla ragioneria dello Stato che ha provveduto a incaricare Aldo Falzone, dirigente dei Sifip (Servizi Ispettivi di Finanza pubblica), di effettuare una verifica amministrativo – contabile sui conti del Comune.

Dal 12 aprile al 6 maggio 2011 la situazione finanziaria del Comune dell'Aquila è stata scandagliata alla ricerca dei problemi e che, effetto scatenante il terremoto, si sono accentuati soprattutto sulla gestione ordinaria del bilancio e in particolare sulle entrate tributarie e sulla quantità e qualità dei servizi erogati alla popolazione. Il Dirigente dei servizi Ispettivi di Finanza pubblica spiega, nella sua relazione, di aver analizzato a ritroso le carte dal 2006 per due motivi: «In primo luogo ciò consente di operare un diretto raffronto tra i dati di bilancio relativi al triennio 2006/2008 e quelli del biennio 2009/2010, in gran parte influenzati, non solo in termini quantitativi, ma anche nelle scelte gestionali dell'Ente, dal sisma del 6 aprile. In secondo luogo, la gestione di bilancio di un Ente locale è un fatto complesso e continuativo che solo per convenzione e per necessità viene ripartito in esercizi finanziari annuali; per tali ragioni, le dinamiche di bilancio non possono essere analizzate assumendo quale elemento di riferimento i fatti amministrativi soltanto di un singolo esercizio».

La situazione dell'amministrazione comunale dell'Aquila non ha buchi solo in uscita ma anche in entrata: i residui attivi assumono un'importanza di tutto rilievo che potrebbero sconvolgere le dinamiche finanziare fino ad oggi in atto. Infatti, dai dati da pre-consuntivo 2010, risultano 98 milioni 372 mila 807 euro derivanti da esercizi precedenti, in tempi molto lontani, per i quali devono essere chiarite le motivazioni del loro mantenimento in bilancio.

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Per far tornare i conti e poter dunque chiudere il bilancio vengono chiamati in causa, anno dopo anno, voci rilevanti che però il Comune non riesce a riscuotere: per la Tarsu ordinaria, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, dal 1998 in poi sono presenti poco meno di 13 milioni di euro mentre per la Tarsu afferenti gli anni precedenti gli importi fanno riferimento al 1998, al 2002, al 2003, 2004, 2005 e successivi per un totale di 5 milioni 128 mila 765 euro. 6 milioni 525 mila 82 euro sono i residui presenti per l'Evasione Ici risalenti agli anni 2004, 2005 e 2006. Ancora da riscuotere un milione 413 mila euro 975 dai Fitti reali di fabbricati risalenti al 1996, 1998, 1999, 2001, 2003, 2005 e successivi mentre il conteggio per le Sanzioni amministrative, importo che riguarda gli anni dal 1994 al 1999 e dal 2001 e successivi, è di 3 milioni 409 mila 959 euro.

Ma è ancora probabile la riscossione delle somme dopo tutti questi anni? Nella relazione dell'Ispettorato generale di finanza vengono, per esempio, esaminate le percentuali di riscossione riferenti proprio a quest'ultima voce: «L'esame dei dati ha evidenziato che, a distanza di molti anni, gli accertamenti relativi all'anno 1994 evidenziano un residuo non riscosso pari all'83% e che le riscossioni dell'anno 2010 ammontano allo 0,05%. Gli accertamenti relativi agli anni 1995, 1996, 1997, 1998, 1999 evidenziano un residuo non riscosso oscillante tra il 40% e il 92%».

Sono presenti voci come per esempio l'urbanizzazione delle Aree Peep, che devono essere riscosse dal 1982 o come l'acquisizione delle Aree programma Paap e le conseguenti opere di urbanizzazione che si trascinano dal 1985. Nel primo caso si parla di 7 mila 333 euro ma per la seconda voce si tratta di 181 mila 327 euro.

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Molte le voci mantenute a residui riguardanti quote di mutui contratti e non utilizzati a causa del fatto che, con ogni probabilità, gli interventi hanno avuto delle economie o non sono mai stati realizzati: l'elenco può essere scorso dal 1971 fino al 2000 con cifre che oscillano dai vecchi 7 milioni e mezzo (3 mila 835 euro) ai 227 mila 987 euro. 

Il Comune dell'Aquila si trova ogni anno, dunque, a dichiarare somme che si trascina, nei peggiori dei casi, da decenni e secondo il «trend delle riscossioni verificatosi negli esercizi passati e considerata la qualità dei residui è facile immaginare che soltanto una minima parte di queste somme sarà effettivamente incassata». Le altre, secondo Falzone, «dovranno essere eliminate dal conto di bilancio per prescrizione, inesigibilità o dubbia esigibilità, con passaggio di quest'ultima tipologia di voci al conto del patrimonio».

Le entrate, mantenute a residuo, per la loro dimensione hanno consentito al Comune di chiudere i resoconti in corposo avanzo che, una volta applicato, ha fornito copertura a nuove spese. Il Testo unico per gli Enti locali dispone, però, con l'articolo 228 che “prima dell'investimento nel conto del bilancio dei residui attivi e passivi l'Ente locale prevede all'operazione di nuovo accertamento degli stessi, consistente nella revisione delle ragioni del mantenimento in tutto o in parte dei residui”. Quindi, dal punto di vista operativo, in applicazione dei Principi contabili, per le entrate, le condizioni del permanere dell'accertamento devono essere costantemente verificate e formalizzate annualmente dai responsabili dei servizi competenti prima della deliberazione del rendiconto ai fini del mantenimento dei crediti accertati.

Al di là dei proclami trionfalistici all'indomani dell'approvazione all'unanimità da parte del consiglio comunale del bilancio consuntivo per l’esercizio 2010, il Ministero smentisce, attraverso questo documento l'assessore al Bilancio Giangiuliani che aveva dichiarato di aver centrato il patto di stabilità con il parametro tra spese di personale e spesa corrente, ponendo L'Aquila ai primi posti in Italia tra i Comuni virtuosi: «Le modalità di gestione dei residui attivi hanno alterato almeno in parte il processo di gestione del bilancio poiché hanno garantito un equilibrio contabile al quale, tuttavia, non è corrisposto un equilibrio sostanziale».

di Sarah Porfirio

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